Se cadono le montagne: Zerocalcare al Centro Ararat

Se cadono le montagne è il titolo del nuovo fumetto di Zerocalcare dedicato alla questione curda, presentato il pomeriggio del 9 ottobre al Centro Socio-Culturale Ararat presso la Città dell’Altra Economia.
L’evento è stato accompagnato da un dibattito cui hanno preso parte il regista Manolo Luppichini, la giornalista del Manifesto Chiara Cruciati e l’attivista Nayeda che hanno partecipato al viaggio nel kurdistan iracheno raccontato nel fumetto, nato come inserto del numero 1418 della rivista Internazionale.

Se cadono le montagne: la copertina

Kurdistan 6 anni dopo

Se cadono le montagne rappresenta una sorta di aggiornamento rispetto a quanto raccontato nel 2016 nel reportage a fumetti di grande successo Kobane Calling, incentrato sul viaggio effettivamente compiuto nel 2015 nei territori del Kurdistan siriano.
A sei anni di distanza, tra maggio e giugno 2021, Zerocalcare è tornato a trattare la questione, spostandosi però nei territori del Kurdistan iracheno.  “Ho scelto di tornare in questi posti perché volevo dare continuità all’informazione, e raccontare quello che sta succedendo ai curdi non andando lì è diventato molto difficile. L’ultima volta che sono andato nei territori del Kurdistan è stato sei anni fa. E sei anni in un contesto del genere rappresentano un’infinità di tempo perché nel frattempo sono successe molte cose. Nel 2015 l’Isis era ancora molto forte, tutto quello che era lo sforzo bellico dei curdi era rivolto a fronteggiarlo.

Oggi in molte zone l’Isis è sconfitto ma questo non ha portato necessariamente a un miglioramento, perché si sono spenti i riflettori della comunità internazionale ed è rimasto campo libero agli attacchi da parte della Turchia. Questo è stato un po’ il gioco delle potenze occidentali: i curdi ci hanno fatto comodo quando dovevano combattere l’Isis, poi però scopri che il PKK è ancora nelle liste del terrorismo internazionale. Il confine tra alleati/eroi e terroristi è molto labile. Denunciare questa ambiguità è stato un po’ lo scopo di questo fumetto. Per questo in origine lo avevo intitolato ‘etichette’”.

La resistenza sulle montagne

Il Kurdistan è un territorio dalle forti aspirazioni indipendentiste ma che, dopo gli accordi di Losanna del 1923, viene suddiviso tra Iraq, Iran, Siria e Turchia. “Per noi questo territorio diviso tra quattro stati ha una sua identità ed esiste un solo Kurdistan”, spiega Yilmaz Orkan dell’Ufficio informazione del Kurdistan in Italia (Uiki) “Se cadono le montagne cade tutto, perché le montagne sono il teatro della resistenza curda del PKK. Per questo l’esercito turco non smette di attaccarle, specialmente i Monti Zagros, perché sa che qui parte l’azione delle forze a difesa del Kurdistan. Da notare che le montagne si trovano in territorio iracheno, per cui si tratta evidentemente di attacchi compiuti da un paese esterno ai danni di un altro, ma con il suo tacito assenso”.

Il campo profughi di Makhmour

Il momento culminante del viaggio, raccontato nel fumetto, è stata la visita – o meglio: l’avvicinamento – al campo profughi di Makhmour, che raccoglie 12 000 persone poste sotto la tutela dell’UNHCR e da due anni sotto embargo. “Makhmour si trova all’interno di una delle zone contese dell’Iraq, che in base alla legge costituzionale irachena 140 avrebbero dovuto scegliere via referendum (mai indetto) se appartenere alla zona curda o al governo centrale di Baghdad”, spiega l’attivista Nayeda “Ci vivono i profughi scappati dalla Turchia dopo i massacri del 1994 ed è anche una zona ricca di petrolio. È il primo centro in cui sono stati applicati i principi del Confederalismo Democratico, ancora prima che nella città di Shengal e nel Rojava. Per questo è costantemente sotto il tiro dell’esercito turco”.

Shengal e i 74 massacri degli yazidi

Altra tappa importante la città di Shengal, nel nord dell’Iraq, non soltanto perché rappresenta un ulteriore esempio di applicazione dei principi del Confederalismo Democratico – democrazia dal basso, ecologismo e libertà delle donne –, ma perché è stata teatro di un recente ed efferato genocidio compiuto dall’Isis il 3 agosto del 2014 ai danni della minoranza yazida. “In realtà per gli yazidi, etnia di religione zoroastriana, si è trattato del 74esimo massacro, o ‘ferman’, della sua storia. Un bel record, che dà anche un’idea di quanto sia complesso questo territorio”.

La presentazione si è conclusa con il (ri)lancio della campagna freeApo per la liberazione del leader curdo Abdullah Öcalan, fondatore del PKK, dal 2002 detenuto nella prigione turca di İmralı, nel Mar di Marmara, pur avendo ottenuto l’asilo politico in Italia nel 1998.

Silvia Proietti
(10 ottobre 2021)

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