Protocollo d’Intesa tra Roma Capitale e Ufficio Scolalistico Regionale, l’intervista a Paola Piva coordinatrice della Rete Scuolemigranti: “è in atto un cambio di sensibilità”
“I minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarita’ della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essi sono soggetti all’obbligo scolastico secondo le disposizioni vigenti in materia. …”
Queste le prime parole dell’Art. 45 (Iscrizione scolastica) del dpr n.394/99 “Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”.
Molto c’è ancora da fare affinché quest’asserzione abbia il suo concreto riscontro nelle scuole italiane e della Capitale, per arrivare ad un’effettiva inclusione di ciascun studente migrante nel rispetto di quanto la nostra Costituzione sancisce in alcuni articoli 10, 30 e 31 e nell’art. 34: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.”
Il Protocollo d’Intesa un cambio di direzione in riferimento agli studenti migranti
A maggio è stato compiuto un notevole passo in avanti con la firma e la presentazione, da parte dell’Assessora alla Scuola, Formazione, Lavoro di Roma Capitale, Claudia Pratelli e da Valter Farris del Ministero dell’Istruzione e del Merito, del “Protocollo d’Intesa tra Roma Capitale e Ufficio scolastico Regionale del Lazio (Usr) finalizzato all’inclusione nelle scuole dei bambini e delle bambine con background migratorio” svoltasi presso l’IPSEOA Tor Carbone – Alessandro Narducci di Roma.
Il Protocollo segna “un cambio di direzione” specifica Paola Piva coordinatrice della Rete Scuolemigranti, è un accordo che ha avuto una gestazione abbastanza lunga, “almeno un anno” ed “uno dei soggetti che ha molto sollecitato il suo raggiungimento è proprio la Rete Scuolemigranti, anche in analogia con esperienze fatte in altre città italiane”.
Scuolemigranti una rete per l’integrazione linguistica e sociale
La Rete Scuolemigranti, è la “Rete delle associazioni che nel Lazio insegnano l’italiano a migranti adulti e bambini e ragazzi di origine straniera”.
È nata nel 2009 e riunisce varie tipologie di associazioni differenti sia per storia, orientamento politico, d’ispirazione laica o religiosa, che sono tutte impegnate in egual modo nell’insegnamento gratuito dell’italiano. Fanno parte della rete, tra gli altri: Caritas, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, Cies, Che Guevara, Asinitas, Piuculture e tanti altri ancora. Ogni associazione sceglie in quale modo operare, anche sulla base delle risorse. I corsi possono essere svolti presso varie sedi, biblioteche, centri sociali, parrocchie, gli stessi istituti scolastici ed altri spazi anche connessi allo sport .
“Da anni Scuolemigranti segnala varie disfunzioni nel sistema scolastico romano, che ostacolano l’iscrizione di alunni stranieri, soprattutto se arrivano quando la scuola ha già formato le classi. La “povertà educativa” inizia all’ingresso, quando la bambina o il bambino restano a casa per mesi. Perché? In parte ciò dipende da scuole affollate e scarsità di insegnanti, ma pesa anche l’impreparazione dei genitori stranieri e degli stessi volontari che li affiancano.”
Cosa accade quando uno studente migrante arriva in Capitale?
Prima di parlare nello specifico del Protocollo d’Intesa tra Roma Capitale e l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio (Usr) cerchiamo di comprendere cosa accade quando un migrante, o meglio un genitore chiede l’iscrizione di suo figlio straniero in una scuola della Capitale, per capire soprattutto cosa può fare il Comune e nello specifico l’Ufficio Scolastico nella gestione delle iscrizioni degli alunni che arrivano da altri paesi.
