Nassima: “La musulmana sofferente? Uno stereotipo”

Nassima porta il velo dall'età di 18 anni ed è sposata con un italiano di religione musulmana. ma se le si parla di sottomissione non ci sta: "Non tutte le donne sono trattate allo stesso modo, dipende dalla zona in cui sei nata e anche dal grado di educazione".

Donne alla Grande Moschea di Roma
Donne alla Grande Moschea di Roma
Mentre già si innalzano alcune preghiere che rompono il silenzio nella grande Moschea di Roma, Nassima fa una passeggiata nella sezione laterale situata al secondo piano dedicata appositamente alle donne. Tiene al petto suo figlio di appena sei mesi, che culla leggermente per tranquillizzarlo, e che non le permette di sedersi e né di toccare con la fronte il pavimento, gesto caratteristico durante le preghiere.“Non sono lo stereotipo che di solito viene presentato sui giornali” dice sorridendo. “Non tutte le donne musulmane vengono trattate allo stesso modo, dipende dalla zona in cui sei nata e anche dal grado di educazione”. Nassima è originaria di Casablanca, dove – dice – le persone hanno una mentalità più aperta. Visto che la sua famiglia l’ha incoraggiata a intraprendere gli studi superiori, Nassima è riuscita a laurearsi in agronomia in Spagna grazie a una borsa di studio. In uno dei suoi progetti universitari è andata a studiare il processo di lavorazione dell’olio di oliva in una fabbrica, dove ha conosciuto il suo attuale marito, italiano e musulmano, cosa che ha permesso al loro matrimonio di avere il consenso della famiglia.Nassima si è trasferita insieme a lui in Italia due anni fa. Per il momento sta a casa e cresce il  loro bambino, anche se trova noioso occuparsi sempre delle faccende domestiche. Nell’Islam solitamente c’è una netta divisione di ruoli tra il marito e la moglie, ma nel caso di Nassima la situazione è diversa: “Mio marito mi aiuta sempre in casa e spera che troverò presto lavoro, sa che non mi piace la situazione attuale”.Nassima ha deciso di sua volontà di portare il velo dall’età di diciotto anni in quanto è considerato un segno di rispetto verso Allah. Dello stesso parere è anche Flurije, albanese, che aggiunge: “le donne e gli uomini sono pari nell’Islam, la nostra religione predica valori come la pace e il rispetto reciproco”.“Non esiste la superiorità tra gli uomini” conclude Nassima. “I ruoli svolti nella società dipendono sempre e comunque dalle qualità che ognuno ha”.

28/04/2018Ana Goia e Sonia Yang