La storia di Mohammad Khel: un grande lottatore

Malakhel Mohammad Khel è nato a Nangarhar, Afghanistan, una città molto povera: dove non c’è corrente elettrica, dove non esistono macchine e la gente si sposta esclusivamente a piedi. Dove i bambini non hanno la possibilità di frequentare una scuola per imparare a scrivere e leggere, a causa delle numerose guerre.Sin da quando era un ragazzino voleva diventare un parrucchiere e, convinto dalle condizioni disastrose che lo circondavano, ha deciso di abbandonare il suo paese e la sua famiglia con l’obiettivo di trovare una nuova casa in un paese migliore.Il suo viaggio è stato lungo e difficile: Iran, Turchia, Bulgaria, Ungheria poi finalmente in Italia.  “Mi piace molto l’Italia perché posso mangiare e dormire senza sentire spari o urla di gente addolorata”, dice Mohammad.Si trova in Italia da ormai cinque anni nei quali è riuscito a trovare un buon posto dove abitare e lavorare, ha fatto amicizia con molte persone, straniere e italiane, poiché considera che noi uomini siamo tutti uguali e possiamo diventare tutti amici parlando gentilmente gli uni con gli altri.Sente molto la mancanza della sua famiglia con la quale riesce a comunicare solamente tramite il cellulare, pianifica di portarla vicino a sé fra uno o due anni quando riuscirà ad ottenere una buona condizione economica.Mohammad è musulmano e segue molto la sua religione, frequenta diverse moschee di Roma e tiene il suo sajjada nel salone sul quale prega cinque volte al giorno.Gli piace molto la cucina italiana. La cosa che adora di più è il cappuccino che non esiste nel suo paese. Segue le partite di calcio della squadra nazionale del suo paese e gli piacerebbe ricominciare a praticare il kyokushin una delle arti marziali praticate da Bruce Lee, il suo idolo, che ha praticato per 3 anni.“Lottare con la distanza e la solitudine è molto dura ma non hai altra scelta quando desideri il meglio per la tua famiglia”, conclude Mohammad.

Emil Goia

8 marzo 2018