Francesco, tutore di MSNA: “Ho visto un’umanità che dà speranza”

photo credit: CISL Emilia Romagna
photo credit: CISL Emilia Romagna
Non solo un gesto di solidarietà: essere tutore volontario di MSNA, minore straniero non accompagnato, è anche e soprattutto un contributo significativo alla costruzione di una cittadinanza solidale, in cui si gettano le basi per una cultura di accoglienza e inclusione.Ma nel concreto, chi sono i tutori volontari? E in che senso il tutore si occupa di un minore straniero non accompagnato? Da una prima analisi di Save the Children su un campione di 2000 tutori volontari, emerge che 3 su 5 di questi sono donne, di un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, con una laurea o un profilo professionale di tipo giuridico, sanitario o socio-educativo. Francesco Pazienti esula da questo identikit: è pensionato e ha lavorato nel settore industriale. Dallo scorso giugno, è tutore di Artan (nome di fantasia), un ragazzo albanese che il 25 ottobre compierà 18 anni: si apre per lui una nuova fase della vita, fatta, dice Francesco, “di rischi ma anche di opportunità”.
Francesco Pazienti è ufficialmente un tutore volontario di MSNA da giugno 2018

Francesco, perché hai scelto di essere un tutore volontario per i MSNA?

Ho scelto di diventare tutore volontario principalmente per rendermi utile. Casualmente, ho sentito parlare di tutori volontari in radio e ho pensato subito di cominciare questa esperienza. Credo che sia fondamentale in questo periodo cercare di contrastare la marea di intolleranza che ci circonda e dimostrare che possono esistere altri tipi di rapporti tra le persone. Ovviamente, non si diventa tutori da un giorno all’altro. Ho partecipato l’anno scorso al corso di formazione, che prevede un approccio di tipo tecnico e uno di tipo più psicologico. Poi a marzo mi sono iscritto all’elenco del Tribunale. La chiamata è arrivata dopo qualche mese e a giugno ho fatto il giuramento.

Qual è il ruolo del tutore volontario rispetto al minore?

Il tutoraggio è essenzialmente una paternità o maternità sociale. Il tutore è colui che si occupa di un minore non accompagnato da un punto di vista affettivo: prima della legge Zampa, i minori erano assegnati alle istituzioni, e veniva quindi a mancare il rapporto personale. Oggi il tutore è una persona vicina al minore, lo accompagna a richiedere il permesso di soggiorno, per la quale pratica la presenza di un tutore è obbligatoria, lo guida e lo indirizza. Ma per quanto mi riguarda il tutore non dovrebbe sostituirsi al personale specializzato della struttura in cui il minore è accolto. La legge Zampa prevede anche la possibilità di evoluzione del tutoraggio in affido; ci sono tutori che hanno portato i minori a casa o in vacanza, con la prospettiva di prenderli in affidamento. Penso che sia una forzatura, ma ogni caso è particolare. Artan, ad esempio, ha già una famiglia in Albania con cui è in continuo contatto e che lo supporta nella ricerca di un futuro migliore qui in Italia.

Come sono andati questi primi mesi? Che tipo di rapporto avete stabilito?

Quando ci siamo conosciuti, il ragazzo conosceva già la figura professionale del tutore, quindi non è rimasto molto sorpreso e stabilire un primo contatto mi è sembrato semplice. Certo, all’inizio comunicavamo tramite un mediatore, lui non parlava minimamente italiano. Come prima cosa, l’ho portato in questura per ritirare il permesso di soggiorno, poi come secondo step, mi sono messo alla ricerca dei corsi di lingua. In estate non è stato facile trovare delle scuole aperte, ma alla fine abbiamo fatto l’iscrizione a Civico Zero, dove ho trovato un ambiente stimolante, in cui gli operatori fanno un lavoro egregio. Poi è arrivato anche l’attestato di A2 del CELI. L’ultimo passo è stato l’iscrizione a un corso di ristorazione. Per un periodo Artan voleva fare il barman a tutti i costi, ma l’operatrice dell’orientamento di Garanzia Giovani gli ha spiegato la differenza tra barman e barista. “Sei sicuro di voler fare il barman? Magari ora ti piace di più, ma il barman lavora fino a tarda notte…”. E così ha scelto di fare il corso per barista, per il quale sono previsti anche dei tirocini. Ma per quelli deve migliorare ancora il suo italiano. Questa settimana andremo a vedere anche i corsi de Il Faro. Sta per compiere il suo 18° compleanno e per lui i 18 anni significano lavoro.

Come vivete questa fase di cambiamenti?

