L’imam e l’Italia, un legame profondo
Dopo due anni di lavoro a Roma in qualità di imam della Grande Moschea di Roma, il Prof. Salah Ramadan Elsayed racconta il suo legame con l’Italia, che affonda le radici negli anni dell’università e che si fonda oggi sull’impegno concreto di far conoscere la religione islamica alle nuove generazioni, sdoganando pericolosi pregiudizi e luoghi comuni.
L’imam, egiziano nato al Cairo, ha coltivato sin da giovanissimo la passione per lo studio delle lingue straniere: “Mio zio, traduttore di lingua tedesca, è stata una delle persone più importanti nella mia formazione: quando dovevo scegliere la facoltà universitaria, è stato lui a indirizzarmi verso lo studio della lingua italiana. E così, ho iniziato a studiarla parallelamente alla lingua latina. Credo che la cultura romana sia una parte fondante del patrimonio culturale mondiale. In Egitto, i romani hanno lasciato tracce di storia e di civiltà. Ma non va dimenticato che lo stesso vale per la cultura islamica”. Si definisce un latinista l’imam Salah Ramadan Elsayed, conoscitore e studioso appassionato di Cicerone, Virgilio e Orazio, del quale ha tradotto diverse opere in lingua araba.
Come imam, si è formato all’università di al-Azhar, “che rappresenta per la religione islamica il primo e più autorevole polo scientifico. Ho studiato anche al dipartimento di lingue dell’università Ayn Shams. Durante il mio percorso di studi ho avuto la possibilità di partecipare a un progetto innovativo, che prevedeva la ricerca in lingue straniere sull’Islam. Per gli ideatori del progetto, la conoscenza delle lingue straniere rappresenta per l’imam una caratteristica importantissima al fine di formare un pensiero aperto e moderno“.
“Lo Statuto interno della Grande Moschea di Roma prevede che l’imam provenga dall’Università di al-Azhar. Da qui si capisce l’importanza dell’imam di padroneggiare una o più lingue straniere. Io sono il primo imam della Grande Moschea specializzato in lingua italiana“. In Egitto, Salah Ramadan Elsayed, è stato anche guida turistica per gruppi di italiani in visita a Sharm el-Shaykh. Roma è stata la sua prima meta italiana, “sono venuto più volte con delle borse di studio dell’università”, oggi è la sua città e lo sarà ancora per un altro anno. Ma la sua famiglia è rimasta in Egitto. Nonostante la lontananza dal sua paese, l’imam si sente a casa qui: “amo passeggiare per via del Corso, guardare le vetrine, prendere un gelato con i miei amici, italiani ed egiziani, a piazza del Popolo. Credo davvero che gli italiani siano europei con un carattere egiziano: abbiamo la stessa ironia, ci piace scherzare, parlare e raccontare barzellette. E allo stesso modo, posso dire che anche gli italiani che ho conosciuto in Egitto, lì si sentivano a casa, e questo perché abbiamo un patrimonio culturale in comune“.
L’impegno per le nuove generazioni
Il lavoro dell’imam, come spiega Salah Ramadan Elsayed, ricopre diverse funzioni: da quella spirituale a quella di guida alla preghiera del venerdì. Ma la Grande Moschea di Roma, per l’importanza che riveste nella capitale, presuppone anche una funzione di accoglienza per le università, i licei, le associazioni e gli enti culturali “partecipo attivamente alle visite in moschea: c’è una guida che illustra l’architettura del luogo, mentre io spiego il contenuto religioso dell’islam. Recentemente con Paolo Portoghesi ho condotto la visita di un gruppo numerosissimo di studenti di architettura”.
Il rapporto con gli “esterni” della moschea è fondamentale per far conoscere una religione ormai radicata nella capitale, ma che spesso viene distorta o semplificata. L’imam sta infatti portando avanti una ricerca sull’immagine dell’Islam nei manuali scolastici italiani “ho notato la presenza di tanti malintesi, occorre verificare le fonti in maniera più precisa e ricorrere a prove storiche. Uno dei miei compiti principali è quello di lavorare per eliminare i pregiudizi, e questo si può fare partendo dallo sviluppo dell’educazione: questo lavoro vale non solo per gli italiani cristiani, ma anche per i giovani musulmani, i quali spesso pensano che sia sufficiente pregare senza considerare che l’Islam è in realtà uno stile di vita aperto alla diversità. La missione principale del Profeta Muhammad era quella di perfezionare l’etica e convivere pacificamente”.
Riguardo la convivenza con le altre comunità religiose del territorio, in particolar modo quella cristiana, l’imam spiega che la Grande Moschea ospita ciclicamente convegni per lo scambio e la reciproca conoscenza delle diverse fedi, e precisa che le delegazioni dalle Chiese sono puntualmente ospiti del centro. “Il mio vicino di casa in Egitto è cristiano. Per me è un fratello, la fede diversa non è assolutamente un ostacolo”.
Non manca molto alla fine del mese di Ramadan. L’imam mostra la sala di preghiera, raccontando quello che durante questo mese avviene ogni sera dopo il tramonto: l’iftar, l’interruzione del digiuno è un momento fondamentale per la comunità, e la Grande Moschea accoglie i fedeli per offrire gratuitamente il pasto, preparato nelle cucine presenti nella struttura, un edificio dallo stile architettonico così diverso dalle antiche moschee nel cuore del Cairo, ma all’interno del quale l’imam ha trovato la sua seconda casa.
Elisabetta Rossi
(5 giugno 2018)
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