I respingimenti scolastici degli alunni stranieri continuano numerosi in questo anno scolastico, favoriti anche dall’emergenza COVID che impone alle scuole il rispetto di precisi protocolli di sicurezza. Ma questioni prettamente organizzative possono realmente precludere il godimento del diritto fondamentale all’istruzione, sancito dall’art. 34 della Costituzione?
La mancanza di chiarezza sulla normativa è tra i principali ostacoli che si trovano ad affrontare i genitori stranieri che vogliono iscrivere i propri figli a scuola, spesso all’oscuro dell’obbligo formativo vigente nel nostro paese. A questo va ad aggiungersi la carenza di coordinamento istituzionale, che, forte del principio dell’autonomia scolastica, lascia ai Dirigenti Scolastici largo margine di discrezionalità nella gestione delle richieste di iscrizione in corso d’anno.
La creazione di un punto di riferimento all’interno dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR) del Lazio, fortemente voluto dalla Rete Scuolemigranti, è un’importante risorsa per favorire l’inserimento scolastico degli alunni stranieri.
Inclusione scolastica: un mero principio da enunciare?
Prima delle riaperture di settembre l’USR del Lazio ha predisposto l’invio di una nota informativa agli Istituti Scolastici sul divieto di respingimento degli alunni stranieri che intendono iscriversi in corso d’anno, anche se privi di documentazione anagrafica. Questa comunicazione rimanda ad un analogo comunicato del MIUR pubblicato ad inizio agosto 2020.
Ma tutto questo non sembra aver modificato in profondità il modus operandi delle scuole, come dimostra il caso del quattordicenne Ahmed, nome di fantasia. Arrivato insieme alla madre dal Bangladesh nell’agosto 2019 per ricongiungimento famigliare con il padre, che dal 2006 vive e lavora a Roma, in zona Montagnola. Ahmed si è seduto per la prima volta tra i banchi di una scuola italiana soltanto il 14 ottobre 2020, quando, dopo una lunga serie di tentativi non andati a buon fine, ha potuto varcare finalmente la soglia dell’IC Guicciardini, nei pressi della fermata della metro A Manzoni.
L’accoglienza degli alunni stranieri nell’IC Guicciardini
L’IC Guicciardini è una delle rare isole felici per l’accoglienza degli alunni stranieri nella realtà scolastica romana: possiede un protocollo di accoglienza per gli alunni Neo-Arrivati in Italia (NAI) che interessa tutte le figure impiegate nella realtà scolastica, ha attivato non soltanto corsi di italiano L2 con la collaborazione di FOCUS – Casa dei diritti sociali, ma anche convenzioni con le Università per avere tirocinanti che seguono i ragazzi neo-arrivati in una logica integrata, ha stipulato a proprie spese un contratto con una mediatrice culturale.
“È vero che i Dirigenti hanno norme di sicurezza alle quali si devono attenere, come per esempio il non superamento del tetto massimo di alunni per classe” spiega la prof.ssa Simona Di Matteo, Dirigente Scolastica dell’IC Guicciardini “ma la risposta alla richiesta di iscrizione di un alunno NAI non dovrebbe risolversi con un diniego, spesso informale. Soprattutto se la scuola in questione è collocata in prossimità del domicilio della famiglia. Accogliere non è soltanto questione di numeri: spesso, dobbiamo ammetterlo, ci si fa scrupolo di prendere ragazzi stranieri nuovi perché aleggia lo spettro del rallentamento didattico.”
Il fenomeno dei respingimenti degli alunni NAI richiede uno sguardo più ampio che sappia superare i limiti dell’edificio scolastico, sia in un’ottica di intervento sociale sia di coordinamento istituzionale: “Il problema non è del singolo dirigente, bisognerebbe elaborare una rete di azioni di sostegno per dare garanzie di accoglienza alle famiglie. Per evitare che al primo NO, i genitori finiscano per tenere i figli a casa creando sacche di emarginazione. Si potrebbe pensare ad un percorso di presa in carico che inizi negli uffici della Prefettura, a loro volta collegati con gli Uffici Scolastici Regionali d’intesa con l’ambito territoriale delle scuole. Oppure bisognerebbe che siano coinvolte le direzioni socio-educative dei Municipi, nel caso di Roma. È triste constatare quanto si fatichi a dare concreta attuazione alla normativa italiana in materia di integrazione di alunni stranieri, una delle poche veramente all’avanguardia nel mondo”.
