Al Tandem linguistico di MaTeMù ci si racconta senza paura

Esistono luoghi in cui poter raccontare le nostre storie, senza paura di essere giudicati o di non essere capiti. È quello che accade al Tandem LinguisticoNon trovo le parole” organizzato da MaTeMù, il Centro Giovani e Scuola d’Arte del Cies. Una volta al mese le porte sono aperte a tutti coloro che hanno voglia di parlare in italiano o in qualunque altra lingua. 4 tavoli, in cui esprimersi in francese, inglese, spagnolo, arabo, portoghese: o almeno provarci.

Tandem Linguistico MaTeMù

Dall’Africa all’Italia: al tavolo francese tra ricordi e parole

A parlare francese c’è un ragazzo della Costa d’Avorio, 19 anni, in Italia da un anno e una manciata di mesi: per lui arrivare nel nostro Paese ha significato attraversare il deserto per poi approdare in Libia, “l’inferno” , dice senza un briciolo di esitazione in un francese quasi perfetto. Gli fa eco un suo compagno, dal Senegal, un anno più giovane, che in Libia ci ha vissuto per 4 anni e che ora vorrebbe avere un suo negozio di abbigliamento. Al loro tavolo si parla francese e italiano: chi non conosce il francese chiede spiegazioni e a turno, si scrivono pronomi, verbi, e delle parole. Qualche errore di grammatica sparso qua e là, molti dubbi, ma la voglia di comunicare annulla qualunque differenza sociale e culturale. E così accanto a ragazzi africani non è raro trovare ragazzi russi o arabi, o sudamericani.

Qualcuno che possa capire senza giudicare

Per molti è un’occasione per mettersi alla prova, per altri, dicono, un momento per sentirsi meno soli e creare una rete di contatti. Gli argomenti variano: si passa dal raccontare la propria vita, al parlare di calcio e politica: arabi e africani che discutono su quale squadra tifare tra Roma e Lazio. Ragazze sudamericane e africane che parlano di vestiti e lavoro. Sogni, speranze, un futuro che fa paura, ma stranamente descritto con grande chiarezza: chi vuole mettere da parte i soldi per tornare nel suo Paese, chi vorrebbe realizzarsi in una professione, chi solamente trovare un lavoro qualunque, consapevole del fatto che la crisi economica ha colpito tutto il mondo e che già lavorare è un lusso. Quasi nessuno abbandona il tavolo prima della fine dell’evento, che dalle 17 in poi, raccoglie persone e storie. I ragazzi che frequentano il centro fanno gli onori di casa e si assicurano che nessuno si senta esclusa o isolato. Qualche timidezza iniziale, da parte di chi non trova suoi compaesani con cui parlare, ma poi tutto sembra affievolirsi di fronte al desiderio di comunicare con qualcuno che possa capire, senza giudicare. 

Elisa Carrara

(12 aprile 2018)

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