Baobab la sentenza: assolti perché il fatto non sussiste

Assolti perché il fatto non sussiste questa la sentenza nei confronti di Andrea Costa e dei volontari di Baobab Experience accusati di favoreggiamento all’imigrazione clandestina.
In mattinata le associazioni romane che lavorano con i migranti si erano date appuntamento a piazzale Clodio alle 11.30 per un sit-in di solidarietà
Come aveva twittato Mary Lawlorhrds, la referente speciale dell’Onu “Il processo di Andrea Costa non avrebbe mai dovuto iniziare” e concludeva affermando che “bisogna porre fine alla criminalizzazione della solidarietà ai migranti”.

Baobab
Baobab la sentenza: Sit-in a piazzale Clodio a sostegno di Andrea Costa e dei volontari di Baobab Experience

Meno di un mese fa Andrea Costa, insieme ad altri volontari di Baobab Experience, vanno sul confine moldavo-ucraino per prestare soccorso ai tanti ucraini in fuga dalla guerra. Si sprecano le lodi da parte dei media e delle istituzioni per l’operato di Baobab Experience.
Solo qualche anno prima, nel 2016, otto ragazzi sudanesi e un ciadiano si trovano a Roma senza un alloggio e nessun posto che possa ospitarli. Alcuni volontari di Baobab Experience offrono loro del cibo, e un aiuto economico per affrontare il viaggio e per acquistare il biglietto che li condurrà Ventimiglia, dove si trova il campo della Croce Rossa Italiana. Questa volta però, invece del plauso, Andrea Costa, presidente di Baobab Experience, insieme ad altri due volontari dell’associazione, vengono accusati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
È  fissata per il 3 maggio la sentenza di primo grado che attende il presidente di Baobab Experience e gli altri due volontari. Gli imputati rischiano dai 6 ai 18 anni di reclusione. Per questa ragione, giovedì 21 aprile, si è tenuta la conferenza stampa di Baobab Experience presso l’Associazione della Stampa Estera, in via dell’Umiltà 83.
Alla conferenza erano presenti Andrea Costa, la referente alla comunicazione di Baobab, Alice Basiglini, e gli avvocati Ludovica Di Paolo Antonio e Francesco Romeo. L’incontro è iniziato come previsto alle 15.30, in una sala gremita di giornalisti e di solidali con gli attivisti.

Baobab Experience processo a Andrea Costa e a due volontari
Baobab la sentenza: la conferenza stampa del 21 aprile 2022 (Foto Piuculture)

Baobab Experience: conferenza stampa

Andrea Costa, che all’epoca dell’accusa non era ancora presidente, ribadisce il ruolo che esercita Baobab nella società civile: “Siamo un gruppo di donne e uomini che si sono accorti che tante persone erano in mezzo alla strada e abbiamo deciso di aiutarle”.
Costa vuole anche ricordare che l’associazione è composta da volontari e che questo non deve passare in secondo piano: “Ciascuno di noi che è qui oggi, dagli avvocati, a me, ad Alice Basiglini, si è preso le ferie dal proprio lavoro. Tutto quello che facciamo è alla luce del sole, letteralmente, nel senso che siamo in strada.”
Costa non può fare a meno di far notare la differenza di approccio nei confronti di ciò che è stato fatto dai volontari di Baobab nel 2016 con ciò che è stato fatto in Ucraina nel 2022: “abbiamo attraversato 5 frontiere con il plauso delle istituzioni. Quando siamo tornati a Roma, per le stesse operazioni, siamo stati processati per favoreggiamento all’immigrazione clandestina”. L’incredulità del presidente di Baobab viene manifestata a fine del suo intervento, quando chiosa: “Non ho capito quale sia il reato, eppure sono una persona abbastanza intelligente”.