L’incontro con Paola Piva è chiarificatore circa questo complesso sistema: “c’è sicuramente un ruolo del Comune che è quello di assicurarsi che non vi siano evasioni scolastiche, cioè che tutti i ragazzi in età ad obbligo scolastico siano inseriti”. La stessa Piva specifica “è importante che si arrivi a delle azioni positive là dove ci sono dei problemi: il genitore straniero, non conoscendo bene le norme e i suoi diritti, se arriva a metà anno scolastico, aspetta settembre per iscrivere a scuola suo figlio, e questo accade perché manca informazione. Ecco, spetta proprio al Comune di Roma, come ai Municipi conoscere quanti ragazzi in obbligo scolastico, italiani e stranieri, stiano effettivamente andando a scuola, e spetta sempre al Comune di Roma compiere una sorveglianza a partire dall’anagrafe e dai ricongiungimenti familiari per arrivare a delle verifiche per capire se tutti siano iscritti nelle scuole del territorio”.
La coordinatrice della Rete Scuolemigranti sottolinea così che “l’Ufficio Scolastico Territoriale è un organo periferico del Ministero dell’Istruzione e del Merito e gestisce le iscrizioni e le piante organiche delle scuole, sorge così il nodo delle scuole di Roma che non hanno posto per i neo arrivati. Spesso ci sono i cosiddetti respingimenti perché la scuola è satura. Certo si potrebbe agire sdoppiando le classi ma questo richiede più personale ed è una pratica molto difficile da gestire, ma accade anche che, alle volte, si allunghino i tempi d’inserimento dell’alunno straniero in una classe per moltissime motivazioni anche derivanti da quanto avviene nelle stesse segreterie scolastiche”.
L’Osservatorio, il report Discol e l’azione dell’Ufficio Territoriale Scolastico
C’è da ricordare, come sottolinea Paola Piva, che è proprio la stessa rete Scuolemigranti a monitorare da vicino questo fenomeno attraverso un Osservatorio e il report Discol che dal 2021 raccoglie le varie casistiche e genera un rapporto, da cui emerge cosa ci sia da fare coinvolgendo anche lo stesso Ufficio Scolastico Territoriale di Roma che “ne condivide il punto di vista”.
In effetti quando un genitore migrante si rivolge all’Ufficio Scolastico del territorio per iscrivere suo figlio, “se non c’è posto in una scuola vicino è lo stesso ufficio ad attivarsi e trovare la scuola disponibile ad accogliere lo studente. Ma questo lavoro di allocare i nuovi iscritti, quelli che arrivano in corso d’anno, è in aumento anche nelle fasce del secondo ciclo scolastico, quindi degli Istituti Superiori, ne consegue che oramai la situazione è di certo molto complessa.”
L’Ufficio Scolastico Territoriale (regionale), come sottolinea sempre la coordinatrice della Rete Scuolemigranti, è uno snodo fondamentale ed è proprio lì che dovrebbe esserci una programmazione, una mappatura sistematica, per capire dove bisogna agire.
Il Protocollo d’intesa passaggio importante per l’inclusione dello studente migrante
Ecco, il punto in questione. In alcune città italiane ci sono dei modelli in cui i comuni e gli uffici scolastici, a seguito di un protocollo d’intesa, hanno istituito dei veri e propri poli territoriali di governo del fenomeno presso una scuola polo.
“Una delle rivendicazioni della Rete Scuolamigranti è che alcune cose che fa il servizio Discol al livello di volontariato siano svolte da una scuola Polo e che in tutti i Municipi ci siano due o tre scuole Polo coordiante del’Ufficio Scolastico Territoriale.”
Così come ci tiene a precisare Piva “La funzione di advocacy del volontariato può rimanere intatta” e in sinergia con il Comune di Roma può proseguire in attività di sensibilizzazione dei genitori, compiendo campagne e molto altro ancora. “Ma la distribuzione degli iscritti, degli allievi nel territorio, è una funzione pubblica così il tavolo interistituzionale ha un ruolo importante, e pur se ha impiegato un po’ di tempo, ha recepito grande parte della tematica portata avanti in questi anni citando tutte le questioni in essere” e indicando le varie strade da seguire per raggiungere gli obiettivi.
