Il report statistico annuale Global Trends 2019 realizzato da UNHCR è stato presentato alla stampa il 18 giugno alle ore 10:30 in livestreaming sul canale YouTube di UNHCR Italia. L’evento è organizzato in concomitanza con la Giornata Mondiale del Rifugiato, che si tiene annualmente il 20 giugno.
Parlare con l’UNHCR
Ad aprire la conferenza è Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. Altre personalità includono Emanuela Del Re, Vice Ministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Michele Di Bari, Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione al Ministero dell’Interno. La Cardoletti, nuova rappresentante UNHCR per San Marino, rientrata da poco da Washington dove lavora da anni, una vita dedicata ai rifugiati, per lei “una missione, una passione”.
Ma soprattutto vengono ascoltate le voci dei diretti interessati, facendo parlare due rappresentanti di due diverse associazioni rivolte all’assistenza degli ultimi. La prima è Douaa Alkoka, rifugiata di origini siriane e rappresentante della Pro Loco Cammini di Reggio Calabria. Del ruolo dei rifugiati nella risposta al Covid-19 in Italia parla invece Berthin Nzonza, Fondatore dell’Associazione Mosaico – Azioni per i Rifugiati, con base a Torino. La presentazione Global Trends viene invece portata avanti da Carlotta Sami, Portavoce UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

Nei dati che vengono presentati scopriamo che al mondo ci sono più di 79,5 milioni di rifugiati, l’1% della popolazione globale. Hanno acquisito questo status a causa di persecuzioni, conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani o eventi che disturbano l’ordine sociale. Di essi, solo 20.4 milioni sono sotto l’assistenza dell’UNHCR. Il 68% dei rifugiati ha avuto origine da solo cinque paesi: la maggioranza proviene dalla Repubblica Araba Siriana, per un totale di 6.6 milioni. Seguono 3.7 milioni dal Venezuela, 2.7 milioni dall’Afghanistan, 2.2 milioni dal Sud Sudan e 1.1. milioni dalla Birmania. 3.6 milioni di rifugiati, da tutto il mondo (inclusi paesi sudamericani come Colombia e Venezuela) sono accolti in Turchia.
I rifugiati sono testimoni del cambiamento del mondo: scappano da vari conflitti come in Sudan, Repubblica Democratica del Congo o Venezuela. È sempre più difficile trovare soluzioni. Negli anni 90 erano tutti molto occupati ad aiutare i rifugiati a tornare a casa, uno degli impegni più coinvolgenti e importanti dell’attivismo. Oggi persino quella soluzione sembra sfuggire di mano. Eppure l’accoglienza degli sfollati continua ad andare avanti, in luoghi come l’isola di Aruba, il Libano, la Giordania, il Curaçao e, nuovamente, la Turchia. E il 40% di essi sono bambini.
L’esperienza dei rifugiati in prima persona
Douaa Alkola si trova in Italia da 4 anni. Ha lasciato il suo paese, la Siria, per diversi motivi. In primis la guerra, ma anche i problemi di salute del padre, acuitisi perché durante la guerra non era possibile occuparsi di lui. Lei e la sua famiglia sono dunque andati in Libano, esperienza che Alkola racconta in maniera onesta e diretta. “Difficile lasciare il paese,” dichiara, “si abbandonano tutti i ricordi e la gioia”. Sono passati nove anni, del periodo in Libano ricorda le tante difficoltà incontrate “Siamo tristi e felici allo stesso tempo”, dice della sua situazione attuale.
I rifugiati, nelle sue parole, si trovano in un posto – mentale quanto fisico – dove non sanno se troveranno davanti a sé altro dolore. Hanno anche paura, per esempio, di non riuscire ad imparare la lingua del paese ospitante. Iniziando a frequentare la scuola, però, Alkola e la sua famiglia si sono sentiti felici: avevano trovato un posto con persone che gli vogliono bene. Alkola ora è felice di essere venuta in Italia, . E considera Cammini, la “sua seconda famiglia”, che le permette di tornare a studiare.
Il 2019 è stato un anno molto difficile per i rifugiati, il numero delle persone in fuga è quasi raddoppiato dal 2010, allora erano 41 milionil secondo UNHCR
Berthin Nzonza rappresenta L’associazione Mosaico: Azioni Per I Rifugiati rivolta ai rifugiati che abitano a Torino. Offre loro materiale di prima necessità, prodotti igienici, pannolini e via dicendo. Una vera e propria catena di solidarietà per i rifugiati.
In che modo, si chiede, anche la persona comune può aiutare i rifugiati e dare un contributo nel quotidiano per migliorare la situazione di queste persone? La risposta data da Nzonza è una frase vecchia, ma sempre nuova: “Nessuno può salvarsi da solo”. Si tratta di imparare a incontrarsi e creare relazioni. Non è solo una questione politica, ma di diritti universali. In questi mesi si parla molto di bianchi e neri. E qui cita Antoine De Saint Exupery, autore del Piccolo Principe, quello che dobbiamo fare per superare queste problematiche, in breve, è “camminare insieme”. Vedere l’altro può essere una fonte di conflitto sulle prime, ma se lo si immagina come portatore di qualcosa in più si possono creare delle relazioni.
Flaminia Zacchilli
(23 Giugno 2020)
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