Se l’obiettivo è raccontare la comunità filippina a Roma, quali possono essere i luoghi migliori dai quali partire? Dal confronto la scelta ricade sul laghetto dell’EUR dove, tra gli ultimi petali caduti dei sakura e nuove fioriture, è possibile trovare, di pomeriggio, piccoli gruppi di cittadini filippini che godono del sole e di un po’ di relax. Data l’ampiezza della zona da coprire ci si divide in gruppi e, con la fondamentale mediazione linguistica di due cittadine filippine, May e L.A., è possibile scoprire qualcosa in più sulla comunità filippina a Roma.
Emerge così che sono diversi i motivi che spingono le famiglie filippine ad emigrare in Italia: la ricerca di una nuova vita, un lavoro migliore o ricongiungersi con la famiglia. “Essere un migrante non è facile. Per rimanere, ci vuole grande sacrificio e pazienza,” afferma Miner, donna filippina pensionata che vive in Italia ormai da più di 30 anni. Con otto figli da crescere alle spalle, Miner ha deciso di lasciare il suo paese e trovare fortuna altrove. “Il mio primo ostacolo è stata la lingua, infatti per comunicare con i datori di lavoro parlavo in inglese o a gesti. E’ proprio grazie a queste persone che sono riuscita a prendere tutti i documenti necessari per rimanere in Italia.”
Ma la comunicazione non è l’unico problema che i cittadini filippini trovano quando si trasferiscono in Italia, anche il sistema scolastico è molto diverso rispetto a quello filippino. Come racconta Estella Garcia suora Francescana che frequenta la comunità parrocchiale ”Pag- ibig kay Jesus Catholic Charismatic Community”. “Sono arrivata in Italia otto anni fa e mi ricordo che non è stato facile adattarmi. Il sistema di valutazione è unico a fine semestre per ogni materia e si differenzia molto dal sistema filippino nel quale le valutazioni intermedie non mancano mai. Dopo qualche anno sono riuscita a superare tutte queste difficoltà e mi sono laureata in teologia”. Le stesse difficoltà le ha incontrate Kent, un giovane filippino di 16 anni “i primi tempi ero stato preso di mira da alcuni bulli che mi aspettavano sotto scuola per picchiarmi. Ora invece ho tanti amici italiani e mi trovo bene” quando non va a scuola aiuta la mamma al banco dei prodotti filippini. “Qui conosco tutti e sto bene”.
La comunità filippina a Roma funziona un po’ come un sistema di accoglienza, racconta Rhose Ann . “Non solo perché all’interno ci sono tanti parenti ma perché è tutto un passaparola” spiega. Ed è stato proprio grazie a questa seconda famiglia che Rhose, rispetto ai servizi e alla burocrazia italiana, non ha avuto nessuna difficoltà con i documenti. “Nessuno si perde e tutti i problemi si semplificano quando si è all’interno di uno stesso gruppo” conclude Rhose.
E così attraverso la costruzione delle domande, la ricerca di risposte mai banali e, senza disdegnare una partita a carte per conquistare la fiducia degli intervistati, raccontare la comunità filippina diventa più facile.
Cristina DiazHenrry Jonathan Meza CanalCarlos ParedesMay Mindanao AlcantaraLouie Ann Malazan
(28 maggio 2018)