La festa del Vesak: alla scoperta della terza religione d’Italia

La festa buddhista di Kathina nel grande tempio di Rieti: foto racconto
Foto Stefano Romano

Come ogni anno nel mese di maggio i buddisti si preparano per il Vesak, una festività che accomuna tutti i buddisti del mondo e che ricorda la nascita, il risveglio e la definitiva liberazione dalle spoglie mortali del Buddha Sakyamuni. 

E’ il caso dell’associazione culturale “Il Monastero Tibetano” di Cisterna di Latina, alle porte di Roma, che il prossimo 27 maggio festeggerà quella che per loro è la più importante ricorrenza dell’anno e che nel 2018 sarà concentrata sul dialogo interreligioso e sulla pace fra i popoli.

La giornata di festa si aprirà alle 16:30 con il “Benvenuto tibetano” che sarà accompagnato da dolci e tisane per poi iniziare l’offerta al Buddha nella quale, come spiega il monaco Lama Kelsang Chudup, “si consiglia ai fedeli di vestire abiti chiari e puliti e di portare un lumino ed un fiore da offrire all’altare. E’ una giornata molto speciale per noi e un evento aperto a tutti, non solo ai buddhisti, in questa occasione la condivisione, la meditazione e la preghiera al Buddha sono le cose più importanti. Inoltre, bisogna ricordare che il Monastero Tibetano non è solo un luogo per i buddhisti, anzi, ogni anno, durante il Vesak, il numero di persone non buddhiste che lo visitano è in aumento. Presenze dovute al fatto che l’essere umano cerca risposte ai grandi quesiti della vita che la religione talvolta non riesce a dare e i credenti si sentono un po’ persi. Invece, il buddhismo, è una pratica dinamica che porta le persone ad affrontare le sofferenze e le conduce verso la felicità”.

Lama Kelsang Chudup è italo-argentino ed è il Monaco residente del Monastero Tibetano. Nato a Buenos Aires, dal 2010 segue la pratica della filosofia Buddhista Tibetana con il Maestro Guida Ven. Geshe Lobsang Sherap. E’ grazie a lui che due anni fa è diventato monaco nel Monastero di Tashi Jong in India e con lui seguirà durante la giornata di festa l’insegnamento sul tema “Vesak” nel quale due praticanti del Monastero Tibetano sosterranno l’esame di Basic Dharma Teacher.

Una festività che però, come spiega Lama Kelsang Chudup, si svolge in modo diverso a seconda del paese nel quale ci troviamo.Il Buddhismo che si è sviluppato in occidente è differente da quello che si pratica nei paesi di origine orientali dove fa parte della cultura del luogo. Ecco perché il Buddhismo tibetano è molto diverso da quello giapponese piuttosto che da quello dello Sri Lanka. E’ una pratica che risente molto di quelle che sono le proprie radici culturali e storiche, quindi la celebrazione delle varie festività, tra cui il Vesak, si differenza in base a quelle che sono le tradizioni culturali dei diversi paesi.” 

A confermarlo è anche il vicepresidente dell’Unione Buddhista Italiana e dell’Unione Buddhista Europea, Stefano Bettera, secondo il quale, in Italia, “il Vesak è stato adattato alla mentalità occidentale e ha abbandonato una serie di tradizioni locali. Quello che viene festeggiato dai centri buddhista del nostro paese, formati prevalentemente da italiani, è un Vesak basato sui confronti e sugli approfondimenti di determinati temi buddhisti. Inoltre, la parte cerimoniale è molto più contenuta rispetto a quella che si svolge in un paese di origine orientale come per esempio lo Sri Lanka, dove questa festività dura tutto il mese di maggio e ogni giorno, per le strade del Paese, si svolgono processioni con elefanti e reliquie. Un aspetto folcloristico molto forte che in Italia ha poco senso.”

La serata si concluderà con una cena indo-tibetana a cura dei Monaci del Monastero Tibetano, nella quale le verdure e i momo, ravioli al forno ripieni, saranno i grandi protagonisti.

Ma l’Italia, è pronta al Buddhismo?

Evidentemente sì, e a dimostrarlo sono i numeri,” continua Bettera. Infatti, secondo il Centro studi sulle nuove religioni, il buddhismo è il terzo credo italiano dopo il cristianesimo cattolico e l’islam e i praticanti in Italia attualmente sono circa 200.000 persone.  D’altronde si tratta di dati profondamente sottostimati considerando il fenomeno dell’immigrazione costantemente in crescita. 

Negli ultimi quindici anni il numero di buddhisti in Italia è aumentato considerevolmente e i centri presenti nel nostro paese ormai iniziano a mettere radici perché hanno alle spalle più di trent’anni di attività. Ultimamente sono molti i giovani che si stanno avvicinando a noi e nella maggior parte dei casi il motivo è la ricerca di risposte ai grandi  interrogativi che la vita pone a ciascuno. Il Buddhismo ti consente di affrontare la quotidianità e i grandi temi della vita senza porti in un’ottica totalitaria di fede assoluta, ma permettendo a ciascuno di trovare la propria strada. Questo atteggiamento sperimentale di libertà è quello che probabilmente attira di più tante persone che spesso, in occidente, sentono il bisogno di recuperare un rapporto più diretto con la propria spiritualità e meno mediato da dogmi perché il buddhismo è qualcosa che si fa, non qualcosa in cui si crede. Ora la domanda da porre sarebbe: quanto è in grado il Buddhismo moderno di rispondere a quelle che sono le esigenze sociali? Certamente è una vera sfida ma soprattutto anche una speranza. Il percorso, comunque, è appena iniziato.

Cristina Diaz
(23 maggio 2018)

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