Un tutore per amico per i ragazzi soli di Civico Zero

Entrando a Civico Zero si respira un’aria di grande serenità, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare. I “tutori” sono per la stragrande maggioranza donne con un’età medio – alta. Prima visitano il centro accompagnate da un ragazzo del Senegal che fa "gli onori di casa" poi si siedono al grande tavolo dove possono incontrare i ragazzi e porre quesiti agli operatori.

 

Tre ragazze eritree al computer
Save the Children, che ha appena pubblicato unaGuida per i tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati”, ha registrato nel 2017  la presenza di 18.303 minori non accompagnati con una età media di  16/17 anni, per il 93,2 per cento maschi e solo per il 6,8 per cento femmine (1247) in massima parte eritree.  Si tratta per la maggior parte di  adolescenti che  fuggono da guerre, carestie, povertà estrema, oppure cercano di raggiungere familiari che vivono in Occidente. Hanno bisogno di una persona adulta che tuteli i loro diritti, li rappresenti e interpreti i loro bisogni e i loro problemi. Sono oltre 3000 le persone che, a un anno dall’emanazione della legge che ne ha istituito la figura, Lg n.47 del 2017, hanno dato la loro disponibilità a diventare tutori volontari  dei minori non accompagnati sbarcati nel nostro paese.Il 6 aprile Save the Children ha promosso l’iniziativa  “Se fossi tutore”, una giornata di incontro tra i potenziali tutor e i ragazzi che nei centri   “a bassa soglia”, definizione che si riferisce alle modalità di accesso – ingresso , aperto a tutti, senza particolari formalità, hanno un punto di riferimento essenziale nelle città di Milano, Torino, Catania e Roma.  A Roma l’incontro è stato a CivicoZero,  dal 2011 costituito in società cooperativa sociale onlus,  presieduta da Ilaria Olivieri.  “Dall’accoglienza, alla scuola fino all’informativa legale, l’obiettivo del Centro  – spiega Ilaria – è quello di mettere i minori in condizione di esprimere i propri bisogni, sentendosi parte attiva delle decisioni che li riguardano. Il Centro – continua – accoglie in media 100 nuovi minori al mese e registra tra i 40 e i 60 ingressi al giorno provenienti principalmente da  Egitto, Eritrea, Gambia, Albania, Guinea, Costa d’Avorio, Senegal e Nigeria. Gli interventi vengono effettuati da un team multidisciplinare composto per metà da mediatori culturali che forniscono ai minori la possibilità di esprimersi nella propria lingua, esigenza ritenuta primaria”.Ma come arrivano i minori al Centro? Indirizzati dai centri di  prima accoglienza che sono sul territorio, ma soprattutto attraverso l’unità di strada di CivicoZero: due operatori tre volte alla settimana raggiungono le zone più frequentate di transito o aggregazione dei minori appena arrivati dai luoghi di partenza: stazione Tiburtina, Piazzale Spadolini, Piazzale Spinelli, il Centro della Croce Rossa di via Ramazzini e quello di via del Frantoio. Qui gli operatori del Centro “contattano” i ragazzi attraverso l’utilizzo di materiale informativo semplice, chiaro e tradotto in più lingue che illustra l’assistenza che viene offerta gratuitamente, ma anche dando ascolto alle singole esperienze vissute dai ragazzi.  “Una volta entrati a CivicoZero – spiega Lorenzo , responsabile del servizio definito “outreach” –  i minori hanno a disposizione servizi di base (docce, panini/pasti, lavatrici, cambio biancheria e abiti), postazioni internet con accesso controllato, uno spazio ricreativo con annessa una piccola palestra, laboratori creativi”. Il tutto dalle 6 di mattina alle 18 del pomeriggio. “A partire dal 2014 – aggiunge Margherita che si occupa della formazione,  la Cooperativa ha attivato percorsi formativi attraverso tirocini di inserimento lavorativo, durante i quali i beneficiari vengono costantemente affiancati dal tutor e viene loro assegnata una borsa lavoro”.
La sala dei computer al Civico zero
