Nuovo cinema Baobab: la settima arte si schiera per una giusta accoglienza

foto di Alì, ospite Baobab
foto di Alì, ospite Baobab

Sono le cinque e mezza e via Cupa è gremita più del solito. Ci sono giornalisti e persone appartenenti al mondo del cinema perché oggi, 19 luglio, come annunciato da social network e giornali, il Baobab incontrerà il cinema. L’appuntamento, alle diciotto, sarà seguito da una conferenza stampa, una cena eritrea e dalla proiezione del corto Il silenzio con la regia di Farnoosh Samadi e Ali Asgaripresentato in concorso a Cannes 2016 e in anteprima nazionale al Baobab, seguirà Lamerica alla presenza del regista Gianni Amelio.Marzia di Mento, volontaria Baobab e responsabile dell’organizzazione della giornata, racconta che l’iniziativa è nata due settimane fa ad opera di due registi, Christian Carmosino e Paolo Petrucci, che hanno lanciato l’appello al mondo del cinema. “La risposta è stata grandissima – dice, mentre pulisce la strada – partita da 100 autori si è poi estesa a macchia d’olio a tutti gli addetti al settore: tecnici, montatori, registi, attori. Tra i firmatari registi come Bellocchio e Bertolucci, ma anche associazioni come Doc/it, Apollo11, Per un cinema diverso, Il Kino, ZaLab, Piccolo Cinema America, Contro Luce, Officine. La scelta di un film di venti anni fa è stata un po’ discussa ma Gianni Amelio si è mostrato molto disponibile fin da subito e Lamerica, che racconta l’arrivo dei migranti albanesi in Italia negli anni ’90, risulta ancora attuale. Purtroppo i ragazzi dopo l’incursione della polizia di ieri, 45 persone portate al commissariato, sono ancora un po’ scossi, speriamo che si divertano. L’importante è tenere sempre un faro acceso sulla situazione, non permettere mai a nessuno di girarsi dall’altra parte”.Molti sono anche i curiosi che si affacciano a via Cupa per la prima volta, come Andrea che insegna in uno Sprar a Cassino e che è venuto per la conferenza stampa, o come Raffaella e Laura che ne avevano sentito parlare ma non c’erano mai state, o chi come Emilio e Caterina c’era passato ma non si erano mai fermato per più tempo: “Siamo del quartiere e veniamo spesso a portare cibo e vestiti: siamo qui per esserci, per non essere indifferenti”.Arriva anche il camion di Medu, che come tutti i martedì e il mercoledì offre assistenza medica.Sotto le mura del cimitero monumentale, attraversando la via Tiburtina i tecnici stanno montando un maxi schermo, messo a disposizione dai ragazzi del cinema America, mentre volontari e ospiti del Baobab vanno a prendere sedie a l’Habashi, bar vicino alla stazione gestito da eritrei e messo a disposizione della tendopoli. Via Cupa è diventata un set a cielo aperto in cui si respira un clima di collaborazione e la speranza che tutto ciò serva davvero a cambiare la situazione, che per una volta quanto detto, e promesso, e smentito, venga fatto. E con queste premesse, tra le tende e i materassi, inizia la conferenza stampa. Conduce Carmosino presentando il progetto: “Non volevamo fosse il solito appello ma che la gente venisse in prima persona”. 

Prendono la parola volontari del Baobab come Andrea Costa che riassume la storia del centro e ribadisce: “Noi accogliamo tutti senza distinzioni, anche se non scappano da guerre ma sono qui per il giustissimo bisogno di lasciare il paese e decidere dove andare. Basta parlare di emergenza”. Contro l’erroneità nel parlare di emergenza si scagliano anche Daniele Vicari, che si dichiara orgoglioso di appartenere al cinema italiano, vista la pronta risposta all’evento “Il problema è che ci fanno credere che sia un’emergenza ma non lo è. Bisogna mettersi in gioco”, e Angela Spencer, capoverdiana in Italia da cinquant’anni, che ribadisce che il fenomeno degli arrivi esiste già da moltissimo tempo e ricorda Don Luigi Di Liegro e i migranti degli anni ’80 a Porta maggiore. Interviene anche Dino Giarrusso, che ha fatto due servizi per le Iene che verranno proiettati dopo il corto: “Di solito scopro cose che non vanno, qui ho scoperto una cosa bella: si fa del bene. Ho imparato molto dai migranti, dai volontari, da quelli del quartiere. La bellezza salverà il mondo…” e infatti Mulugheta, mediatore culturale eritreo in Italia da quattordici anni, ringrazia emozionato i volontari per quanto fatto, portando testimonianza dei migranti che sono arrivati nel nord Europa, ma che ancora si ricordano di Roberto, di Viola e che vogliono venire a trovarli, come Aimen Gabda che viene dalla Libia ed è stato ospite del centro l’anno scorso e ora lavora a Bologna: “Sono venuto apposta per questa iniziativa perché qui ho imparato il significato della parole umanità e generosità”.Agostino Ferrente aggiunge: “I ragazzi del cinema America, del Baobab, del Kino, sembra che negli ultimi venti anni le cose più belle a Roma le facciano i ragazzi e non lo Stato. Non c’è più una differenza tra destra e sinistra ma tra ragazzi e non ragazzi”.Seguono Sabina Guzzanti, Roberto Perpignani, Costanza Quatriglio, Valerio Carocci, Giovanni Pompili, Leonardo de Franceschi, Andrea Segre, Mariod di medu e Giovanni Pompili del kino che porta il corto d’apertura.La conferenza finisce e tutti si mettono i fila dall’altra parte della strada per assaggiare la cena eritrea, poi, tra i pini e l’asfalto, inizia la proiezione.Tra il pubblico anche i rom che abitano nello spiazzo, tra cui Michaela che è in ottimi rapporti con i suoi vicini di casa: “Anche mio marito l’anno scorso è stato ospite del centro. Mi è piaciuto molto il film, ed è il tema giusto perché anche questi giovani hanno fatto un viaggio simile”.

foto di Alì, ospite Baobab
foto di Alì, ospite Baobab

David, viene dalla Nigeria, reputa l’idea del cinema fantastica, come quella del mare della domenica precedente: “Di solito siamo nervosi perché dobbiamo aspettare, questo riesce a farci scaricare la tensione”. Anche Alì, somalo, è convinto sia un’ottima esperienza incontrare diversi esperti e altri personaggi dello spettacolo e così Sadir, arrivato oggi dal Sudan e Mosaed.É mezzanotte, il film finisce, purtroppo il regista che doveva essere presente è stato trattenuto da problemi familiari ma manda un messaggio di scuse e saluti. Sono passate sei ore dall’inizio dell’evento e per tutto il tempo le persone sono state insieme, scambiando idee ed emozioni: fosse anche solo per questo, il cine baobab, come è stato chiamato, ha dimostrato di aver veramente cambiato qualcosa.

foto di Alì, ospite Baobab

                    Elena Fratini

(20/07/2016)

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