Accordo tra il 3Cpia e IIS Cattaneo: le buone pratiche sono possibili

Bah Amadou, studente del 3 CPIA

L’incontro tra il 3 CPIA e l’IIS Cattaneo

Il mio sogno è fare il meccanico” racconta Bah Amadou Dgoulde, studente guineano del 3° CPIA, in Italia da un anno e mezzo “Quando ero piccolo mi piaceva giocare con le batterie e quando avevo dodici anni ho creato un impianto in camera di mia madre” .

Siamo a Testaccio e dalle finestre dell’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Cattaneo si può vedere scorrere il biondo Tevere nella luce del tramonto. Nelle stesse aule che al mattino sono rumorosamente abitate da adolescenti romani, studenti stranieri e italiani di varie età hanno la possibilità di frequentare corsi professionali subito dopo la licenza media. Questo avviene grazie all’accordo, che il 3° CPIA ha stretto con l’IIS Cattaneo.

In cosa consiste il progetto

Invece di fare un biennio comune, a cui poi sarebbe dovuto succedere l’ingresso al terzo anno in istituti tecnici professionali e artistici, come si fa di solito, abbiamo deciso di creare una collaborazione già dall’inizio con il Cattaneo”, spiega Claudio Corvino, docente dell’asse dei linguaggi del 3° CPIA e coordinatore del secondo periodo “nella nostra esperienza, abbiamo visto che i ragazzi che venivano iscritti al terzo anno si trovavano molto male e a dicembre abbandonavano i corsi. Inoltre spesso le scuole prevedevano un esame d’ingresso per valutare le competenze ma i candidati non ce l’avevano e allora dovevano o ammetterli con riserva o rimandarli al primo o al secondo anno. Se non vengono predisposte delle attività per recuperare o potenziare le competenze, i ragazzi si perdono”.

C’è l’interesse morale da parte del CPIA a fare iscrivere al terzo anno gli utenti in maniera da permettergli di prendere un diploma di istituto superiore. Spesso gli utenti non hanno però le competenze a livello del terzo anno: per il quale occorre la padronanza di un lessico tecnico.

studenti del 3 Cpia all’ISS Cattaneo

Un grosso scoglio per i corsisti che accedevano al terzo anno era la lingua, anche quelli che avevano il diploma di meccanica nel loro Paese, non possedevano il livello adeguato di italiano settoriale, per questo ci siamo rivolti all’istituto Cattaneo. Secondo questo accordo le materie generali le facciamo noi e loro fanno quelle di indirizzo”.

I ragazzi frequentano quindi il 3° CPIA il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16 alle 20, e il martedì e il giovedì, dalle 16 alle 21, il Cattaneo, dove svolgono attività di laboratorio e si preparano al triennio.

Unica esperienza a Roma, prende ispirazione da un progetto simile in Piemonte ed è stata resa possibile grazie al sostegno dei dirigenti scolastici dei due istituti.

Il ministero ci ha tagliato tre classi quest’anno, adesso ci sono solo le quarte e le quinte, ma per fortuna grazie ai docenti di potenziamento e alle co-presenze siamo riusciti ad attivare il laboratorio di meccanica, quello elettrico, idraulico e il tornio a cui partecipano i corsisti del 3° CPIA. I ragazzi, una trentina, scelgono a quale corso iscriversi, secondo le loro inclinazioni” spiega Marina Caroniti, professoressa del Cattaneo responsabile del progetto “sta andando molto bene, anche se comporta difficoltà e spostamenti, sarebbe meglio farlo in una sede sola”.

“Lo spostamento è un po’ faticoso ma mi trovo bene con i compagni e i professori” racconta Grace, che viene dal Burkina Faso ed è la sola donna del corso “è interessante perché porta ad avere il diploma, il che è molto utile”.

Foday viene dalla Sierra Leone e ha 16 anni. Vive in una casa famiglia a Genzano e a 18 anni dovrà lasciarla, quindi per lui questo corso di meccanica è fondamentale “tra due anni dovrò trovarmi un lavoro, il mio sogno è diventare un economista ma per adesso è meglio che impari una professione”.

Questa collaborazione permette inoltre agli studenti del secondo periodo, anche se non continueranno il percorso dei secondo livello in un istituto superiore, di ritrovarsi con alcuni attestati di competenza.

studenti al corso di elettronica: “Chi deve lavorà per magnà deve lavorà” apostrofa in dialetto i ragazzi il professore di elettronica “se no manco te guardano in faccia”.

“Alla fine di queste 1000 ore attestiamo che lo studente sa cambiare l’olio alla macchina, sa aggiustare un impianto elettrico in una stanza di piccole dimensioni” racconta Corvino “le ore sarebbero 1400 e passa, ma noi abbiamo la possibilità di dare crediti, perché spesso i nostri iscritti sono persone che hanno fatto studi nel loro paese, che sono stati meccanici o che hanno fatto dei corsi in Italia con la regione. Possiamo scontare qualche ora di alcune materie, come per esempio quelle di inglese per i nigeriani”.

Problematiche e rischi

Il rischio è che, come molte delle buone pratiche, nel nostro paese, questa esperienza invece di essere presa a modello ed esportata sia ostacolata e muoia. “Dal prossimo anno ci accorperanno Al De Amicis. Si pensi che per mantenere attive le terze alcuni docenti hanno dovuto fare volontariato quest’anno” spiega il professor Vivona, uno dei referenti del progetto.

Ci sono stati errori gravi di tagli nell’amministrazione e le forze per lavorare sono diminuite quindi non è sicuro che ci sia un terzo anno. Incredibile, no, dopo tutto questo sforzo”, spiega affranta la professoressa Caroniti.

Di queste e di altre buone pratiche e problematiche si parlerà il 21 marzo al Cesv al seminario Lingua, professionalità, lavoro, organizzato dalla Rete Scuolemigranti.

 

Elena Fratini

(14/03/2018)

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