A scuola anch’io. Il convegno sull’integrazione al Municipio V

Venerdì 28 aprile nel Municipio V di Roma si è tenuto un convegno sul tema dell’inclusione
scolastica organizzato dall’assessorato alle Politiche educative in collaborazione con Rete
Scuolemigranti e Centro di Servizio per il Volontariato (CSV) Lazio, è stata un’occasione di dialogo con dirigenti scolastici, genitori e associazioni.

Il Municipio V comprende zone di Roma con una forte presenza di stranieri come Torpignattara e Centocelle. Ma, come sottolinea l’assessora alle Politiche educative e scolastiche Cecilia Fanunza, è anche quello con il più alto tasso di dispersione scolastica. Le ragioni sono diverse, primo tra tutti il problema organico delle classi sovraffollate. Classi in cui diventa difficile integrare alunni che non parlano l’italiano come lingua madre. Di fronte a questo enorme tema su cui raramente l’opinione pubblica si interroga, alle amministrazioni non resta che affidarsi alla rete dell’associazionismo locale.

Il rischio, come sottolinea la coordinatrice di Rete Scuolemigranti Paola Piva durante l’intervento introduttivo, è che si crei il “paradosso del volontariato”: l’associazionismo non può essere la soluzione al problema, occorrono interventi strutturali e organici da parte delle istituzioni. E sempre secondo Paola Piva, il sostegno da parte degli italiani c’è ed è saldo: occorre creare una vera politica dell’integrazione.

Intanto nella realtà di tutti i giorni anche solo l’accoglienza degli alunni diventa un problema. Sulla carta, infatti, carta, infatti, la scuola italiana è fortemente inclusiva, qualsiasi minore deve essere accolto a scuola. Ma per l’assenza di una programmazione dell’accoglienza adeguata, per dirigenti e insegnanti diventa quasi impossibile inserire alunni in classi sovraffollate. E di fronte a questo problema la soluzione non può che arrivare dalle amministrazioni, anche perché il rischio è quello di negare un diritto fondamentale come il diritto allo studio.

Una volta inserito il minore, occorre lavorare per l’integrazione. Un problema ancora più sentito nella rete di scuole distribuite nel territorio del Municipio V. E a parlarne sono proprio i dirigenti di questi istituti come Rosanna La Balestra, preside dell’IC “Simonetta Salacone”, istituto comprensivo di Torpignattara che conta un tasso del 50% di alunni di origine straniera. In realtà come queste, è chiaro che la didattica per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua arriva a coinvolgere l’intero gruppo classe.

Eppure, troppo spesso questa didattica si affida a realtà locali di associazionismo, come appunto CSV e Rete Scuolemigranti. Sempre secondo Paola Piva, bisogna trovare un modo per far sì che la scuola offra dei laboratori di italiano permanentemente aperti, aprendosi anche alla didattica per i genitori. Ma appunto il volontariato è un soggetto che di per sé non può garantire una continuità. Per questo Rete Scuolemigranti ha ribadito la necessità di un protocollo adeguato che permetta di garantire l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua con del personale qualificato all’insegnamento, senza contare solo sul lavoro dei mediatori culturali.

Le grandi problematiche che si aprono quando si affronta il tema dell’integrazione a scuola possono quindi essere affrontate solo con il coordinamento delle istituzioni, che devono dare risposte alle esigenze di dirigenti, insegnanti e alunni. Proprio per questo al convegno era presente anche l’assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro del Comune di Roma Claudia Pratelli. Anche secondo l’esponente della giunta della capitale il dibattito pubblico non è sintonizzato con la rete delle scuole, complice anche una falsa narrazione su una “emergenza migranti”.

L’intento del Comune sarebbe quello di abbattere le rette dei nidi comunali prolungando gli orari di apertura, rivedendo anche i criteri di accesso alle scuole per l’infanzia. Già questo permetterebbe di fare un primo passo avanti per una didattica più inclusiva. Ma la giunta sta anche lavorando per cambiare il piano educativo per il personale scolastico con un focus sul background migratorio. Anche secondo Pratelli, per un’offerta formativa inclusiva che garantisca un costante insegnamento dell’italiano come seconda lingua, occorre intervenire sulla  carenza di organico nelle scuole.

Ma non bastano delle risposte immediate per creare una politica dell’integrazione. Occorre mettere in pratica una strategia a lungo termine, che al momento in Italia sembra ben lontana. Questo avviene nel disinteresse da parte dell’opinione pubblica e nell’assenza delle istituzioni. Il lavoro di realtà come Rete Scuolemigranti diventa quindi il primo passo per costruire una vera didattica dell’inclusione.

Carlo Comensoli
(2 maggio 2023)

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