Gino Clemente, regista del sequel de “La mia classe”

Gino Clemente
Gino Clemente e Bassirou Ballde al Festival di Venezia 2013
Gino Clemente, già sceneggiatore de “La mia classe, film del 2013 diretto da Daniele Gaglianone e interpretato da Valerio Mastandrea con attori non professionisti immigrati, torna a raccontare da regista cosa è cambiato in 6 anni attraverso le storie degli stessi ragazzi calati nella società in cui vivono.

Sei anni fa: La mia classe

Doveva essere un docufilm, un progetto per la televisione che raccontava una classe di ragazzi extracomunitari che studiavano italiano, poi casualmente abbiamo parlato con il produttore Gianluca Arcopinto e ci ha proposto di farne un film, dovevo curare la regia, ma non me la sono sentita”, racconta Clemente.“Il casting è stato fatto andando in tutte le scuole di Roma e, osservando i ragazzi, sceglievamo catturati da particolari che ci colpivano, come ad esempio il sorriso triste di Issa, il ragazzo ivoriano. Noi volevamo raccontare sia le persone che arrivavano in Italia attraverso il mare in condizioni disagiate, sia chi arrivava in aereo o per altre ragioni: voleva essere un film sull’integrazione. Avevamo scritto una sceneggiatura poi, pochi giorni prima delle riprese, abbiamo iniziato a pensare che forse era meglio utilizzare più verità che costruire una fiction così il film è diventato una storia parallela tra il davanti e dietro la scena, dove i ragazzi vivevano il loro quotidiano con tutte le difficoltà”.Così è nata “La mia classe”.

Parlare di immigrazione oggi: la sfida e il nuovo film

L’immigrazione c’è sempre stata ma nel 2013 non se ne parlava con i toni di oggi, non c’era odio e diffidenza. Il mondo negli ultimi tempi sembra abbia tirato fuori tutta la sua cattiveria, sicuramente amplificata dai social: sembra che le persone siano impazzite, si cercano capri espiatori per la crisi e i più deboli lo diventano con facilità”, il regista Gino Clemente non nasconde la sua preoccupazione.Così a sei anni di distanza nasce l’idea, quasi la necessità, di raccontare attraverso gli stessi ragazzi de “La mia classe” cosa è cambiato, sia nelle loro vite che intorno a loro nella società in cui vivono.“A parte le guerre, quello che stiamo vivendo in termini sociali e umani segna il passaggio di uno dei più oscuri periodi storici. A novembre si festeggeranno i 30 anni della caduta del muro di Berlino e noi ne stiamo costruendo di nuovi ovunque. Fino a pochi giorni fa avevamo un ministro che lasciava morire in mare le persone, tranquillamente, solo per propaganda elettorale. Questo secondo film in qualche modo racconta qualcosa di cui oggi si ha paura di parlare, di cui si legge sui giornali di nicchia: quelle verità che passano in sordina perché scomode, come il falso sui 35 euro al giorno e via dicendo”.Come per “La mia classe” la sceneggiatura del film si è evoluta via via.

La nascita di “Beautiful people”

Gino Clemente e il cast di "Beautiful People"
Gino Clemente e il cast di “Beautiful people”
Avevamo iniziato a girare il film raccontando due piani del vivere diversi e paralleli, chi arriva per disperazione nella speranza di una nuova vita e chi invece affronta le difficoltà quotidiane qui in Italia. Ci siamo accorti invece che i sogni, le aspettative, le paure alla fine erano le stesse. Ad un certo punto nel film Bassirou, ragazzo guineano, confessa di aver vissuto un momento della sua vita in cui si vergognava del colore della sua pelle. Naturalmente ci sono anche momenti più scherzosi, perché la vita è anche leggerezza”.”I ragazzi de “La mia classe” sono cambiati: chi faceva il cameriere o il facchino si sta per laureare o lavora come mediatore culturale e attore. Tutti sono cresciuti, attraverso successi e difficoltà, e noi vogliamo raccontare grazie alle loro storie quanto alla fine sia più ciò che ci accomuna che quanto ci divida. Nella scena finale del film ci sarà il cantante Mirkoeilcane canterà una canzone sugli immigrati “stiamo tutti bene” che sarà cantata da tutti, perché siamo tutti sulla stessa barca”.

Ritrovarsi dopo sei anni: “La mia classe” quasi non aveva un finale

Gino e i ragazzi in questi anni non si sono persi di vista: “la mia intenzione era ritornare sulle tematiche de La mia classe e realizzare un documentario con delle interviste a dei politici e un taglio più istituzionale. Poi anche questo secondo progetto è diventato un film”.

E la nuova sceneggiatura?

È un percorso narrativo dove viene lasciata ai ragazzi la libertà anche di improvvisare, così emergono situazioni più forti e intense di quel che avevo messo su carta. Il film si apre con l’escamotage del ritrovarsi a 6 anni da “La mia classe”, le vite dei singoli si intrecciano, si aggiungono narrazioni fuori scena, e interventi esterni di attori teatrali che si prestano a rappresentare i luoghi comuni sull’immigrazione.”

Aspettative e futuri progetti

Abbiamo girato un film in 12 giorni con un budget bassissimo e quello che vorremmo è poterlo mostrare a più persone possibile. Ora siamo al montaggio e l’auspicio sarebbe di partecipare a una sessione del Festival di Roma, ad esempio Alice nella città. Avremmo l’ambizione di arrivare al Festival di Berlino, punteremo a partecipare a molti festival, perché pensiamo che il nostro modo di raccontare l’immigrazione sia un ibrido particolare, innovativo, diverso dal solito”.Sei anni fa Gino Clemente aveva detto “no” alla regia, perché non si sentiva pronto. Dopo sei anni in giro per il mondo, affascinato dalle tante persone incontrate e dal desiderio di approfondire il tema dell’immigrazionie, Clemente si è messo in gioco per la prima volta come regista in “Beautiful people”.

Silvia Costantini(11 settembre 2019)

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