I 18 anni sono un’opportunità, ma anche un traguardo spesso problematico, in cui si manifesta una distanza tra le aspettative del ragazzo e la realtà. Ora inizia una fase, che probabilmente andrà avanti fino a fine anno, in cui sarà ospite del Centro Astalli. Ancora non so dal Tribunale come e quando si esaurirà il mio ruolo. Credo che il Dipartimento di Roma mi darà modo di prolungare l’assistenza. Non so se riuscirò ad aiutarlo come vorrei a realizzare tutte le cose per cui è venuto qui, ma naturalmente non lo posso mollare adesso. Cercherò di seguirlo ancora, forse in modo più discreto.

MSNA a Civico Zero, fotografia Francesca Cusumano

Francesco, quali sono le qualità essenziali che deve avere un tutore?

Penso che non ci sia un particolare ricetta, ognuno dà il suo. Penso che non conti l’età né l’esperienza pregressa nel settore sociale o educativo. Una persona matura può dare alcune cose ma non altre. A seconda dell’età puoi essere un amico, un “quasi zio”. Inoltre penso che chi è del mestiere forse tende a concentrarsi sugli aspetti del minore che conosce meglio, con un occhio professionale. Io credo che basti dare il proprio aiuto, creare un rapporto  fiducia. Il ragazzo che seguo, dopo un po’ di reticenza, ha iniziato a raccontarmi un po’ della sua vita, ogni tanto mi mostra le foto dei familiari sul telefono. Poi ci sono anche i problemi pratici, come il telefono rotto! Chissà se un giorno mi chiederà un consiglio. Quando questo succederà saprò di aver fatto bene il mio lavoro, perché quando il ragazzo sente che quello che gli dici è una cosa a cui può credere, allora c’è fiducia.Un elemento che credo sia molto importante per un tutore è una certa tranquillità emotiva, e delle solide radici. Ci sono storie complesse e devastanti per le quali serve un grande equilibrio, ma il corso di formazione spesso sottolinea queste difficoltà e ti dà tempo e modo per fare un’autoanalisi, per capire se sei pronto. Ci sono state persone che hanno rinunciato.

Quali sono le criticità maggiori rispetto al ruolo del tutore?

La figura del tutore non è ancora riconosciuta appieno: tra questa figura e il mondo che le gira attorno c’è ancora scarsa comunicazione. Per questo alcuni tutori volontari si sono costituiti nell’associazione Officina 47, presentata lo scorso giugno, che vuole essere un punto di raccordo e di confronto tra i tutori. Inoltre, per alcuni tutori è difficile conciliare il lavoro e le attività con gli assistiti. Non è il mio caso perché sono in pensione, ma molti sono costretti a chiedere giorni di ferie e permessi. Un altro problema è quello della sproporzione tra il numero di MSNA e quello dei tutori disponibili. In Sicilia ad esempio, il numero di minori eccede rispetto all’offerta dei tutori, ma probabilmente prima o poi potrebbe essere attivata una riassegnazione su base regionale. Quanto alla legge 47, un’altra carenza è quella della restrizione del tutoraggio solo ai minori arrivati in Italia dopo la legge. Quelli giunti precedentemente non hanno il tutore personale. Mi capita di vedere, quando vado a trovare il mio ragazzo nella struttura di accoglienza, che alcuni hanno un tutore con cui confrontarsi, altri no.

Cosa pensano i tuoi amici e familiari di questa scelta?

Devo dire che se da un punto di vista degli spazi pubblici e istituzionali la figura del tutore desta approvazione e meraviglia, nonché una forma di solidarietà istituzionale, da un punto di vista privato invece c’è sì curiosità, ma a volte anche un velo di diffidenza: a volte gli stessi Tribunali temono che persone entusiaste ma non ancora pienamente formate possano rompere degli equilibri. Per quanto riguarda i miei amici e familiari invece, questa mia scelta non ha destato stupore, chi ti conosce sa chi sei e quali sono le tue idee. Alcuni miei amici hanno anche deciso di fare il corso di formazione.

Minori stranieri non accompagnati, photo credit INTERSOS
Minori stranieri non accompagnati, photo credit INTERSOS

Hai già pensato al II mandato?

Sì, vorrei continuare finché posso. Questa per me è stata un’esperienza di cui non mi sono pentito neanche una volta e che mi sento di pubblicizzare. Oggi si parla di migrazione senza avere informazioni dirette. Invece, in un convegno che ho seguito a Bologna, ho ascoltato diversi magistrati e la stessa Zampa che hanno dimostrato caparbietà a difendere certi diritti. Nelle strutture e associazioni ho trovato personale formato e appassionato. Ho visto un’umanità che dà speranza.Per ora mi concentro su questo primo mandato, tra qualche mese sarò un ex tutore, ma per questo ragazzo ci sarò comunque, se avrà bisogno di me. Cosa gli riserverà il futuro? Magari lo vedremo nella prossima intervista!

Elisabetta Rossi(24 ottobre 2018)Foto in copertina: Marcello Valeri

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