Money transfer: il Garante boccia la tassa sulle rimesse dei migranti

Il Decreto fiscale entrato in vigore introduce una tassa dell'1,5% sull'invio di denaro all'estero e di conseguenza rafforza i canali di trasferimento illegali.

Il Decreto fiscale entrato in vigore introduce una tassa dell’1,5% sull’invio di denaro all’estero che, di conseguenza, potrebbe rafforzare i canali di trasferimento illegali.

Ingiustamente discriminatoria“. Così, l’Antitrust, definisce l’imposta pari all’1,5 per cento sui money transfer che con l’inizio del nuovo anno il governo ha introdotto nel decreto fiscale di dicembre 2018. Un’imposta che viene applicata soltanto sui trasferimenti di denaro verso i Paesi extra Ue effettuati tramite Moneygram, Western Union e simili. Il money transfer è il metodo preferito dagli immigrati per inviare denaro ai familiari in patria e per questa ragione l’emendamento è stato accusato dal Garante della concorrenza e dei consumatori (l’Antitrust) di essere discriminatorio e di incentivare l’utilizzo di canali illegali per l’invio dei soldi.In una sua segnalazione al governo, il Garante definisce questa imposta come “discriminatoria” perché “non grava sulle banche, italiane ed estere, e neanche sulle Poste ma è applicabile alle sole rimesse effettuate dai money transfer che dunque vedono ridotti i loro margini per presentare offerte competitive ai clienti.”Il Garante, dunque, chiede al governo “opportune modifiche” alla legge che eliminino gli “effetti discriminatori” dell’imposta e ripristinino “le condizioni per un corretto confronto competitivo.

Come avviene il money transfer

Per capire come funziona il sistema Money Transfer si può fare l’esempio di un genitore che ha un figlio che studia all’estero e ha la possibilità di inviare immediatamente, o al massimo in due giorni, del contante al giovane senza ricorrere a bonifici.

Basta recarsi in un ufficio postale oppure in una struttura convenzionata ed effettuare il versamento al soggetto all’estero, portando con sé un documento di riconoscimento, i dati del destinatario del denaro e i contanti. L’operatore rilascia una ricevuta del pagamento in cui è presente un codice alfanumerico di sicurezza, chiamato MTCN, che il mittente comunicherà al destinatario. Per riscuotere la somma bisognerà che il ricevente presenti il codice segreto  assieme al documento di identità nell’ufficio preposto del Paese in cui si trova.  Le compagnie internazionali di money transfer presenti in Italia sono Western Union, MoneyGram e Transferwise.

La commissione applicata all’operazione varia in base al gestore utilizzato, alla somma trasferita e alla nazione di invio. Dal primo gennaio, al costo della commissione era stata aggiunta l’imposta del’1,5 %, con un importo minimo stabilito di 10 euro. Aggiungendo alla nuova imposta il costo attuale della commissione che è in media del 6%, la spesa totale per l’operazione arriva a più del 7% dell’importo versato. Il Governo ritiene così facendo di poter portare 60 milioni nella casse statali. 

La reazione dei fruitori immigrati

Un ragazzo algerino, che chiameremo Ahmed, ha 24 anni e vive in provincia di Cassino ed è  in Italia dal 2015. Ahmed spiega “ adesso la tassa è molto alta. Io e alcuni amici andiamo a Napoli dove paghiamo una sola persona che da Napoli va in Algeria con i contanti addosso e si fa carico di dare i soldi alle nostre famiglie.

Per mille euro prende 400 euro. Ci organizziamo e paghiamo le sue spese mettendo una parte ciascuno. Ho da poco ricevuto i documenti e lavoro in una piccola azienda  in maniera legale,  la mia famiglia in questo momento si trova in difficoltà e ha bisogno del mio denaro.

Ho sempre usato il sistema Money Gram, ma oggi inviare i soldi affidandoli a una persona, come mi ha suggerito un amico, è un metodo più conveniente, visto che per 50 euro inviate, attraverso il money transfer adesso dovrei pagare 10 euro. E oggi tra le spese per l’affitto, quelle per vivere e la nuova tassa non posso più permettermi di usare il money transfer”.

Il money transfer e il suo impatto sull’economia mondiale

Quanto sta avvenendo in Italia è in contraddizione con gli obiettivi del G8 che, sin dal 2009, richiedeva di ridurre i costi sul money transfer del 5% e con le Nazioni unite che si sono impegnate a ridurre le commissioni al 3% entro il 2030, inoltre ci sono tante  start up in tutto il mondo che cercano di offrire il trasferimento di moneta utilizzando criptovalute.

La Fondazione Leone Moressa  evidenzia che sono sopratutto i migranti a pagare la tassa sui trasferimenti monetari perché sono i maggiori fruitori del servizio, spendono circa 60 euro a testa in media ogni anno. Rendere difficile il trasferimento di denaro fa venir meno anche il famoso slogan “aiutiamoli a casa loro” dal momento che, per molte nazioni, il denaro ricevuto dai familiari all’estero è una fonte primaria di reddito. E in più, come testimoniato da Ahmed si rafforza la criminalità organizzata che in questo modo vede gonfiare il business del trasferimento illecito di denaro. Attualmente fra le comunità straniere i maggiori fruitori del servizio in Italia, in base a quanto riportato dalla Banca d’Italia, sono  bengalesi,  filippini e  senegalesi. 

                                                                                       Veronica Di Norcia( Aggiornato il 27 febbraio 2019)

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