Pastificio Cerere: Mostra per bimbi”cultori”dell’immagine

 Oltre la mostra, sono previste diverse attività laboratoriali: un workshop con l’artista tedesco Max Renkel, realizzato in collaborazione con il Goethe-Institut e  un laboratorio interculturale rivolto ai cittadini di seconda generazione, in collaborazione con l’associazione Piuculture.

E’ stato inaugurata mercoledì scorso e resterà aperta fino al 16 febbraio al Pastificio Cerere, la bella mostra “Libri per bambini con il culto dell’immagine” a cura di Alessandro Dandini de Sylva con la collaborazione dell’associazione “Cartastraccia”. Uno spazio espositivo – attivo, attraverso laboratori e giochi pensati per i più piccoli. A disposizione tra le altre cose,  una  macchina fotocopiatrice Xerox, intesa come strumento di produzione oltre che di riproduzione di immagini, sulla scia dell’opera di Bruno Munari, con le xerografie originali dell’artista a fare da modello ispirativo.

Un bambino “all’opera” con la fotocopiatrice
“Il nucleo principale della mostra – spiega Alessandro Dandini – è una selezione di libri per bambini che comprende parte della collezione del bibliofilo  Giuseppe Garrera, con le più rare pubblicazioni e collane di editori italiani degli anni ’60 e ’70.  Tra questi la Storia di un emigrante del ’70 con le illustrazioni  di Gabriella Verna e materiale fotografico fornito dal Quotidiano dei Lavoratori e dal Comité Abolition Statut Saissoniers.

Tra questi la “Storia di un emigrante”, edito nel ’70 dalla casa editrice La Ruota di Antonio Ghiron,  con le illustrazioni  di  Gabriella Verna e materiale fotografico fornito dal Quotidiano dei Lavoratori e  dal Comité Abolition Statut Saissoniers.  Un titolo particolarmente emblematico ai tempi del decreto sicurezza voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini,  nel quale si racconta ai ragazzi l’emigrazione degli italiani, in particolare del Sud, in cerca di lavoro in Svizzera e in Germania, negli anni ’60 e fino al 70. Simili ai tanto vituperati “migranti economici” dei nostri giorni.

La copertina del libro
Nel treno che lo porta verso il Nord dell’Italia Antonio incontra tanti corregionali. Chi va a Francoforte, chi a Ginevra, chi a Milano; lui prima va a Milano dove prova per la prima volta la sensazione di trovarsi immerso in una “metropoli”, senza peraltro trovare lavoro. Poi parte per la  Svizzera come stagionale con un contratto valido per soli nove mesi. Come gli dice subito un suo amico, “andare in Svizzera è un po’ come andare all’inferno”. Alla fine della giornata, non si può restare a dormire e si deve tornare nel paese di frontiera, gli svizzeri non consentono agli emigrati di stabilire alcun rapporto oltre a quello di umile lavoro sottoposto.“Dopo nove mesi – si legge ancora nel testo –  Antonio riprende il treno per il suo paese e capisce soprattutto una cosa: che il suo governo e quello Svizzero sono d’accordo per  farli vivere come bestie”.Una chiara presa di posizione politica, quella della casa editrice La Ruota di Angelo Ghiron, che con pochi mezzi a disposizione e in maniera artigianale crea i libri “veri” e  l’enciclopedia rivoluzionaria Io e gli altri con la collana «Per leggere, per fare» all’interno della quale nel ‘77 compare la Storia di un emigrante, a cura del gruppo redazionale “Io e gli altri”.
Una pagina interna del libro con le foto commentate dai fumetti
L’attualizzazione di quella “storia” di emigrazione  italiana è contenuta  in un altro volume in mostra “Stormy Seas” che raccoglie  cinque storie vere di giovani ragazzi che hanno vissuto l’esperienza straziante di lasciare la propria terra  per salvarsi la vita: Ruth e la sua famiglia siimbarcano sul St. Louis per sfuggire al nazismo; Phu parte da solo dal Vietnamdevastato dalla guerra; Jos cerca di raggiungere gli Stati Uniti da Cuba;Najeeba fugge dall’Afghanistan e dai Talebani; Mohamed, orfano, fugge dal suo villaggio in Costa d’Avorio e sbarca in Italia come “minore non accompagnato”. 
La copertina illustrata della raccolta dei racconti dei rifugiati del mare
 “Mi è capitato di conoscere Mohamed – racconta Dandini –  e la sua è un’ esperienza a lieto fine: già nel suo paese era un appassionato di fotografia,venendo in Italia ha avuto l’opportunità di conoscere il grande fotografo Marco Delogu fondatore del festival internazionale di fotografia di Roma, sotto la sua guida è diventato un fotografo esperto e ha già realizzato una sua mostra dove ha ritratto il mondo della strada dove ha vissuto nei primi tempi del suo arrivo a Roma dopo i tormenti del viaggio” .
Un viaggio diverso, positivo, alla “scoperta e riconoscimento di noi stessi e del mondo” è quello del libro di Mario Mariotti che ha un titolo che è già un programma: “Voglio fare un viaggio, arrivare a un paese che prima non ho visto mai e vedere se mi ricorda il mio, se il villaggio è un villaggio e il giardino un giardino, se è vero che tu come me sei partito dall’altra parte del libro per incontrarmi” .
Le due copertine “simmetriche” del libro di Mariotti
In dialogo con questi libri – continua il curatore – sono esposte oltre 100 pubblicazioni di editoria fotografica per piccolissimi, bambini e adolescenti acquisiti da editori innovativi e sperimentali come Corraini, Ecole DesLoisirs, Editions Didier Jeunesse, Editions Thierry Magnier, Greenwillow Books,Fatatrac, Fulmino Edizioni, Nanaroku Sha, Topipittori e molti altri, dalla Fondazione Malaspina che ha come missione la promozione della fotografia contemporanea”.
Una delle immagini della collezione della Fondazione Malaspina
Oltre alla mostra, sono previste nel periodo espositivo diverse attività laboratoriali: un workshop con l’artista tedesco Max Renkel, realizzato incollaborazione con il Goethe-Institut e  un laboratorio interculturale rivolto ai cittadini di seconda generazione, in collaborazione con l’associazione Più Culture.  

Francesca Cusumano

12 dicembre

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