Il Servizio LegaleAl Centro opera anche un servizio legale per facilitare l’accesso alla tutela legale per quei minori o neomaggiorenni che si trovano in una situazione di particolare vulnerabilità, al fine di promuovere la regolarità del soggiorno e l’integrazione sul territorio, lo staff legale  dialoga a questo fine con i servizi sociali del territorio, con quelli della giustizia minorile del Lazio e con le strutture di accoglienza. A questo servizio possono rivolgersi i tutor nel caso in cui il minore che è stato loro assegnato abbia bisogno di tutela giuridica.I “tutor” sono per la stragrande maggioranza donne con un’età medio – alta. Non è un caso che ci sia solo un  uomo che fin dall’inizio partecipa alla visita del centro, propedeutica al tavolo dove si possono incontrare i ragazzi e porre quesiti agli operatori. Molte “tutor” hanno già frequentato il corso di formazione di 30 ore organizzato dalla Regione Lazio e sono in attesa della nomina da parte del Tribunale dei minori, ma l’incontro diretto con i ragazzi è il modo più rapido per sciogliere le tensioni, per dare una risposta agli interrogativi in sospeso, per superare le incertezze.Da parte dei ragazzi sono grandi le aspettative e alcuni le hanno scritte, nella loro lingua e con l’incerta traduzione a fronte, in grandi cartelli appesi sulle pareti. “Il tutore volontario – scrive Ahmed  – dovrebbe aiutarmi per i documenti, sostenendomi in tutti i passaggi per l’ottenimento del permesso di soggiorno”; “dovrebbe venire a vedere il posto dove vivo e in che condizioni” – si preoccupa Abdul;  “dovrebbe darmi consigli per la scuola e indirizzarmi per le mie scelte formative” – è la raccomandazione di  Amina; “dovrebbe essere sempre a conoscenza della mia condizione fisica e nel caso dovessi andare in ospedale, dovrebbe venire a trovarmi”, è il desiderio di Samir; “dovrebbe prepararmi alla maggiore età così che io possa essere pronto quel giorno a non ritrovarmi per la strada” si preoccupa Saif.
Uno dei “desiderata” dei ragazzi
Entrando a Civico Zero si respira un’aria di grande serenità, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare. Nella sala – giochi alcuni ragazzi si sfidano a ping pong, accompagnati da musica elettronica, altri fanno da spettatori, altri ancora sono seduti ai computer : scrivono a casa o telefonano attraverso skype.A partire dal 2012 è stato attivato all’interno del centro il progetto CLIO per l’apprendimento dell’italiano. Il corso di alfabetizzazione è rivolto durante la mattina a chi parte da zero, e nel pomeriggio al livello A2 un po’ più avanzato.
Una partita di ping pong
Buba un ragazzo del Senegal che è appena diventato maggiorenne, accompagna Lorenzo e Margherita nella visita dei locali di quella che è diventata di giorno la sua “casa” da circa 3 anni. “Quando sono sbarcato – ricorda – mi chiedevano di scrivere il mio nome e cognome, ma io non sapevo cosa significasse cognome e quindi non sapevo come rispondere, poi sono arrivato al Centro dove sto frequentando i corsi di italiano e anche il  laboratorio di teatro”. Al laboratorio di teatro Buba ha proposto la realizzazione di un corto teatrale dal titolo “18 anni” sul delicato passaggio dalla casa famiglia al centro per adulti, passaggio che espone i ragazzi a una serie di rischi non avendo un luogo di riferimento ed essendo costretti spesso a dormire per strada. “Il corto teatrale è andato in scena il 26 settembre – scrive la conduttrice del laboratorio nel report  sulle attività svolte nel 2017 – e dopo lo spettacolo abbiamo analizzato delle scene cercando le possibilità alternative per cambiare il corso dell storia”. Allo stesso tempo appena diventato maggiorenne Buba  è riuscito a iscriversi a un corso per diventare elettricista, lavoro che lo aiuterà a diventare presto indipendente economicamente. Il ragazzo racconta degli anni appena trascorsi, quando ancora non c’era la legge per l’istituzione dei tutor volontari e di quanto abbia dovuto penare lui per trovarne qualcuno che potesse firmare al suo posto le carte necessarie per richiedere il permesso di soggiorno, per iscriversi a scuola e al servizio sanitario nazionale. “Alla fine – dice – è stato il responsabile della casa di accoglienza in cui vivo a diventare il mio tutore e a permettermi di risolvere tutti i passaggi burocratici indispensabili per restare in Italia”.Anche Ahmed, 17 anni, egiziano, sguardo sveglio ma occhi dolci, rapper e fotografo, vuole restare in Italia dove ha alcuni parenti a Viterbo. Si vuole iscrivere a un corso per diventare chef  così spera di trovare una lavoro e di”diventare famoso quando avrà compiuto 18 anni”. Nel frattempo ha trasformato in un brano rap italo – arabo  il suo lungo viaggio di trasferimento