Mille peripezie per una richiesta di iscrizione
Nibir, il padre di Ahmed, non ha pensato fin da subito a iscrivere suo figlio a scuola: non sapeva, infatti, che in Italia vigesse l’obbligo formativo: “I primi mesi dopo il suo arrivo mio figlio è rimasto a casa, sempre attaccato al cellulare e alla televisione. Una volta saputo dell’obbligo scolastico ho provato a contattare senza successo qualche Istituto nel mese di gennaio. Ma poco dopo c’è stata la chiusura delle scuole a causa della pandemia: ormai l’anno scolastico era perso. Ho ripreso la ricerca soltanto a fine agosto. Sono andato in 5 scuole, le più vicine a casa mia, ma mi hanno sempre risposto che non c’era posto. Per fortuna a settembre ho conosciuto Luca che mi ha aiutato a cercare.”
Si tratta di Luca di Giambattista, ricercatore dell’Università La Sapienza di Roma, ma in questo caso privato cittadino che si è spontaneamente attivato per aiutare questo genitore in difficoltà. “All’inizio ho contattato, sia via mail che via PEC, ben 12 scuole medie seguendo il percorso della metro B. Nella maggior parte dei casi ho ricevuto una risposta negativa o addirittura nessuna risposta. Tutto questo con la consapevolezza che la distanza avrebbe comportato notevoli disagi in termini di spostamento per un adolescente che parla pochissimo italiano e che non si è ancora potuto ambientare. Ho contattato anche l’Ufficio Scolastico Provinciale, l’Ufficio Relazioni per il Pubblico del MIUR e l’USR, l’unico che ha risposto inviando anche una lettera di richiamo alle varie scuole che avevano risposto con un diniego”, spiega “La ricerca si è protratta per più di un mese, finché siamo riusciti ad ottenere una risposta positiva dalla Dirigente Scolastica dell’IC Guicciardini. Tutto questo si è tradotto nella perdita di settimane preziose di scuola per un alunno che ne avrebbe tremendamente bisogno”.
Rete Scuolemigranti: vademecum e proposte
Ahmed ha finalmente trovato accesso alla quotidianità formativa e relazionale di un ragazzo di 14 anni. “Mio figlio ora è contento di andare a scuola”, racconta il padre “La mattina si sveglia presto – ma senza lamentarsi – per prendere i mezzi, il pomeriggio torna tardi perché ha fatto amicizia con dei ragazzi italiani e si ferma con loro all’uscita da scuola. Nei mesi che ha trascorso a casa, invece, giocava soltanto con dei coetanei del Bangladesh nel cortile del palazzo.”
Quello di Ahmed è solo un esempio dei numerosi casi di respingimenti scolastici registrati dalla Rete Scuolemigranti, che fin dal 2018 ha attivato la campagna “A scuola anch’io” per favorire l’inclusione scolastica dei nuovi alunni stranieri. Si tratta purtroppo soltanto della punta che emerge di un fenomeno in larga parte sommerso. Per tentare di arginarlo la Rete ha elaborato una serie di linee guida, destinate a genitori o aiutanti, raccolte in un vademecum pubblicato sul proprio sito web e ribadite nel corso di un webinar dello scorso 22 ottobre.
Affrontare il problema dei respingimenti scolastici alla radice richiede uno sforzo collettivo che coinvolga gli attori istituzionali impegnati a vari livelli nel mondo della scuola. Per questo la Rete ha elaborato due grandi proposte su cui discutere da presentare agli attori istituzionali:
- sviluppo di una regia istituzionale, che riduca la discrezionalità dei singoli istituti nell’accoglienza degli alunni stranieri in corso d’anno e che li coordini tra loro;
- pianificazione di un organico destinato al potenziamento linguistico degli alunni stranieri, specialmente se neo-arrivati, reclutando insegnanti all’interno della classe di concorso A023 (insegnamento di italiano come lingua seconda), ad oggi ampiamente inutilizzata.
Sul piano prettamente associativo e socio-assistenziale è opportuno, inoltre, pensare a strategie di coinvolgimento delle maggiori comunità presenti sul territorio per informarle e tenerle aggiornate sulla normativa scolastica, creando un tessuto connettivo che consenta uno scambio di informazioni duraturo ed efficace per scongiurare il rischio di nuove emarginazioni.
Silvia Proietti
(4 novembre 2020)
Leggi anche: