“Le scarpe non le togliamo per sottomissione a Dio, le togliamo soltanto per non sporcare i tappeti, se non ci fossero i tappeti potremmo anche pregare con le scarpe” così l’Imam, Mohamed Ben Mohamed, risponde ad una curiosa domanda di una signora della chiesa Evangelica, appena entrata nella Moschea Al-Huda, la moschea di Centocelle. Questo è il clima dell’Open Day del 21 aprile, una giornata di dialogo tra vecchi e nuovi amici, per approfondire i rapporti tra le religioni e con la gente del quartiere.E’ anche una giornata per smentire, e perché no? Ironizzare, su certi luoghi comuni sull’Islam. Ce lo insegna Takoua, vignettista figlia dell’Imam, attraverso alcuni dei suoi disegni esposti all’interno della moschea: in varie vignette si ritrae alle prese con il velo durante il caldo estivo o quando, in metro, chiede una bomba al cioccolato.Molte delle persone presenti sono state invitate dall’Imam, altre sono qui per conoscere meglio la religione musulmana, perché come dice Viviana, buddista della Soka Gakkai dal 1988, “approfondire la conoscenza dell’altro aiuta sempre ad approfondire la conoscenza di noi stessi”. Viviana abita a Centocelle da tantissimo tempo ed è sicura che non sia un caso che la Moschea viva in questo quartiere oramai da 24 anni “A Centocelle si percepisce un’energia diversa, sembra una città dentro la città. Sappiamo che non ci dobbiamo convertire a vicenda, ma semplicemente imparare a convivere”.
Gli ospiti del dibattito
Apre il dibattito della mattinata Patrizio Tiberti “Nella moschea si realizza la convergenza delle due direzioni dell’uomo: quella verticale verso Dio e quella orizzontale, comunitaria, verso gli altri fedeli, infatti la preghiera fatta insieme ha più valore che la preghiera fatta in solitudine. Le moschee sono da sempre anche il centro della società, della politica, dell’insegnamento e dello studio, tant’è che presso le moschee sono nate molte delle più celebri università dell’Islam.”Oggi in Italia è reale e necessario il bisogno di nuove moschee perchè si è registrato un cambiamento enorme nella composizione religiosa della popolazione italiana, passando dal 99,4% di cattolici negli anni ’30, ad oggi, dove la percentuale di fedeli che professano una religione diversa tocca il 10%, di cui la maggioranza è musulmana (Fonte ISTAT). Per queste persone la moschea acquisisce valore più che a casa propria, diventando un punto di riferimento e di rassicurazione fondamentale sopratutto per chi è appena arrivato in Italia. La costituzione, precisamente negli Art. 3, 8 e 20 garantisce a tutti il diritto di professare la propria fede religiosa, anche se il dettato costituzionale si scontra quotidianamente con normative e regolamenti locali che remano nel senso contrario.Dove non arriva il comune o il municipio provano ad arrivare, con la buona volontà, i cittadini. Per esempio Marco Pintus, preside della scuola San Benedetto, racconta come i suoi insegnanti, dopo aver lavorato dal lunedì al venerdì, rimangono anche il sabato e la domenica al servizio dei ragazzi stranieri in difficoltà “Non faccio nient’altro che riconoscere un diritto, il diritto di poter utilizzare spazi pubblici, dal momento che la scuola stessa non li riesce ad utilizzare.” Per quanto riguarda l’educazione Chiara Peri, del centro Astalli, spiega l’impegno dell’associazione nella promozione nelle scuole del dialogo fra culture diverse, “Organizziamo incontri con i rifugiati o credenti di altre religioni e portiamo i ragazzi in visita alla moschea per incontrare una comunità diversa dalla loro”. Peri afferma che l’educazione è la strada giusta per perseguire uno dei grandi obbiettivi del centro Astalli “dobbiamo arrivare a sentirci tutti pienamente cittadini”.Uno storico cittadino di Centocelle è Frà Mario, parroco di San Felice, ricorda come l’integrazione non sia affare esclusivo delle religioni differenti, “tra parrocchie non è diverso, ogni parrocchia crede di essere un mondo a parte, dobbiamo smettere di sentirci come dei concorrenti sul territorio, non ha senso ragionare per campanili”. Don Mario, è nato e cresciuto nella via della moschea, rammenta quando molti anni prima al suo posto c’era un negozio di lampadari “è cambiato tanto il quartiere da quegli anni, oggi le persone sembrano soffrire di un vuoto interiore, c’è una crisi di socialità che va colmata unendo le forze e compiendo piccoli interventi mossi dalla volontà di stare e fare insieme.” E’ d’accordo Don Concetto, parroco di Sant’Ireneo, che sottolinea come la pace sia tutt’altro che una strada tranquilla e assodata “La pace è un concetto dinamico, è un cammino in salita, la pace è il prodotto di un impegno che passa anche attraverso i conflitti. Ci vogliono iniziative concrete come quella di stamattina, per avere unità interreligiosa nell’azione”.Prima di lasciare i presenti al magnifico pranzo di cucina marocchina, l’Imam ci tiene a confermare l’impegno della comunità nel fare della moschea un luogo sempre aperto al confronto: “La moschea di Centocelle rimarrà sempre aperta al dialogo e mi auguro rimanga sempre aperta anche fisicamente. Credo che un’iniziativa come quella di oggi possa mettere in difficoltà quelli che potrebbero pensare di chiuderla. Vogliamo andare avanti con passione, amore ed impegno per il bene di tutta quanta la società Italiana.”
Damiano Zannetti(24 aprile 2018)
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