Io ho diritto alla salute, campagna Unhcr per rifugiati LGBTQIA

La violenza non conosce genere, ma nel dibattito pubblico si parla poco degli abusi a danno di ragazzi e uomini lungo il percorso migratorio. Questo il tema della nuova campagna informativa “Io ho diritto alla salute” lanciata a fine aprile da Unhcr, in collaborazione con l’associazione di volontariato Il grande Colibrì, rivolta a richiedenti asilo e rifugiati LGBTQIA, ma anche a operatori e operatrici e alle Ong ed associazioni che con essi lavorano.

Io ho diritto alla salute, il materiale informativo della campagna

“Il tema della violenza sessuale è un dramma che colpisce molte persone migranti e richiedenti asilo, tra cui anche uomini, soprattutto se appartengono a una minoranza sessuale”, è quanto comunica Il grande Colibrì nella nota a descrizione della campagna. “A volte le perone LGBTQIA fuggono dal proprio paese proprio a causa di queste violenze, ancora più frequenti in contesti di guerra o di conflitto, altre subiscono abusi durante il viaggio verso l’Italia o anche in Italia”.

La campagna è stata lanciata con lo scopo di introdurre il tema ma soprattutto per informare migranti e rifugiati sulle possibilità di chiedere aiuto e assistenza medica. Il materiale, consultabile sulla pagina dedicata, si compone di alcuni video informativi tradotti in francese e inglese e rivolti sia ad adulti che a minori stranieri. Inoltre, sono state realizzate delle strisce di fumetti i cui protagonisti sono stati interpretati da volontari stranieri dell’associazione. Sia i video che le strisce riportano i numeri di telefono gratuiti per chiedere aiuto o cure mediche:

  • 15522: se hai bisogno di più informazioni e aiuto. Puoi parlare in italiano, arabo, francese, inglese o spagnolo;
  • 800 290 290: se una persona ti obbliga a dare sesso con altri;
  • 112: se sei in pericolo, sei hai bisogno della polizia o di un’ambulanza;
  • Jumamap.it: è un sito internet sul quale trovi le organizzazioni che possono aiutarti in tutta Italia.

Violenza su ragazzi e uomini rifugiati e richiedenti asilo, alcuni dati

Ragazzi e uomini perseguitati nel proprio Paese e non solo, perché il fenomeno della violenza li accompagna anche durante il percorso migratorio. Una recente ricerca condotta dalla Women’s Refugee Commission ha rivelato come la violenza sessuale contro rifugiati e migranti, donne, uomini, ragazze, ragazzi e persone con diverso orientamento sessuale, identità ed espressione di genere o caratteristiche sessuali (SOGIESC), è una prassi tristemente nota lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Gli abusi nel Paese di origine possono diventare i motivi della migrazione ai quali si aggiungono i soprusi sessuali anche da parte di gruppi armati alle frontiere o ai posti di blocco. Il quadro dei dati  raccolti in Italia da Unhcr, Medici Senza Frontiere, Oxfam, Unicef e Iom sono preoccupanti e dimostrano che la violenza si è verificata lungo la tratta ma in maniera massiccia durante il transito in Libia.

I dati raccolti vanno dal 2014 sino al 2018 e le percentuali di coloro che dichiarano di aver subito violenza fisica e tortura rimangono sempre alte. Nel 2017 il 92% su 921 rifugiati e migranti intervistati dall’Unhcr in Italia dichiara di essere stata una vittima di abusi. Dai racconti degli intervistati trapela come la violenza sessuale contro uomini e ragazzi in Libia è una prassi consolidata e sistemica, una cosa “successa a tutti”. Vittime di violenza sono anche i minori stranieri non accompagnati: dalle interviste condotte dall’Oim in Italia nel 2017 su 725 bambini rifugiati e migranti l’88% ha affermato di aver subito violenza fisica, mentre su 1600 giunti in Italia attraverso il Mediterraneo centrale l’anno prima, il 75% è stato vittima di traffico e sfruttamento sessuale.

Al via la campagna informativa Unhcr e Il grande Colibrì rivolta a rifugiati e richiedenti asilo LGBTQI. (Foto di G.MA.)

Le difficoltà all’arrivo in Italia

Sugli abusi a danno delle persone con orientamenti sessuali, identità di genere o caratteristiche sessuali diverse non sembra uscirne un quadro chiaro, sia perché la violenza è così altamente sistemica da coinvolgere tutti i migranti, sia perché l’omosessualità è criminalizzata in Libia e in gran parte del mondo e uomini e ragazzi tendono a non parlarne, a tenere le proprie relazioni nascoste. Nonostante l’arrivo in Italia e la sensazione di sentirsi maggiormente protetti rispetto al proprio paese di origine, alcuni partecipanti della ricerca denunciano la mancanza di alloggi sicuri e di continuare a ricevere discriminazioni da parte dei membri della comunità d’origine che risiedono con loro  nei centri. Tra i risultati più evidenti della ricerca, in particolare sulle condizioni di vita di migranti e rifugiati Sogiesc in Italia spaventa il fenomeno dello sfruttamento sessuale la cui portata è difficile da quantificare. Inoltre, alcuni degli intervistati hanno lamentato una profonda difficoltà nel confidare le proprie vulnerabilità e necessità agli operatori oltre alla complessità di poter ottenere lo status di rifugiato dimostrando la propria omosessualità o diverso orientamento di genere.

Ed è proprio a queste esigenze che la campagna “Io ho diritto alla salute” cerca di andare incontro.

Giada Stallone
(19 maggio 2021)

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