Venerdì 8 novembre è stato pubblicato il Rapporto di Unicef, UNHCR e OIM “A un bivio. La transizione all’età adulta dei minori stranieri non accompagnati in Italia”. Il rapporto è stato presentato all’AISE, Agenzia Internazionale Stampa Estero, ed è stato realizzato grazie alla Fondazione ISMU. Un Rapporto che segna un punto di riflessione importante e che coincide con il trentesimo anniversario della Convenzione sui diritti per l’infanzia.Tematica del Rapporto è la fase critica che i MSNA attraversano nel delicato passaggio dalla fase adolescenziale a quella dell’età adulta, al compimento della maggiore età.“L’adolescenza getta le basi per nuove opportunità, per la costruzione di una vita piena, sana e autonoma”. Così ha introdotto la presentazione Anna Riatti, coordinatrice del programma in supporto a bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia dell’UNICEF. Tra il 2014 e il 2018 sono giunti via mare oltre 70 mila minori stranieri non accompagnati. “Il 90% di questi minori ha tra i 15 e i 17 anni e negli ultimi anni c’è stata una grande mobilitazione delle istituzioni e della società civile rispetto a questi migranti. Il Rapporto nasce dall’esigenza di creare programmi specializzati di cui la fase dell’adolescenza ha fortemente bisogno”.“Questi ragazzi hanno subito traumi da abusi, perdita dei genitori e hanno vissuto lontani dalla propria casa durante tutto il tempo del loro viaggio, che è durato mesi, se non anni”, ha sottolineato Roland Schilling, Rappresentante dell’UNHCR per il Sud Europa. “I diciotto anni sono un artificio, un costrutto legale che impone un passaggio obbligato verso l’età adulta. Penso a mia figlia, che è diventata maggiorenne da pochi giorni e che per lo Stato è ora un’adulta con diritti e doveri rispetto alla società. Se pensiamo a questa transizione per i MSNA, capiamo quante problematiche ci siano ancora da affrontare”.
La ricerca dell’ISMU
“Nel metodo di ricerca, le interviste ai MSNA hanno avuto un ruolo centrale”, ha dichiarato Vincenzo Cesareo, Segretario generale dell’ISMU. “Gli intervistatori sono stati proprio dei maggiorenni ex MSNA che sono riusciti, tramite una formazione ad hoc, a raccogliere le interviste ai minori in un clima rassicurante e di vicinanza emotiva”.Mohamed Keita ha parlato della sua esperienza di intervistatore nella ricerca per conto dell’Università di Roma Tre. “È stato importante ascoltare le storie di questi ragazzi. Io stesso, dopo essere stato chiuso in un campo a Malta e dopo aver vissuto la strada qui in Italia, ho sentito di poter aiutare oggi i ragazzi, accompagnandoli in questo passaggio. La parte più difficile del mio ruolo è stato notare che gli intervistati avevano difficoltà a conoscere loro stessi: molti di loro non sanno chi sono e dove stanno andando”, ha continuato Keita. “E poi c’è la questione del documento: per loro, ottenerlo vuol dire poter esistere”.“Siamo partiti dai desideri e dall’analisi delle aspirazioni di questi ragazzi”, ha raccontato Emanuela Bonini, coordinatrice della ricerca Fondazione ISMU. “Tra questi desideri, il primo è quello di fuggire dalla violenza a cui hanno assistito nel loro Paese d’origine. Molti di loro sono spinti a partire dai genitori, cosa che incide sulla mancanza di un progetto migratorio. Chi di loro riesce a guardare al futuro, esprime il desiderio di imparare un mestiere che possa qualificarlo”.”È emerso poi il desiderio, da parte dei più grandi, di poter tornare un giorno nel proprio Paese per poter dare un contributo grazie al bagaglio maturato durante l’esperienza fuori”. Un’altra aspirazione dichiarata dagli intervistati è quella di rendere orgogliosa la propria famiglia. Conclude Bonini: “dalle storie ascoltate, abbiamo visto come, nonostante la difficoltà maggiore della loro condizione, nei ragazzi ricorrono anche desideri tipici dell’età adolescenziale, non necessariamente legati alla condizione di MSNA”.
MSNA nel passaggio all’età adulta: le criticità
Nel passaggio all’età adulta intervengono una serie di dinamiche che hanno un impatto forte sui MSNA neomaggiorenni: prima fra tutte è la situazione abitativa, poiché il neomaggiorenne deve lasciare immediatamente il centro di accoglienza, assieme a tutto il sistema di supporto e protezione che questo fornisce.Tra i fattori che ostacolano questa transizione, il rapporto analizza:
- La normativa: le procedure per l’ottenimento dei documenti sono lente e complesse e gli eventuali intoppi burocratici rappresentano un ostacolo concreto sulle vite dei ragazzi
- Tempistica: la maggior parte dei MSNA che giunge in Italia ha tra i 15 e i 17 anni, dunque il tempo necessario per dotarsi degli strumenti necessari è molto ristretto
- Lavoro: la difficoltà ad ottenere un contratto di lavoro regolare incide su ogni aspetto della loro vita
- Discriminazione: forme di discriminazione e razzismo non sono rare, specialmente nell’accesso al mercato del lavoro e della casa
- Traumi: il percorso di inclusione sociale viene rallentato dal processo di superamento di esperienze traumatiche spesso difficili da elaborare
- Violenze: il percorso di molte ragazze è reso complesso dalla presenza di dinamiche di violenza e di tratta che queste hanno subito lungo il viaggio per arrivare in Italia
- Il sistema di accoglienza: nonostante la normativa in Italia sia tra le più avanzate in Europa, numerose sono le criticità e le lacune strutturali nel sistema di accoglienza, aggravate dalla mancanza di dati necessari per il monitoraggio del fenomeno.
Elisabetta Rossi(12 novembre 2019)
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