Donne e carcere: la difficile situazione in Italia

Scontare la pena in carcere non è uguale per uomini e donne. Sezioni femminili inadeguate, poche attività professionali e percorsi scolastici, mancanza di tutele per madri e figli in carcere sono solo alcuni dei fattori emersi dal report dell’associazione Antigone.

Donne e carcere: una questione di numeri

Secondo i dati raccolti nel nuovo report Dalla parte di Antigone al gennaio 2023, le carceri in Italia ospitano circa 2.392 donne: autrici di reati di sfruttamento o di favoreggiamento della prostituzione (25,8% de casi), di truffa informatica (23,2%) che potrebbe essere riconducibile all’estorsione di denaro attraverso identità fittizia creata online e di furto (20,2%).

La pena alle quali sono condannate le donne è solitamente inferiore rispetto a quella degli uomini, e si in media è di sette anni di carcere. Le ragazze che hanno meno di 18 anni sono recluse negli istituti penali minorili, di cui solo uno nel nostro paese è totalmente femminile. Le quattro carceri femminili presenti sul territorio italiano – a Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia – ospitano 599 donne, pari a un quarto del totale. L’Istituto a custodia attenuata di Lauro ospita 9 madri detenute e altri tre piccoli Icam ospitano 5 donne in totale. Le altre 1.779 donne sono sostanzialmente distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili.

Carceri femminili: le problematiche

Nonostante la riforma dell’ordinamento penitenziario entrata in vigore nell’ottobre 2018 abbia introdotto all’art. 14 che definisce come “le donne ospitate in certe sezioni devono essere in numero tale da non compromettere le attività trattamentali”, si continua ad andare dalle 114 presenze femminili nel carcere milanese di Bollate alle 117 nel carcere di Torino.

La capienza ufficiale delle carceri femminili è pari a 533 posti letto. Il tasso di affollamento ufficiale risulta del 112,3%, superiore al tasso di affollamento ufficiale generale delle carceri italiane pari al 109,2%.  Secondo il report, le donne non sono responsabili del sovraffollamento carcerario ma lo subiscono più degli uomini:
il numero più alto di donne detenute si trova nel Lazio (390) e seguono la Lombardia (386) e la Campania (326).

Gli psicofarmaci sono un altro problema che aleggia tra le celle degli istituti carcerari femminili: Antigone riporta come quasi il 64% delle donne presenti faccia regolarmente uso di farmaci psicoattivi per il trattamento di disturbi psichiatrici e neurologici. A ciò si aggiunge anche un monte ore dedicate all’assistenza sanitaria femminile maggiore di quello maschile.

La condizione dei bambini

I figli separati dalle madri perché in carcere erano all’incirca 4.000 su una popolazione di 1.426 donne in carcere alla fine del 2021. Secondo la normativa italiana i bambini possono vivere insieme alle madri all’interno delle strutture penitenziarie o degli istituti a custodia attenuata (Icam) fino all’età di 18 mesi. Stando ai dati raccolti da Antigone la presenza dei bambini nelle carceri non è stata influenzata dalle modifiche normative introdotte nel tempo proprio a tutela del rapporto tra madri detenute e figli, bensì dalla pandemia da covid-19 che ha estremamente ridotto la loro presenza nelle carceri. Al 31 gennaio 2023 sono infatti 17, rispetto ai 29 della fine del 2020 e dei 48 dell’anno precedente.

I numeri preoccupano e le condizioni di queste donne – e bambini – all’interno delle carceri fanno emergere una realtà del tutto diversa a quella che comunemente si pensa. Le carceri fungono da luogo di punizione più che rieducazione, in un contesto in cui le donne sono ancora più fragili rispetto agli uomini.

Dalla parte di Antigone: primo rapporto sulle donne detenute in Italia

Giulia Fuselli
(16 marzo 2023)

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