Quattro stanze con tre letti a castello, quattro docce e tre bagni. Dal 2011, A28, centro di accoglienza notturna gestito da Intersos e da Civico Zero, è stata la certezza di un pasto caldo e di un letto su cui dormire per i più dei 4mila minori non accompagnati che sono stati accolti all’interno della struttura in tutti questi anni. Nato come un centro notturno per minori afghani, con il passare del tempo, A28 è diventato un luogo protetto per bambini e adolescenti, tra i sette e i diciotto anni, provenienti anche da altri paesi come l’Eritrea o il Mali. Un posto dove i ragazzi sono stati accolti, seguiti, ma anche fotografati, ripresi, intervistati. Eppure erano invisibili.Dal prossimo 11 ottobre però, INTERSOS24, il nuovo centro di accoglienza diurna e notturna, prenderà il suo posto. La nuova struttura, in via di Torre Spaccata, accoglierà 60 persone 24 ore al giorno e metterà a disposizione dei più piccoli un ambulatorio medico, uno sportello di assistenza psicosociale e uno sportello di assistenza legale.Le storie raccontate e ascoltate all’interno di A28 in questi sei anni sono state tante, spesso dolorose, soprattutto perché i protagonisti sono ragazzi che non hanno ancora compiuto diciotto anni, è davvero importante non dimenticare questi MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati ndr). Infatti, secondo gli ultimi dati dell’Atlante dei minori stranieri non accompagnati in Italia, curato da Save the Children, nel 2016, a fronte di un incremento complessivo di arrivi del 18% rispetto all’anno precedente, sono arrivati nelle coste italiane ben 25.846 minori non accompagnati. Più del doppio rispetto al 2015 e quasi 6 volte di più rispetto al 2011. In termini percentuali rappresentano ora il 14,2% di tutte le persone sbarcate in Italia, un dato anche questo quasi doppio rispetto al 2015.
“Ero sicuro che sarei morto sotto quel camion, non respiravo, avevo freddo, non potevo muovermi, né gridare”. Abbas, 14 anni, Iran, aprile 2014.
“Stavo andando a scuola quando mi hanno presa. I soldati mi hanno portato via con la forza, ho ricordi confusi di quei giorni. Quasi subito sono stata data in sposa ad un soldato, era ugandese. Sono diventata sua moglie, poteva fare di me quello che voleva”. Souzanne, 15 anni, aprile 2014.
“Per strada puoi essere fermato in qualunque momento dai soldati. Non avendo più il tesserino di scuola sarei stato portato via per fare il servizio militare. Non volevo imparare a sparare. In Italia il servizio militare è obbligatorio?”. Yonas, 15 anni, Eritrea, luglio 2016.
“Anche se siamo in viaggio facciamo le preghiere, ma il ramadan è difficile perché finché non siamo in un posto fisso non mangiamo bene. Per ogni giorno perso dovremo recuperare successivamente con 60 giorni di digiuno”. Syed, 14 anni, agosto 2013.
“Molte persone sono morte durante i combattimenti poco prima di Natale. Ho visto i miei vicini e i miei amici morire. I soldati andavano a prendere la gente casa per casa. Da allora non faccio altro che pensarci. La guerra ti cambia perché ti perseguita, ci pensi tutto il giorno e non riesci a concentrarti sulla scuola perché la violenza ti insegue e ti soffoca.” Sunday, 16 anni, Sudan, novembre 2014.
“Vivere per strada nascondendosi, tanto più per un minore, vuol dire essere esposto a rischi esponenziali. Noi, come Intersos, vivevamo tutto questo come un paradosso e una contraddizione della nostra Ong. Ci dicevamo: facciamo tanto per i ragazzi afghani al confine tra Afghanistan ed Iran e invece nulla per chi è a due passi da noi. Questa la spinta di fondo e la premessa per la nascita del centro.” Alessandro Uberti, referente di A28 per Intersos, dicembre 2011.
“Ad A28, i ragazzi si riappropriano della propria adolescenza, si decomprimono. Sanno di essere ancora immersi nel disagio ma capiscono che il peggio è passato.” Rudy Mesaroli, operatore dell’unità di strada di Civico Zero e coordinatore dell’operatività di A28 Centre, dicembre 2012.
“Sono soltanto bambini in viaggio che si fermano mesi, se non anni, in ogni paese che attraversano svolgendo lavori saltuari come muratori o facendo pulizie, ma che quando arrivano dove c’è accoglienza dimostrano intatte la vitalità e la speranza tipiche alla loro età”. Mohammad Moussali, mediatore di Civico zero, gennaio 2012.
“Partono da casa che sono soltanto bambini e arrivano sfiniti nel corpo e nella mente. Hanno disturbi del sonno, dell’alimentazione, della personalità. Bisogna ricostruire la loro identità”. Valentina Murino, Child Protection Specialist di Intersos, settembre 2017.
Cristina Diaz4/10/2017
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