La tradizionale festa di inizio autunno al Centro Pedro Arrupe, dedicato alle famiglie rifugiate e ai minori stranieri non accompagnati, gestito dal Centro Astalli, è un momento importante, segna l’inizio dell’anno sociale del Centro. Inoltre offre l’opportunità di rovesciare le consuetudini “si condivide un momento di festa in cui sono i rifugiati in primis ad accogliere altre persone, loro che sono coloro i quali solitamente dovrebbero essere accolti” racconta Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati.
La festa occasione di condivisione
È il pomeriggio di domenica 17 settembre e a partire dalle 17 arrivano al Centro Arrupe, in via di Villa Spada 161, volontari, operatori del Centro Astalli, “ma la festa è anche un richiamo per le famiglie rifugiate, gli ospiti che sono stati ad Astalli negli anni.” spiega Padre Ripamonti, “Questa festa apre una chiave di lettura per il futuro in cui le città e le nostre comunità siano luogo di condivisione di culture, di modi di vedere diversi, questo si può fare, noi lo facciamo ormai da tanto tempo, ogni anno con una festa che coinvolge sempre più persone” . Si farà un pic-nic con piatti tipici dei vari paesi di appartenenza dei rifugiati, sono organizzati tornei sportivi, animazione e musica.
Centro Arrupe: i rifugiati accolgono
Le famiglie realizzano un’azione di accoglienza a casa loro, viene utilizzata la cucina e si preparano piatti etnici, “si condividono piatti etnici per accogliere e condividere con tutti un momento di festa. Un’occasione di festa che è importante anche per i rifugiati perché nel clima generale che stiamo vivendo in questi tempi in cui i rifugiati sono considerati un problema di accoglienza senza pensare mai all’integrazione. Quindi al di là di profeti di sventura” conclude Padre Camillo, “che dicono che non è possibile accogliere, non è possibile integrare, questa festa del Centro Arrupe è l’espressione invece che si possono creare dei momenti di conviviali in cui diverse persone, di culture differenti, stanno insieme e non solo passano del tempo ma condividono un momento della loro vita”.
Centro Arrupe: microcosmo con 18 nazionalità
Lo spazio all’aperto è addobbato con bandiere, “siamo 18 nazionalità compresi gli operatori che non sono tutti italiani” racconta suor Paola che è suora della carità e da dieci anni è la coordinatrice del Centro Pedro Arrupe “A Roma forse è l’unico Centro multistruttura, infatti qui accogliamo famiglie rifugiate, minori stranieri non accompagnati e mamme sole con bambini”, spiega, “certo siamo in mezzo ai binari, in un posto un po’ isolato, ma in realtà ci facciamo molta compagnia tra noi proprio per il fatto di essere una realtà multistruttura, ci aiutiamo. Questa struttura decisamente è dedicata all’inclusione sociale, lavorativa, abitativa” prosegue suor Paola “quindi i bambini e i ragazzi, i minori stranieri non accompagnati, nonostante siamo un po’ isolati, frequentano le scuole, i centri di aggregazione. A Roma ce ne sono parecchi, ”racconta suor Paola “lavorano molto bene, ci sono squadre di calcio, scuole di danza”. Suor Paola spiega come si cerchi di far partecipare i ragazzi alle attività del quartieri delle zone limitrofe.
Centro Arrupe: ultima tappa prima di prendere il volo
Per le famiglie il periodo trascorso al Centro Arrupe è l’ultimo segmento di vita trascorso nei centri di accoglienza. “Questo è un centro S.A.I,Servizio assistenza Integrata,” spiega suor Paola e “ha il compito specifico dell’integrazione. Quando le famiglie escono dal Centro devono avere un lavoro, la casa e un minimo di tessuto sociale nel quale inserirsi. Questo è una parte del lavoro che fanno tutti gli operatori, si dedicano all’inclusione sociale”. Attualmente le famiglie ospiti del Centro Arrupe vengono da diversi paesi del mondo: dall’Ucraina, dalla Nigeria, dal Kurdistan Turco, dal Kurdistan Iracheno, dal Venezuela, dall’Armenia. I minori stranieri provengono prevalentemente dall’Egitto e dal Kurdistan. Non solo la festa è un’occasione di aggregazione “ma quello che accade la settimana precedente è una cosa spettacolare” racconta suor Paola “le mamme si danno da fare per preparare, per cucinare, è un momento di vera aggregazione all’interno del centro, ma anche un’opportunità di apertura verso altre realtà che fa molto bene a tutti noi del centro. E poi alla feste è commovente vedere le famiglie che tornano mentre stanno muovendo i passi per una vita “normale”: il papà ha preso la patente, hanno affittato la casa, i bambini vanno a scuola. Ritornano e festeggiamo insieme”.
Alessandro Guarino
(06 ottobre 2023)
(06 ottobre 2023)