Immigrazione e Imprenditoria: Come Parlarne
Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2018-2019, edito da Idos, è stato presentato il 29 maggio, alle ore 10, in video conferenza. Si parla ancora di immigrati, ma non più nel ruolo di rifugiati: stavolta come imprenditori, come figure attive nell’economia del nostro paese. Una presentazione di un paio di ore, introdotta da Luca Di Sciullo, presidente del centro studi e ricerche Idos, nel quale è stato possibile sentire anche la voce dei diretti interessati, soprattutto donne imprenditrici migranti. Raramente la componente femminile è vista come protagonista attive del fenomeno migratorio. Ma anche le donne, come Maria Fermanelli, Vice Presidente della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresale le cui parole di umanità sono vecchie, ma sempre nuove. Siamo tutti sulla stessa barca, nessuno si salva da solo. “Abbiamo occasioni di essere più ‘efficaci’”, afferma. Bisogna fare di salute, educazione e diritto al lavoro una priorità. Le disuguaglianze sociali presenti da anni, vanno affrontate, non possono più essere procrastinate”.
Le Imprese Multiculturali
Per Laurence Hart, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’OIM, Organizzazione Internazionale per la Migrazione, è utile aprire un dibattito chiaro che permetta la partecipazione dei migranti in un percorso di crescita, incontro e integrazione, che si allarghi a tutti i settori dell’industria e dell’economia. Soprattutto nei settori associati al Made In Italy, che più che mai deve farsi aperto e multiculturale. L’integrazione è determinante per la nascita delle imprese multiculturali – valorizzando gli elementi comuni che mostrano di esse il valore aggiunto. Hart invita dunque a una maggior propensione a internazionalizzazione ed esportazione, specie in momenti di crisi.. Suggerisce anche maggiore coordinamento e sostegno all’imprenditoria migrante e multiculturale, diritti fondamentali e promozione dell’inclusione.
I dati sul tavolo
Carlo Corazza, Capo Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo, segnala come la pandemia in corso, vada vista con realismo e anche ottimismo, perchè possa essere un’occasione per ripartire “meglio”Spetta a Maria Paola Nanni di IDOS, presentare agli ascoltatori i dati dedicati all’imprenditoria degli stranieri in Italia suddivisi per singole province. In Italia, fa notare, è presente un eccezionale dinamismo – ma anche maggiore fragilità. Delle ditte italiane, solo il 10% è gestito da immigrati, numero cresciuto del 32,6% dal 2011 al 2018. I dati sono simili anche nel campo delle start-up innovative, con il 13,9% delle aziende nelle mani di immigrati e anche delle aziende high-growth, con una percentuale dll’8,1%. Il settore d’attività prevalente sono i servizi, seguiti da industria e agricoltura. La concentrazione maggiore è nelle regioni del Nord Ovest e nel Centro Italia, in città come Milano, Torino, Firenze e Roma. Poco presenti ancora al Sud e soprattutto nelle due isole. Vengono soprattutto dal Marocco, dalla Cina e dalla Romania, e subito dopo da Albania e Bangladesh.
Immigrazione e Imprenditoria: la stilista Hind Lafram
La ricercatrice Paola Andrisani apre una finestra sulla condizione della donna. Nell’ambito della migrazione, quello che manca è il ruolo di protagoniste attive. Anche se si coglie l’occasione della presentazione del dossier per ascoltare due imprenditrici di origini straniere. Hind Lafram, la prima, è specializzata in abiti adatti alle donne musulmane. Naturalmente gli hijab, colorati ed eleganti, ma anche abiti lunghi da svago, da sera e da sposa. A 360 gradi, tramite la sua collezione, mostra una donna musulmana emancipata e attiva. La sua linea, che riprende il suo nome Hind Lafram, si inserisce in una corrente stilistica e di business in corso da molto tempo anche al di fuori dal contesto religioso o dell’Islam. La modest fashion, moda modesta, abbigliamento femminile semplice e classico per le donne che preferiscono non mostrare il loro corpo pubblicamente. Ma Lafram non vede la sua attività come un business, come qualcosa di realizzato per lucrare su una tendenza, ma come “una vera e propria esigenza”. Spesso, fa notare, i passanti sono sorpresi dalla varietà e dalla modernità dei suoi capi. Vedono abiti sportivi e si sorprendono che alle donne musulmane sia permesso fare sport. Il non essere cittadina italiana si rivela spesso deleterio per il suo business: non può espandere la sua attività all’estero, o partecipare a vari eventi nel campo della moda.
Immigrazione e Imprenditoria: l’agriturismo di Mirela Dumitrescu
Anche Mirela Dumitrescu, proprietaria di un agriturismo nelle Marche assieme al marito Giancarlo, fa sentire la propria voce sulla sua esperienza di imprenditoria. “Quando la gente mangia non distingue la mano di una cuoca straniera da quella di un’italiana”. Come molti proprietari di agriturismi, Mirela Dumitrescu valorizza la cultura culinaria del paese e vicina alla natura, mettendo orgogliosamente in mostra l’origine biologica dei prodotti del suo agriturismo. Apprezza il fatto di vivere nel comune di Smerino, tra i più piccoli d’Italia, “Vengo da una città vicino a Bucarest, in cui a malapena si conosceva il vicino di palazzo. Qui invece siamo tutti una famiglia”. Qui è più facile conservare le tradizioni culinarie, qualcosa che deve preservarsi nel tempo e creare dei legami forti non soltanto a livello locale. E dovrebbero essere di monito le parole di colei che chiude la conferenza, la Vice Ministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale Emanuela Claudia del Re: bisogna rendersi conto del ruolo internazionale delle diaspore. “Un problema collettivo, onnipresente, dal quale possono scaturire però opportunità per tutti, a cominciare da chi ne è coinvolto in prima persona”.
(Maria Flaminia Zacchilli31 Maggio 2020)
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