Gli obiettivi della rete Scuolemigranti in tema di alunni stranieri
Ancora una volta Paola Piva ribadisce che è “in corso un cambiamento di sensibilità. Questo tema prima era sottotraccia, ma per anni sono stati raccolti dati, quando ancora le istituzioni erano distanti. Recentemente il tema è entrato a pieno titolo dentro le scuole, i presidi sono consapevoli, perché stanno aumentando i ragazzi non italofoni, che non parlano l’italiano” e conoscere la lingua per una completa inclusione è fondamentale.
In riferimento proprio alla lingua italiana “l’obiettivo della rete Scuolemigranti è che ogni scuola abbia al proprio interno il laboratorio d’italiano, un’offerta formativa istituzionale, aperto tutto l’anno, con personale retribuito garantito” ed è questo uno dei vari elementi riportati nel protocollo, se ne tratta nello specifico nell’art. 4 comma ì “promuovere la realizzazione di laboratori linguistici di alfabetizzazione, apprendimento e potenziamento dell’italiano lingua seconda (L2) in favore dei minori provenienti da contesti migratori e azioni di supporto didattico ai compiti in orario scolastico e extrascolastico”
“Scuolamigranti sostiene che questo laboratorio d’italiano debba svolgersi in orario scolastico e aperto tutto l’anno, ossia debba essere un’offerta didattica come le altre materie”. Varie sono le obiezioni che arrivano in ordine sparso e a livelli diversi, anche perché per giungere a realizzare questo obiettivo bisognerà fare classi multilivello e creare un’articolazione adeguata dell’offerta di questi laboratori linguistici “ma la domanda è in crescita e di conseguenza anche la consapevolezza istituzionale, ed anche per il volontariato sarebbe una svolta, quindi il problema che prima appariva marginale, adesso sta esplodendo.”
I limiti del Protocollo d’intesa e i passi futuri
È sempre Paola Piva a mettere in luce un primo limite: “il Protocollo d’intesa è dedicato al primo ciclo d’istruzione” ma aggiunge che “verrà da sé che, nel proseguimento del dialogo, si prenderanno in considerazione anche le scuole superiori che hanno le stesse problematiche degli istituti comprensivi.”
La coordinatrice della Rete Scuolamigranti ci tiene a precisare: “ho molta fiducia che il Comune si faccia carico di portare avanti i contenuti del protocollo e la stessa rete Scuolemigranti, s’impegnerà a riaprire il dialogo affinché si arrivi ad interventi operativi, qualcosa di concreto si dovrebbe già vedere entro un anno”.
Ci sono molti altri aspetti che meriterebbero di essere approfonditi rispetto alla tematica degli studenti migranti, altrettante questioni affrontate nel Protocollo d’intesa come “il tema della mediazione e dell’orientamento scolastico compiuto dai mediatori per chi esce dalla terza media.”
Paola Piva conclude “ci vuole un laboratorio d’italiano in ogni scuola, con personale retribuito che faccia parte del personale scolastico. Ciò significa che arrivare ad una riforma normativa, con una legge, è una battaglia di lungo periodo, ma nel frattempo si possono fare tante cose, l’ente locale può incentivare le scuole ad avere comunque questo laboratorio. Rete Scuolemigranti sta cercando di creare un osservatorio per Roma su tutte le scuole che hanno il laboratorio d’italiano, infatti se prima ad averlo erano pochissime scuole, ora sono poche ma ci sono.”
Nel mese di giugno, la Rete Scuolamigranti, ha inviato una lettera ai dirigenti scolastici offrendo un sostegno, concreto e gratuito, attraverso una serie di servizi di volontariato, come incoraggiamento agli istituti scolastici ad organizzare il corso di italiano per alunni non italofoni, aperto tutto l’anno, con docenti retribuiti.
Una nuova rotta per l’inclusione degli studenti migranti nelle scuole della Capitale è dunque tracciata, c’è da auspicare che l’impegno di tutte le parti coinvolte porti ad esiti tangibili.
Andrea Alessio Cavarretta
(2 agosto 2023)
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