Cambiare il mondo si può

L'esempio della Onlus Stil I Rise nel campo profughi di Samos

Nel campo profughi di Samos, destinato a 700 persone, vivono 3.000 tra donne, uomini e bambini, senza i servizi adeguati ad una sopravvivenza civile e in attesa di conoscere il loro futuro. Una situazione di emergenza umanitaria, determinata dalla scelta dell’Unione europea di contenere gli immigrati in grandi hot spot ai suoi confini; situazione che richiede un cambiamento radicale delle politiche europee.

campo profughi a Samos - fonte the new yorker
campo profughi a Samos – fonte the new yorker

A Samos un gruppo di volontari ha deciso di agire per migliorare le condizioni di vita nel campo: la onlus Still I Rise, fondata da Nicolò Govoni insieme ad altri nel maggio 2018 grazie a una raccolta di fondi, ha creato la scuola Mazì, in greco “insieme”, per offrire a bambini e adolescenti, oltre a istruzione, anche un luogo sicuro al riparo dalle violenze presenti nel campo.
Nicolò Govoni, 26 anni, dopo un’esperienza di volontariato di quattro anni in un orfanotrofio indiano, raccontata nel libro Bianco come Dio, è andato a operare a Samos con i minori del campo profughi. Così spiega la sua scelta di vita: “Il singolo volontario non può cambiare il mondo, ma una realtà di volontariato può effettivamente fare la differenza nella vita di bambini e adolescenti, che hanno subito traumi e violenze, può ridar loro la fiducia nell’umanità e la speranza nel futuro”. Che l’attività di volontariato possa dar senso alla vita, Govoni lo conferma: “Questa scuola è la gioia della mia vita“.

Nicolò Govoni nella scuola Mazì a Samos
Nicolò Govoni nella scuola Mazì a Samos

Mazì: una scuola che ridà la dignità

Govoni sintetizza così il funzionamento della scuola: ogni giorno dalle 8.00 alle 18.00 i ragazzi – fino ad un massimo di 150 – studiano inglese, greco, matematica, storia, informatica e altre materie; seguono attività educative finalizzate all’integrazione: cultura europea, parità dei diritti, educazione sessuale, ecc.; fanno sport, giocano insieme. Sono assicurati tre pasti e un’assistenza sanitaria. “E’ un modello di educazione di emergenza, che in tempi brevi deve formare competenze e rendere autonomo l’allievo; i punti di riferimento pedagogici sono Montessori, Steiner che si basano sulla centralità dell’allievo. La nostra è una comunità educativa, dove i ragazzi devono essere felici di apprendere. La gioia più grande è vedere ritornare il sorriso nei loro volti. Ma abbiamo anche verificato l’efficacia della scuola perché i nostri ragazzi poi si integrano molto più facilmente nelle comunità in cui si inseriscono, assumendo anche ruoli di responsabilità come traduttori e conoscitori delle normative”.

Un libro per dimostrare che “vale la pena”

il libro di Govoni
il libro di Govoni

Se fosse tuo figlio, secondo libro di Nicolò Govoni, è stato presentato il 17 giugno alla Feltrinelli Galleria Sordi, dalla giornalista Vanessa Cappella, che da tempo segue Still I Rise e la scuola Mazì e ne promuove l’attività come responsabile dell’Ufficio Stampa. Il libro racconta la storia di Hammudi, un bambino siriano che nella scuola ha imparato a dimenticare gli orrori del suo passato e a credere nei propri sogni. Attraverso la sua storia l’autore racconta la terribile realtà del campo profughi e ne denuncia le illegalità. I proventi della vendita del libro serviranno alla onlus per aprire una scuola in Turchia, nel più grande hot spot finanziato dalla UE con 4 milioni di profughi. “Ma il mio sogno più grande – dice Govoni – è cambiare l’intero sistema dell’accoglienza. Per questo mi auguro che il libro possa essere uno strumento che contribuisca al cambiamento delle politiche europee sull’immigrazione: la condivisione del libro,  il sostegno anche tramite social all’attività di Still I Rise possono diventare una macchia che si espande fino ad arrivare a Bruxelles”.

Govoni insieme ad altri ha presentato formali denunce alle autorità per negligenze e violazioni dei diritti umani nel campo profughi, documentate con testimonianze, foto e video procurati dagli stessi ragazzi. Questo lo espone al rischio concreto di rappresaglie, quindi a maggior ragione è necessario sostenere il suo operato anche con la diffusione del libro.

Luciana Scarcia
(18 giugno 2019)

 

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