Alla moschea Al-Huda si respira aria di festa, e l’apertura alla multiculturalità è l’unico passaporto necessario per poter entrare e partecipare. Sì perché l’Imam, Mohamed Ben Mohamed, con l’aiuto dei fedeli, ha deciso di dedicare la giornata di sabato 21 aprile alla conoscenza dell’Islam, organizzando un Open day per tutti quelli che hanno voluto approfondirne i valori. E così, dalla mattina al pomeriggio, si sono susseguiti dibattiti, mostre fotografiche, stand e buffet con piatti tipici arabi. Un evento che ha visto la partecipazione e l’interesse di tante persone di etnie e religioni tutte diverse tra loro.
Centocelle, un quartiere multietnico
Emanuele Surace è un giovane studente che si è unito alla giornata di apertura della moschea. Ha 30 anni e la multiculturalità è sempre stata il centro dei suoi studi e della sua carriera lavorativa. Frequenta infatti il Master in Religioni e Mediazione culturale, si è laureato in Scienze politiche ed ha sempre lavorato nel campo dell’immigrazione, della cittadinanza ed accoglienza.Vive a Portuense, ma periodicamente frequenta Centocelle per andare a trovare i nonni, che si sono trasferiti qui quando sonoarrivati a Roma dalla Calabria. “Questo quartiere me la ricordobene, quando ero piccolo mi affascinava perché era più caloroso, e soprattutto rumoroso” dice scherzando “l’ho visto cambiare e colorirsi sempre di più, un tempo non era così multietnico”.Al-Huda è stata aperta nel marzo del ’94 e negli anni è diventata il nodo centrale di una rete di persone che accoglie tutti con grande entusiasmo, proprio come in una grande famiglia.Secondo Emanuele la moschea è una ricchezza per il quartiere ed è ben integrata con i suoi abitanti: “Ho sempre sentito una grande disponibilità al confronto e ad accogliere una realtà che ormai fa parte di questa società. Insomma, la presenza dei migranti non è sempre mal vista” ha detto.
L’immagine dell’Islam nei Mass Media e nel dibattito pubblico
Eppure, di sfide da combattere e di miti da sfatare ce ne sono tanti. Giovanni Sarubbi, direttore de “ildialogo.org”, Badr Massimiliano Evangelista, presidente del CAIL, Piero Verni, professore di antropologia culturale all’università di Roma Tor Vergata, Elisa Pinna, giornalista di TV2000 e Salameh Ashour, membro dell’Associazione, sono stati gli ospiti d’onore di questo avvenimento.Hanno arricchito il dibattito pomeridiano, portando spunti ed interventi per favorire l’apertura al dialogo. L’immagine dell’islam trasmessa nei mass media e nel dibattito pubblico è stato il tema principale della discussione. Ma soprattutto di come questi, purtroppo, abbiano influito negativamente nell’immaginario comune occidentale, associando alla religione musulmana parole come “terrorismo” e “paura”.In linea con la loro opinione, anche Emanuele sembra essere d’accordo: “Nei media non si evince mai la pluralità che esiste nell’islam. Questa religione infatti viene sempre vista come un blocco monolitico, una realtà unitaria. Così facendo si perde tutto un universo di pratiche e di culture completamente diverse tra loro. L’islam si declina in modo differente a seconda dei fedeli e a seconda del paese di provenienza degli stessi”.L’obiettivo che si propone l’Open day è quello di scoprire insiemela cultura e le tradizioni dei paesi islamici, superando la paura del “diverso”. La conoscenza sembra essere l’unica arma vincente contro questi ostacoli: “La conoscenza è tutto, e tutto parte da lì” ha detto Emanuele “compra un libro sull’Islam, fai domande se hai un amico musulmano, informati. L’analfabetismo religioso è la cosa peggiore del mondo, ma con lo studio si può migliorare, basta veramente poco”.
Francesca Mahmoud Alam(24 Aprile 2018)
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