Quali sono le ripercussioni che il caso Soumahoro avrà su una politica per la difesa dei diritti dei migranti e per una maggiore giustizia sociale?
Tre considerazioni.
- La prima: la strumentalizzazione della vicenda Soumahoro potrebbe indebolire la lotta che i migranti in prima persona fanno per la difesa dei loro diritti di lavoratori, cittadini, persone e la credibilità di chi si impegna insieme a loro all’ombra dei riflettori.
- La seconda: non ci serve una politica che si qualifica attraverso simboli piuttosto che praticando e esigendo la coerenza tra azioni e ideali, cercando di capire la realtà e come cambiarla; così come non ci servono giornalisti e intellettuali che sostengono il simbolo piuttosto che andare a capire se sia giusta la strada che quella persona sta percorrendo o se ce ne sia un’altra più efficace. E questo non riguarda solo i migranti ma l’intera società, che sta diventando sempre più ingiusta, tollera il razzismo e lo sfruttamento al limite della schiavitù, non vuole vedere i poveri, gli emarginati e anzi ne prova fastidio.
- La terza considerazione è l’auspicio che questa vicenda costituisca una lezione per la politica e per tutti, un’occasione sia per capire che la mancanza di coerenza tra comportamenti e idee professate alla lunga non paga sia per guardare la realtà nella sua concretezza, così com’è, e scegliere se e come la si vuole cambiare.
Andando oltre il caso personale di Soumahoro e famiglia e riflettendo sulle ripercussioni che esso può avere, possiamo fermarci all’amarezza perché vengono indebolite la speranza di riscatto e la fiducia nel cambiamento; oppure ricavarne delle indicazioni su come soggetti politici, operatori sociali, intellettuali – che non vogliono farne un uso strumentale – possano agire per fare della difesa dei diritti dei migranti un contributo per una società più giusta. (E noi siamo per questa seconda ipotesi)
Luciana Scarcia
(27 novembre 2022)