Il principale tempio buddhista di Roma si trova a via dell’Omo 142. Se non si è pratici della zona arrivare a destinazione sarà un vero e proprio viaggio. Metro, tram 14 e bus 501 e dopo all’incirca 25 fermate di mezzi pubblici si arriva in un punto lontano della via Prenestina. E da lì incomincia un nuovo, lungo, tragitto a piedi. Via dell’Omo è composta prevalentemente di capannoni industriali, con insegne in cinese, intervallati da sporadici ristoranti che promettono prelibatezze italiane. In questo meltingpot edile il fatto che ad un certo punto spunti una pagoda è dunque perfettamente coerente.
Si tratta del tempio buddhista zen cinese inaugurato nel 2013 grazie alle donazioni arrivate da Taiwan, paese dal quale provengono i maestri donna presenti nel tempio. “All’inizio doveva essere una succursale del tempio buddhista dell’Esquilino” spiega Bernadette, del Centro Astalli “in realtà ha preso ben presto più importanza anche per le sue considerevoli dimensioni ed è diventato un punto di riferimento per le celebrazioni della domenica mattina, alle 11.”
La visita condotta è speciale perché si tratta di un percorso didattico svolto insieme alle terze media di un plesso scolastico di Roma. Il progetto Incontri del centro Astalli prevede infatti proprio questo, dopo delle lezioni preparatorie da parte degli insegnanti con gli alunni, e l’incontro con un testimone di una religione, i ragazzi vengono portati direttamente nel luogo di culto al fine di conoscere nella maniera più empirica possibile quanto appreso teoricamente. Una moltitudine di zainetti colmi di spillette e scritte varie, leggins di tutti i colori e capelli antigravitazionali riempiono il tempio zen. A fare da guida è una dei maestri del tempio, che si avvale della traduzione di una giovane cinese. I ragazzi conoscono così il Buddha-Siddharta, magro, con la mano in atteggiamento di respingimento della paura e del dolore, fondamento della religione buddista, ed imparano a salutarlo. E si divertono di fronte al Buddha panciuto e sorridente “simbolo di abbondanza, per quello è felice, e per questo motivo lo abbiamo collocato all’ingresso del tempio, affinché possa accogliere e salutare i fedeli ed i visitatori” sottolinea il maestro.
I ragazzi vengono quindi guidati all’interno della sala per la meditazione, dove trovano spazio tre grandi statue di Buddha sulla parete centrale, in fondo, mentre i lati sono riservati a delle piccolissime nicchie che ospitano delle altrettanto piccole statuine dorate, “simboleggiano delle luci, per Buddha”. Di fronte una serie di posti a sedere che accolgono i giovani visitatori. Dopo alcune spiegazioni sulla religione e sulla sua simbologia giunge l’inattesa domanda che da parte del maestro “volete provare a meditare?”. Cenni, e non solo, di assenso arrivano da tutta la sala ed ecco che è tutto un togliersi le scarpe per provare ad incrociare le gambe correttamente. Facile a dirsi. La posizione più complessa è quella propria del Buddha con entrambi i piedi appoggiati nell’incavo delle ginocchia e con le piante rivolte verso l’alto. La più accessibile, e quella per la quale optiamo tutti, è quella che porta nell’incavo del ginocchio un solo piede. Una volta stabilizzata la posizione, i piedi, le mani, la schiena, e trovato un equilibrio, è la volta degli occhi: “chiudeteli, svuotate la mente, ed ascoltate il vostro respiro”. Lo facciamo, tutti, il silenzio è quasi palpabile e ci adagiamo in questa condizione condivisa. Un suono ci risveglia, apriamo gli occhi. La domanda del maestro: “lo sapete quanto tempo è passato?”, le risposte “pochissimo “3 minuti” “no, massimo 2 dai”. La soluzione: “Siete stati a meditare 10 minuti”. E rimangono tutti attoniti.
Il maestro sorride contento di averli stupiti e lascia i ragazzi liberi di esplorare il tempio ed il suo giardino con bonsai e sole pieno. “Sono musulmana ma questa visita mi ha incuriosita, meditare è stato forte” rivela una delle alunne alla compagna, e probabilmente il senso di Incontri è proprio questo.
Così, con nel naso il profumo avvolgente del fiore di loto, onnipresente nel tempio e nella religione buddista, simbolo di forza e di rinascita, si riprende il cammino, certi di avere sulle spalle almeno un po’ di quell’abbondanza del Buddha all’ingresso.
Piera Francesca Mastantuono
(18 febbraio 2015)
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