“Perché ci conviene: nuovi strumenti per la promozione del lavoro e dell’inclusione della popolazione straniera in Italia” è il convegno che ha invitato a riunirsi e confrontarsi rappresentanti del mondo produttivo, delle istituzioni e parlamentari in merito alla proposta di legge per l’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari della campagna “Ero Straniero”.La proposta di legge di iniziativa popolare, sottoscritta da 90mila italiani e depositata il 27 ottobre 2017, si concentra in particolare su due aspetti: l’introduzione di canali di ingresso per lavoro e la regolarizzazione per gli stranieri radicati nel territorio.“Perché ci conviene?“ è stata la domanda posta al centro del dibattito delle due tavole rotonde che hanno dato voce in prima battuta ai dati e poi ai dissapori e propositi politici.
Perché ci conviene: l’analisi della realtà italiana
Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa, ha elaborato in sintesi costruttiva i dati emersi dal tavolo tecnico dove Luigi Cannari, Banca d’Italia, Claudio Ceccarelli, Istat, Massimo Marchetti, Confindustria, Filippo Pagano, Inps, e Cinzia Pagni, CIA, si sono confrontati su pro e contro di un’Italia con o senza immigrati.Il quadro d’insieme mostra che “siamo il Paese più vecchio d’Europa e che in assenza di flussi migratori la popolazione italiana subirebbe un crollo totale più del doppio di quanto preventivato”, sottolinea Cannari evidenziando la correlazione tra crescita del PIL e contributo dell’immigrazione alla crescita: gli stranieri regolari in Italia producono quasi il 8,7% del PIL.Di contro dall’ultimo rapporto Istat, pubblicato il 20 giugno 2019, emerge che gli stranieri accettano lavori sotto-qualificati con conseguente minore produttività e impatto fiscale.La proposta di una reintroduzione del sistema sponsor, sistema su chiamata diretta, avanzata dalla campagna “Ero Straniero” sembra essere una risposta possibile per creare maggiore mobilità sociale, attrarre immigrati più qualificati e contrastare l’immigrazione irregolare. Questa linea trova approvazione comune in tutti gli interventi, salvo in Marchetti di Confindustria che ribatte “l’attuale proposta di legge ci appare poco rigorosa, facile da raggirare, e suona troppo di sanatoria”.La tavola rotonda “tecnica” chiude con l’osservazione oggettiva della Tronchin: “gli irregolari presenti in Italia al 1° gennaio 2018 sono 533.000. L’attuale stima dei rimpatri è intorno alle 6 mila unità all’anno, quindi occorrerebbero 100 anni per riportare tutti nei Paesi d’origine”.
Perché ci conviene: il dibattito parlamentare
Confusione sui numeri nella tavola rotonda dei parlamentari, dove fanno fronte comune del “no” Laura Ravetto, Forza Italia, Emanuele Prisco, Fratelli d’Italia e Igor Giancarlo Iezzi della Lega per i quali la soluzione rimane unica: investire in risorse per i rimpatri e non in una legge che “fa entrare un po’ tutti“.Fuori dal coro della maggioranza di governo Simona Suriano, Movimento 5 Stelle, dichiara invece l’apertura alla discussione sottolineando l’importanza di una soluzione pragmatica e concreta.Gennaro Migliore del PD e Laura Boldrini, Leu, riportano l’attenzione sul profilo normativo della proposta di legge della campagna “Ero Straniero”, confermando il loro sostegno: non si tratta di fondi ma di norme, occorre porre rimedio ai danni della Bossi-Fini che ha creato irregolarità su cui una fetta dell’economia, quella dello sfruttamento, fa conto!
Silvia Costantini(17 luglio 2019)
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