Le criticità per i popoli rom non trovano risposte adeguate

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Scombero di un campo rom
La situazione della popolazione rom in Italia è peggiorata: mancano dei piani di intervento efficaci per garantire un’abitazione, la scolarizzazione e l’inserimento sociale. Questi i temi principali della presentazione del rapporto 2017 dell’Associazione 21 luglio, tenutasi il 6 aprile 2018, presso la biblioteca del Senato.

I rom nelle baraccopoli: assenza di alternative e interventi mirati.

“26.000 persone in Italia, vivono ai margini della società”. Marco Zenna, dell’associazione 21 luglio, illustra alcuni dei dati contenuti nel rapporto: “c’è più emarginazione sociale, sono aumentate le baraccopoli sorte nelle grandi città e nei dintorni di esse. Solo a Roma e provincia se ne contano 19, dove risiedono principalmente persone provenienti dalla ex-Jugoslavia. Mancano interventi concreti e positivi: il piano Raggi ha fallito poiché proponeva di dare delle case in affitto a queste persone che non hanno né lavoro né un reddito. Senza la prospettiva di interventi mirati da parte della politica la situazione dei popoli nomadi rimane invariata nelle baraccopoli e si incrementa il numero dei bambini e ragazzi che abbandonano la scuola per “lavorare”. Tutti problemi che alimentano la ghettizzazione”. Zenna porta a esempio di contro di come negli altri paesi europei si sia riusciti a creare inclusione sociale, lavorativa e scolastica grazie all’impegno e collaborazione fra associazioni e istituzioni. “ Bisognerebbe prendere spunto da questi modelli virtuosi”.

Le possibili risposte ai problemi  dei rom

Tommaso Vitali professore dell’università Science Po di Parigi,  torna sull’isolamento dei rom nei campi e delle soluzioni già in vigore in molti paesi europei: “i campi portano alla segregazione, questa si combatte con delle politiche di integrazione. Occorre in primo luogo dare delle case salubri come alternativa alle baraccopoli e creare quartieri misti: eliminare la ghettizzazione dei campi è il primo passo per l’inclusione”.

Prolificano i discorsi d’odio verso i popoli nomadi

Altro aspetto riportato nel rapporto è legato all’incremento e al proliferare, anche a livello mediatico dei discorsi d’odio. “Il 2017 ha segnato un incremento del 4%: il Lazio è la regione che ha fatto registrare la più alta concentrazione di episodi osservati, il 33% dei casi.”Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21, invita a riflettere sui dati perché la politica, i media e la società si pongano in modo diverso e costruttivo nei confronti dei popoli nomadi.

I popoli nomadi, storia di deportazione e sofferenza.

Luigi Manconi direttore dell’Unar, consegna una targa al figlio di Golfredo Bezzecchi detto Mirko come segno di riconoscimento a chi è sfuggito alla deportazione. Bezzecchi ha sofferto la persecuzione ma non si è lasciato abbattere, è riuscito a fuggire dall’Italia durante la seconda guerra mondiale, per garantire un futuro al figlio “questa targa vuole significare un risarcimento da parte delle istituzioni, non solo a una famiglia, ma a tutti i rom e sinti che hanno sofferto, sono stati perseguitati e sono dovuti scappare dall’Italia per cercare un futuro migliore per le nuove generazioni”.

Marzia Castiglione(11 aprile 2018)

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