Rapporto Ismu 2020, gli effetti della pandemia sulle migrazioni

È stato presentato il XXVI Rapporto Ismu sulle Migrazioni 2020, in streaming martedì 23 febbraio  Il report di quest’anno si è arricchito di ulteriori approfondimenti, in particolare sull’impatto della pandemia sui flussi migratori e sulla popolazione straniera residente in Italia ma anche sul rapporto tra media e rappresentazione del fenomeno e sull’attuale quadro normativo italiano ed europeo.

Rapporto Ismu 2020 su immigrazione: l’approfondimento sulle conseguenze del covid19

Rapporto Ismu 2020, i dati rilevanti

Secondo i dati raccolti dalla Fondazione Ismu al 1° gennaio 2020 sono 5.932.000 gli stranieri presenti in Italia su una popolazione di quasi 60 mln di residenti. Il numero delle presenze resta sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente, con un calo dello 0,7%, e non ancora influenzato dalle conseguenze della pandemia. Questo rappresenta in ogni caso un segnale positivo di integrazione, considerando il numero sempre più alto di acquisizioni di cittadinanza: l’85% degli stranieri risulta regolarmente residente in Italia mentre l’8,7% è in stato di irregolarità.
Infatti, se nel 2019 le persone prive di un titolo di soggiorno erano circa 560 mila nel 2020 sono scese del’8% arrivandone a contare 517mila. Questa leggera e positiva inversione di tendenza si è registrata ancora prima della Sanatoria del 2020.

Un identikit della popolazione straniera in Italia mostra che la presenza femminile è di poco più alta rispetto a quella maschile, rispettivamente il 51,8% ed il 48,2%. I minori sono poco più del 20% sul totale degli stranieri mentre i msna censiti nelle strutture di accoglienza alla fine del 2020 sono 7.080. Le nazionalità che registrano più presenze e che rappresentano da sole quasi il 40% del fenomeno migratorio complessivo sono quella rumena (22,7%), albanese (8,4%) e marocchina (8,2%). Seguono la comunità cinese, filippina, indiana, bangladese, egiziana e pakistana.

Rapporto Ismu 2020, pandemia e immigrazione

Come ha ricordato il professor Vincenzo Cesareo Segretario Generale della Fondazione, le conseguenze della pandemia in campo economico sono state un ulteriore motivazione di spostamento per le persone migranti e hanno creato ulteriori difficoltà ai fini dell’integrazione. Infatti, sono aumentati in maniera considerevole gli sbarchi con 34mila presenze rispetto alle 11mila del 2019 e alle 23mila dell’anno precedente, lontanissime dai 181mila del 2016. Questa inversione di tendenza potrebbe essere spiegata dal fatto che i migranti potrebbero aver iniziato il viaggio molto tempo prima dell’effettivo arrivo in Italia, del tutto inconsapevoli di dover affrontare una pandemia e una crisi economica. “Gli sbarchi e gli ingressi sembrano seguire una dinamica slegata dal resto della popolazione straniera, perché le frontiere esterne dell’Unione Europea rimangono pesanti” ha commentato Livia Ortensi, responsabile del settore statistico della Fondazione e docente di demografia all’Università di Bologna.

Ma le conseguenze tangibili della pandemia si sono riversate in maniera considerevole sullo stato di salute psicologico dei migranti, soprattutto tra le donne, e fisico dal momento in cui la maggior parte degli impieghi hanno previsto e prevedono tutt’ora la presenza sul posto di lavoro con un’esposizione inevitabile al contagio. La presenza dei “key workers”, impegnati nelle filiere agroalimentari, il settore sanitario e nella cura della persona ha permesso alla macchina produttiva italiana di non arrestarsi anche davanti ai disagi della pandemia. Allo stesso tempo sono emerse le criticità delle condizioni dei lavoratori, in parte ovattate dalla Sanatoria ma non sufficienti a colmare  la precarietà dei lavoratori stranieri.

Rapporto Ismu 2020, esiti delle richieste d’asilo

Nel corso dello scorso anno gli spostamenti per richiesta di asilo o protezione umanitaria sono stati inevitabilmente influenzati dalle restrizioni dovute alla pandemia. Infatti, sono state registrate 28mila richieste d’asilo rispetto le oltre 43mila dell’anno precedente. Si è registrato anche una riduzione dei permessi di soggiorno rilasciati: nei primi sei mesi del 2020 sono 43mila i cittadini stranieri che hanno ottenuto un esito positivo, meno della metà di quelli rilasciati nello stesso periodo del 2019. Nel corso degli ultimi due anni c’è stata una declinazione dei dinieghi dei permessi di asilo, evento da ricollegare al cambio di legislazione che ha soppresso la protezione umanitaria e che ha avuto un impatto diverso sulle varie nazionalità in entrata.

Immigrazione, episodi di razzismo post-pandemia

Una conseguenza non immediatamente tangibile della pandemia è stata l’incremento di episodi di razzismo e discriminazione, in particolare nei confronti della comunità cinese. Ma le opinioni negative nei confronti delle persone migranti è un fatto noto ancora prima dello scorso anno. Secondo una ricerca Eurispes condotta nel corso dei primi sei mesi del 2020, il 25,9% della popolazione italiana è apertamente ostile al fenomeno migratorio. “Questo è un dato importante perché ci dice che gran parte degli italiani riconosce la difficoltà di avere a che fare con l’altro, soprattutto in questi tempi storici particolarmente difficili, ma lo considera un evento superabile” scagionando l’Italia dall’appellativo di nazione ostile, ha spiegato Giovanni Giulio Valtolina della Fondazione Ismu.

Novità importante di quest’anno è la possibilità di scaricare gratuitamente online il Rapporto Ismu, direttamente dal sito ufficiale. Alla presentazione hanno preso parte numerosi ospiti, in parte membri della Fondazione Ismu ma anche voci istituzionali e qualificate come Patrick Doelle della rappresentanza della Commissione europea in Italia e Giovanni Fosti della Fondazione Cariplo.

Giada Stallone
(23 febbraio 2021)

Leggi anche: