Festa del Sacrificio: la comunità islamica fra fede e polemiche

Eid Piazza Vittorio

L’Eid al Adha è la Festa del Sacrificio: è la ricorrenza più importante per i fedeli musulmani, che ricordando l’episodio del sacrificio compiuto da Abramo, attraverso la cerimonia e la preghiera si dicono disposti a rinnovare in prima persona la propria fedeltà a Dio. A Roma sono state moltissime le comunità di fedeli riunite nelle moschee e nelle piazze per celebrare l’evento. All’Esquilino, la comunità bangladese si è ritrovata nelle strade limitrofe a Piazza Vittorio Emanuele per pregare insieme nella mattinata del 12 settembre. Molte moschee, nonostante il maltempo, hanno aperto le porte già dal giorno prima, organizzando preghiere e distribuendo messaggi di pace.

Gallery: i fedeli in preghiera in Piazza Vittorio Emanuele. Foto: Adamo Banelli

Per la natura cruenta del rito del sacrificio, l’Eid al Adha è da sempre oggetto di attenzione e polemiche da parte dell’opinione pubblica. Eppure stavolta le polemiche che hanno maggiormente funestato la giornata erano slegate dalla causa animalista, e del tutto interne alla comunità islamica: la sera prima della preghiera era solo uno l’argomento che rimbalzava nei titoli dei giornali: “la Grande Moschea rifiuta il dialogo”.

L’antefatto: il 31 luglio, dopo l’attentato alla chiesa di Rouen, Foad Aodi, Presidente delle Co-mai e del Movimento Uniti per Unire, organizza l’iniziativa #Musulmaninchiesa, volta a sostenere un ideale di dialogo interreligioso e a portare solidarietà al mondo cristiano da parte della comunità musulmana.

Come seguito ideale di quell’iniziativa, supportata da oltre 23mila fedeli, ben accolta dai vertici della Chiesa e lodata dalla stampa, nasce a pochi giorni dall’Eid al Adha la sua gemella, #Cristianinmoschea. Il Co-mai dirama gli inviti, oltre 1500 sono gli aderenti fra associazioni, istituzioni ed esponenti politici, ma la Grande Moschea decide di non aderire. Nelle ore che precedono l’evento esplode il risentimento degli organizzatori e lo sdegno della stampa: se persino la Grande Moschea di Roma chiude le porte ai cristiani, quale può essere il futuro del dialogo interreligioso in Italia?

Eppure le cose non sembrano essere così lineari: il rifiuto della Grande Moschea nasconde un certo scetticismo verso l’iniziativa. In serata Ejaz Ahmad, mediatore culturale, giornalista, che è stato membro della Consulta Islamica presso il Ministero dell’Interno, con un post pubblico su Facebook risponde alle accuse, e spiega: “Ogni iniziativa rivolta al dialogo interreligioso, proposta e organizzata dalle diverse associazioni culturali e religiose islamiche, è ben accetta. Il contrasto emerge quando si vuole bypassare il ruolo istituzionale che comunque alla Grande Moschea di Roma è stato conferito”. E ancora: “Apostrofare la Grande Moschea come luogo di esclusione dopo che uno dei più grandi esperti francesi di terrorismo, Olivier Roy, è stato invitato e ha potuto liberamente esprimere il suo pensiero, appare grottesco ma soprattutto conferma che argomenti così delicati siano in balia di persone non competenti e quindi culturalmente pericolose”.

Gallery: i fedeli in preghiera alla Moschea Al Fath di Roma. Foto: Marcello Valeri

Foad Aodi, nella conferenza stampa che aveva preceduto l’evento aveva rassicurato gli scettici sulla mancanza di sovrapposizione fra il suo ruolo e quello ufficiale della Grande Moschea: “il Co-mai è un’associazione laica, non vogliamo assumere carattere religioso”, aveva spiegato. E aveva ribadito l’importanza di un gesto di apertura da parte della massima istituzione islamica italiana.

La mattina del 12 settembre la Grande Moschea apre come annunciato le sue porte ai fedeli da tutta Italia. C’è anche Scuolemigranti a raccontare le iniziative legate all’insegnamento dell’italiano L2. In un clima decisamente più disteso, anche Omar Camilletti, portavoce della Grande Moschea, decide di fornire il suo punto di vista: “Noi abbiamo una responsabilità. Non ci si può inventare un’iniziativa, seppure lodevole: va concordata nei tempi”. E sulle iniziative di dialogo tra fedi promosse dal Co-mai spiega: “I riti sono un’altra cosa: in questo modo si trasforma la religione in uno sterile surrogato di politica per apparire sul giornale. La religione è un fatto interiore in primis e poi una dimensione sociale”.

Gallery: l’Eid della Grande Moschea. Foto: Elena Fratini, Scuolemigranti

La Grande Moschea a fare la parte della realtà chiusa al dialogo non ci sta: “vogliamo lanciare un open day, un giorno di apertura della Grande Moschea ad un mese dal terremoto per solidarietà verso la tragedia che ha sconvolto l’Italia”. Il 25 settembre sarà il giorno dell’amatriciana halal, i cui proventi andranno alle famiglie sconvolte dal terremoto. I dettagli dell’iniziativa sono ancora da definire. Ma la carica di solidarietà reale è già tangibile.

Veronica Adriani

(14 settembre 2016)

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