Fatima ha 28 anni e vive in Italia dal 2011, è arrivata da sola a Roma 8 anni fa e ama questa città perchè le ricorda Casablanca, dove vive la sua famiglia. In occasione dell’Iftar ha invitato l’amica Hibat a casa sua per preparare insieme le pietanze con cui interrompere il digiuno. Hibat ha 22 anni e viene da Marrakesh, è a Roma da soli 8 mesi, ma grazie alla sua amica già conosce la città molto bene: il luogo che preferisce è Trastevere. Entrambe sono iscritte alla magistrale in Cooperazione Internazionale e Sviluppo a La Sapienza e dopo una giornata di lezioni si riuniscono per cucinare piatti della tradizione marocchina, ma rivisitati da loro. Dopo il richiamo alla preghiera avvenuto alle 20:27 finalmente si può iniziare a mangiare, ma prima un bel bicchiere di latte all’acqua di rosa accompagnato da datteri, medjhoul, ripieni di frutta secca. Non hanno fretta, vogliono gustarsi ogni singolo sapore. La cena è ricca e abbondante: si inizia con una zuppa di funghi speziata per poi procedere con quiche di verdure e nems, involtini, ai frutti di mare.
Il Ramadan di Fatima e Hibat
Non è facile per due studentesse “fuori sede” seguire il mese di Ramadan, soprattutto perchè andare in moschea è difficile a causa delle distanze e l’università non è dotata di una sala per la preghiera, fatto questo che suscita stupore nelle due ragazze data la vocazione internazionale dell’ateneo. Fatima e Hibat sono costrette a pregare in casa, rinunciando a quella che del Ramadan è la parte fondamentale: lo spirito di condivisione. “Per noi il digiuno non è solo quello, non è sopportare la fame, ma è una cosa spirituale, ci porta a condividere il cibo con amici e famiglia. Anche se non è come se fossimo in Marocco facciamo quello che possiamo.” Ciò che più manca alle due ragazze è proprio la famiglia: dalla preparazione dei piatti al momento dell’Iftar vissuto tutti insieme e ancora l’atmosfera che si respira durante tutta la notte quando tra preghiera e spuntini si sta tutti insieme fino a molto tardi prima di andare a dormire, per poi svegliarsi e ricominciare tutti insieme il digiuno.

“È come Natale!”
Ci sono due giorni particolarmente importanti durante il mese del Ramadan: il primo è rappresentato dalla ventisettesima notte in cui tradizionalmente si aprono le porte del paradiso e Allah perdona tutti i peccati commessi durante l’anno, mentre il secondo è l’Aid el Fitr, ovvero il giorno in cui finisce il digiuno. Le famiglie cominciano a cucinare prestissimo e si passa una giornata intera a mangiare in compagnia di amici e parenti, “È come Natale” dice Hibat, ognuno porta qualcosa e si divide con tutti. Il Ramadan è un mese in cui oltre al digiuno dal cibo si effettua un “digiuno”anche dai cattivi comportamenti, è un’occasione di vicinanza nei confronti degli indigenti che “fanno Ramadan tutto l’anno perchè non hanno da mangiare”. Così le famiglie cucinano in abbondanza per distribuire il cibo anche ai poveri fuori dalla moschea, un modo questo per ringraziare Allah di quello che si ha e per compiere buone azioni nei confronti del prossimo.
Radici
Fatima e Hibat dopo cena si mettono il cappotto e iniziano a passeggiare per le vie tranquille di una città che lentamente va a dormire, mentre loro passeranno una notte in bianco, insieme, per condividere lo spirito del Ramadan. La mattina si sveglieranno molto presto perché le aspetta una lunga giornata di lezioni all’università che loro affronteranno ogni giorno con un po’ più di fatica fisica, ma senza sentire il peso del sacrificio: da quando sono piccolissime vedono le persone che le circondano digiunare e pregare durante il nono mese del calendario musulmano, quando con lo sviluppo verrà anche il loro turno, sono pronte e contente di condividere con gli altri questa ricorrenza speciale. Fatima e Hibat sono due giovani donne forti e coraggiose, hanno compiuto delle scelte importanti separandosi da amici e parenti per inseguire il loro sogno e, nonostante tutte le difficoltà di convivenza multietnica che hanno riscontrato a Roma, affrontano con coraggio e determinazione le sfide del presente, tra cui quella forse più complicata di vivere il dinamismo della contemporaneità seppur con dei forti valori tradizionali.
Agnese Corradi(15maggio2019)
Leggi anche: