Capita spesso, a chi passeggia domenica pomeriggio nel parco di Villa Pamphili, di vedere il grande prato adiacente la Villa trasformato in un campo da gioco. Ragazzi dai folti capelli corvini e dalla pelle scura, i sorrisi luminosi, colpiscono una pallina con una pesante mazza di legno e poi corrono verso punti precisi, all’interno di uno spazio disegnato sull’erba con la farina. Sembra che giochino a baseball, ma la mazza è diversa, rettangolare e piatta. Accanto a loro le famiglie, i bambini nei passeggini, le borse a frigo e le bottiglie d’acqua, chiacchiere, tifo e risate circoscrivono un microcosmo tutto loro. Sono tutti indiani originari del Kerala e giocano a cricket, uno sport ancora poco conosciuto in Italia ma che in India è amatissimo e secondo per importanza solo all’hockey.
Il cricket e l’India, il cricket a Roma
Sono stati gli Inglesi a portare il cricket in India. Nato probabilmente tra il XIV ed il XV secolo, nel 1700 divenne sport nazionale e come tale venne esportato in tutto l’impero coloniale britannico: nel 1864 la prima partita disputata tra due squadre indiane e nel 1932 l’ammissione dell’India all’interno del Club d’élite insieme ad Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica ed Indie Occidentali. Da allora il cricket appassiona ogni generazione e non c’è indiano che non abbia giocato da bambino o che non lo insegni ai propri figli ed è la forza di questa passione che ha spinto, vent’anni fa chi dal Kerala arrivava a Roma a cercare lavoro, ad organizzare incontri e partite per giocare, divertirsi ma anche per mantenere saldo il senso di comunità e di appartenenza.
“Il cricket è arrivato a Roma nel 2004, quando i primi di noi hanno iniziato a trovarsi per giocare insieme. Da allora, ogni anno organizziamo sei o sette tornei ma questa volta abbiamo voluto fare una cosa diversa, un campionato simile alla Premier League che si gioca in India, IPL, con giocatori provenienti da varie parti del mondo” racconta Anupa, 43 anni e in Italia da 15, insieme alla moglie e a due bambini piccoli. “Abbiamo iniziato a parlarne ad aprile, abbiamo trovato sei sponsor, a Roma e a Napoli, che hanno composto sei squadre comprando i giocatori esattamente come avviene nel calcio. I giocatori provengono da squadre e da città diverse, la maggior parte da Roma ma alcuni da Napoli, Macerata, uno addirittura dalla Germania”. Nasce così il primo campionato romano di cricket, il Roma Premiere League, RPL, disputato domenica sotto il cielo assolato di ottobre.
Dal Kerala in Italia
“Siamo tutti del Kerala e parliamo tutti Malayalam”, racconta Krish, 40 anni, che vive a Napoli e oltre ad essere un giocatore ha sponsorizzato una delle squadre del campionato. È dal Kerala, infatti, che provengono la maggior parte degli indiani che vivono a Roma, uno stato costiero dell’India occidentale che si distingue, nel sub continente, per il più alto tasso di alfabetizzazione (96%, rivolta a tutti e senza distinzione di genere) e per l’Indice di Sviluppo Umano (HDI/Human Development Index) più alto in India, che con un valore di 7.5 mette il Kerala allo stesso livello di un paese sviluppato in termini di qualità della vita e di accesso ad istruzione e sanità. “Il Kerala manca completamente di industrie e ha poca agricoltura ma, grazie alla sua storia, è uno degli stati dell’India dove si vive meglio. Lo stato ha sempre investito molto nell’istruzione e nella sanità, infatti esporta tecnici, medici, infermieri che, lavorando all’estero, possono supportare le famiglie da lontano ed investire nello sviluppo del territorio”.
Krish stesso è un esempio: “sono arrivato a Roma quindici anni fa come studente di informatica ed ora vivo a Napoli dove ho aperto un CAF e lavoro anche come mediatore e traduttore in tribunale”. Se Roma vanta della comunità più numerosa in Italia (150.000 persone), Napoli è la seconda: “all’inizio eravamo una trentina, ora siamo tremila”. Una città dove, secondo Krish, è più facile vivere da immigrato: “trovo Napoli meno razzista di Roma, è più semplice integrarsi e creare relazioni sincere”. Ha viaggiato in cinquantasette paesi ma non ha dubbi, vuole vivere in Italia, per la sua varietà e la bellezza, ma anche perché ha un sogno: comprare una casa a Positano! L’altro suo sogno, condiviso da molti, è legato al cricket, entrare nella nazionale italiana: “gioco a cricket da quando ho cinque anni e sono uno dei 10 giocatori più forti in Italia della mia comunità. A Napoli abbiamo iniziato a giocare nel 2014, all’inizio eravamo solo quattro o cinque persone, ora siamo una trentina”.
Roma Premier League a Villa Pamphili
“Ci alleniamo il giovedì e la domenica pomeriggio” racconta Prasanth, 38 anni, da 14 in Italia, cuoco ed autista in una casa privata. “Oggi giocheremo 9 partite compresa la finale. Undici giocatori per squadra”. Brillano al sole le coppe, le medaglie ed i trofei sul tavolo dove si segnano i punteggi. Sei squadre dai nomi importanti si alternano sul campo da gioco, con le divise di colori brillanti -Imperial falcons (NA), Roma Gladiators (RM), Cornelia Superkings (RM), Newborn (NA), Shadow Shark (RM), Mighty Angamaly (RM)- mentre giocatori e famiglie supportano compagni ed amici con tifo e risate ed i runner di Villa Pamphili continuano imperterriti a correre intorno, facendo attenzione a non essere colpiti da una palla lanciata lontano. All’ora di pranzo le squadre si fermano, si aprono le borse a frigo e si pranza, seduti sull’erba, con le dita nel riso e carne ed il profumo di spezie nell’aria e poi si ricomincia fino al tramonto, quando si disputa la finale tra i Cornelia Superking ed i Newborn, dove gioca Anupa. Vincono loro, si abbracciano ed esultano, ma in realtà sono tutti felici. Si percepisce forte la gioia di stare assieme.
Testo di Natascia Accatino
Foto di Alessandro Guarino
(9 ottobre 2024)
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