2016: criminalizzare  le Ong, i “Taxi del mare”

L’accusa ai danni dei volontari di Baobab avviene in un periodo nel quale le Ong vengono criminalizzate e additate come “taxi del mare”. Sono 16, dal 2015 al 2018, i processi contro le Ong per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Pertanto, viene il dubbio che anche il processo del 3 maggio che attende i volontari di Baobab rientri nella stessa strategia volta a criminalizzare chi aiuta i migranti” spiega l’avvocato Francesco Romeo.
Baobab Experience non è l’unica associazione umanitaria che viene accusata per avere tentato di aiutare delle persone. Nel febbraio 2021 è la volta di due attivisti facenti parte dell’associazione Linea d’ombra che opera a Trieste. I quali, per aver ospitato una famiglia curda, vengono accusati di immigrazione clandestina. Tuttavia il processo a  Linea d’ombra viene archiviato. Del processo a Baobab infatti, non v’è infatti alcun precedente, essendo stati archiviati tutti gli altri casi simili. “Eravamo convinti che l’accusa si concludesse con l’archiviazione”, dice la referente alla comunicazione di Baobab, Alice Basiglini.

Sudan e Ciad, chi vi fugge è un rifugiato

L’avvocatessa  Ludovica Di Paolo Antonio fa un excursus di ciò che è accaduto in Sudan e in Ciad nel 2016, i paesi di origine dei ragazzi che sono partiti alla volta di Ventimiglia grazie all’aiuto economico dei volontari di Baobab.
“In Sudan vi era un conflitto che perdurava da 13 anni ed è un paese nel quale sono stati violati i diritti umani ed è stato anche rilevato l’uso di armi chimiche. Mentre nel Ciad, dopo l’indipendenza dalla Francia, v’è stata una guerra civile e poi sono seguite due dittature. È anche nota l’alta incidenza del terrorismo di matrice islamica.” L’avvocatessa  spiega cioè che i ragazzi aiutati dall’associazione nel 2016  sono, senza ombra di dubbio, dei rifugiati.
Inoltre, un altro aspetto fondamentale nella vicenda è che cinque giorni prima che i ragazzi venissero aiutati dagli attivisti per mettersi in viaggio verso il Nord Italia il luogo di fortuna, allestito da Baobab in via Capua per ospitare i migranti, viene sgomberato. E la Croce Rossa capitolina era satura di posti. “Queste persone erano per strada. Si sono spostate perché la città di Roma non era in grado di dare un alloggio”. Afferma ancora Di Paolo Antonio.

Baobab Experience processo: “Le indagini sono come il maiale, non si butta via niente”

L’avvocato Francesco Romeo spiega la genesi del processo: “nasce, alla fine di settembre 2016, con un’ipotesi investigativa di associazione a delinquere. La pista che si vuole seguire è chiara, un’associazione che sfrutta i migranti per ricavarne profitto”. Siccome poi non vi sarà alcuna prova che possa far pensare a un’associazione a delinquere, si ripiega sull’attività umanitaria nei confronti di questi ragazzi provenienti dal Sudan e dall’Eritrea che vogliono andare a Ventimiglia. “Le indagini sono come il maiale, non si butta via niente, sono buoni anche gli scarti”, dice l’avvocato Romeo avvalendosi di una metafora.
D’altronde, l’ipotesi che Andrea Costa abbia agito per trarne un vantaggio economico risulta infondata quando “dalle indagini bancarie sul suo conto viene rilevato uno scoperto di 11 euro”. Afferma ancora Romeo.

Equiparare i trafficanti ai chi fa assistenza a fini umanitari

La legislazione italiana non fa differenza tra i trafficanti e coloro che fanno servizio umanitario. Come spiega Romeo, “Nel 2002 l’Ue, con una direttiva, ha dato a ogni Stato la possibilità di concedere la non punibilità a coloro che effettuano un aiuto umanitario, ma questa direttiva non è stata presa in considerazione dall’Italia”. Perciò chiunque faciliti il passaggio di un migrante in un altro paese viene accusato, a prescindere dagli scopi, di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Tuttavia in questo caso non c’è stato nessuno sconfinamento. Ma l’accusa ipotizza che la vera destinazione dei migranti non sia stata Ventimiglia bensì la Francia, ma di questo non v’è alcuna prova.

Marco Marasà
22 aprile 2022
(aggiornato il 3 maggio 2022)

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