dall’Egitto:”quando sono arrivato in Italia ero senza famiglia, sono sbarcato in Sicilia e mi hanno mandato a Catania, passa il tempo, passa il tempo non mi danno il documento, sono arrivato a Roma,  per la strada sto dormendo e il tempo sta passando…mi manca casa tanto”, segue la parte in egiziano.Grazie a Yves il professore che a CivicoZero segue i laboratori artistici, il brano è stato registrato ed ha fatto da colonna sonora alla presentazione dei lavori dei ragazzi che sono stati messi in mostra da un’artista del  Pastificio Cerere di San Lorenzo.Ma non tutti i ragazzi vogliono restare in Italia, gli eritrei sono quasi tutti minori in transito (MIT)  che passano dall’Italia ma per essere ricollocati in altri paesi europei. Al 31 dicembre del 2017 – leggiamo nel report annuale redatto da Civico Zero – degli 87 entrati in procedura di ricollocazione dalla fine di gennaio, sono stati 19 i minori ricollocati e 1 ricongiunto al fratello in Inghilterra.  Quarantasette sono ancora in attesa nei centri di prima accoglienza, alcuni da molti mesi, perché tardano le risposte da parte dei paesi europei; per la mancanza di informazioni sui criteri di scelta dei diversi paesi e per la mancata  applicazione di criteri di priorità segnalata dalle strutture di accoglienza, a seconda della vulnerabilità dei singoli soggetti. Il ruolo del tutore in questo caso è assolutamente fondamentale per rendere più spedite le procedure riguardo all’ identificazione del minore: attribuzione dell’età, fotosegnalamento alla questura, impronte digitali ecc. Nel 2017 il team di CivicoZero ha contattato anche 60 ragazze tutte eritree giunte in Italia in attesa di ricollocazione. “Il loro percorso – riferisce la Olivieri  è stato davvero traumatico. Le ragazze, infatti, corrono l’alto rischio di subire violenze da parte dei trafficanti sudanesi  e anche in Libia, tanto che l’80 per cento di loro sceglie di farsi praticare un’iniezione anticoncezionale in Sudan per evitare almeno il rischio di una maternità non voluta. Su 10 ragazze intercettate dal team di strada di Civico Zero, interessate alla procedura di ricollocazione o riunificazione con i parenti in altri paesi europei , tre hanno riferito di aver subito violenza dai trafficanti, le altre sette erano troppo piccole (13/14 anni) e si sono salvate.  Al loro arrivo al centro diurno, però – continua Ilaria – la loro “chiusura” e la negazione della propria identità femminile per evitare di attirare l’attenzione dei maschi presenti era totale. Solo molto gradualmente attraverso momenti di svago e di ascolto, le più piccole hanno ricominciato a prendere fiducia con l’ambiente circostante e le più grandi hanno provato a riprendere confidenza con il proprio lato femminile – conclude la presidente della cooperativa – anche attraverso un angolo creato appositamente al Centro, dove poter utilizzare prodotti per capelli, trucchi e creme per la cura di sé. Questo riappropriarsi della propria femminilità è servita alle ragazze ad aprirsi e a fidarsi l’una dell’altra”.Tra le altre colpisce la storia di Fiori, un’eritrea di 16 anni, scappata dal suo paese perché dovendo aiutare la madre nel lavoro dei campi, non poteva più andare a scuola. Ma in Eritrea o si va a scuola o  si viene arruolati obbligatoriamente nell’esercito,  dunque Fiori temendo di essere prelevata dai militari, ha deciso di partire per cercare un posto migliore dove vivere e dove farsi raggiungere dalla madre. Durante  le vicissitudini del  durissimo viaggio per arrivare in Italia, che in media dura da 4 mesi a 1 anno, attraverso il Sudan e la Libia, la ragazza si è “fidanzata” con  un connazionale maggiorenne. Quando è arrivata in Italia è stata sistemata  in un centro per minori in attesa di una nuova ricollocazione in Europa. Da lì sperava di essere destinata ad essere “ricollocata”  in Germania insieme al suo ragazzo, tanto più che si trovava in stato interessante. Ma le autorità tedesche hanno rifiutato la sua richiesta in assenza di legami familiari sul territorio. Ora si trova in Austria col bambino da crescere. Forse in questo caso se fosse già entrata in vigore la legge sui tutor legali, di cui ancora si aspettano i decreti attuativi, le cose per Fiori sarebbero andate diversamente.

Francesca Cusumano(11aprile2017)

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