Ayurveda Day 2024: efficacia dell’antica arte medica indiana

L’ambasciata dell’India a Roma ha celebrato, il 7 novembre, l’Ayurveda Day con una conferenza a cui sono stati invitati esperti di università e centri di ricerca italiani. L’antica arte medica indiana, basata sulla profonda conoscenza del corpo e della sua relazione con lo spirito, è stato il tema centrale del dibattito per ripercorrerne la storia e studiarne l’efficacia alla luce delle recenti evidenze scientifiche. Nata in India migliaia di anni fa, l’Ayurveda non è solo una pratica legata alla medicina tradizionale, ma è riconosciuta ormai a livello mondiale come una scienza per il benessere psico-fisico.

Yoga e medicina indiana: nuove prospettive

Il primo a prendere parola è stato Fabio Scialpi, professore di Filosofia, religioni e storia dell’India presso la Sapienza, il quale ha aperto il dibattito trattando le origini dello yoga e i suoi effetti benefici. “Il termine yoga significa “aggiogare” ma anche “unire” e il fascino dell’India sta in questo: uno stesso concetto può essere declinato in più modi, anche apparentemente contradditori, mentre in realtà si apre un universo organico in tutte le sue componenti” spiega. La disciplina ha avuto origine dall’ascetismo e consiste oggi in una serie di esercizi posturali per favorire il rilassamento fisico e ridurre lo stress. Per gli antichi maestri indiani è una forma di purificazione, un’esperienza spirituale, per altri è una “fuga dal mondo”, interpretazione che il professore ritiene riduttiva poiché chi lo pratica non vuole scappare ma superare il mondo. “Lo yoga ha lo scopo di raggiungere una realtà assoluta, essere in sintonia con l’universo; ambisce al superamento della condizione umana”. Lo yoga può essere paragonato all’arte, tra i due vi è una correlazione: entrambe producono un’estasi che, tuttavia, con l’arte è temporanea mentre con lo yoga è permanente. “Lo yoga è un termine di confronto con la nostra civiltà, che ci riporta a un’esperienza spirituale che il nostro mondo materialista sembra aver dimenticato” conclude il professor Scialpi, il cui discorso viene avvalorato dalla testimonianza di Nancy Joseph Myladoor, esperta di agopuntura, yoga e Ayurveda. L’esercizio fisico è previsto e consigliato dalla medicina tradizionale indiana che mira più a prevenire che a curare. “Ogni terapia nell’Ayurveda è personalizzata, perché ogni individuo è unico, e soprattutto è preventiva” riferisce la dottoressa, “il corpo è costituito da cinque elementi naturali: acqua, aria, terra, fuoco ed etere; le varie combinazioni di questi elementi determinano le differenze tra gli individui”.  L’Ayurveda presenta la realtà come unione di macrocosmo e microcosmo, esiste un profondo legame tra mondo esterno e mondo interno e tra i due vi è un equilibrio che va mantenuto. Gli insegnamenti dietro a questa tradizione presentano un evidente messaggio ecologico: gli esseri umani non devono provocare squilibri cercando di prevaricare la natura, poiché essa finirà sempre per ribellarsi. “La fertilità delle piante e degli animali sono in pericolo per colpa nostra. La natura scatena la sua ira con i cambiamenti climatici” afferma Nancy Myladoor, “occorre compiere azioni che non ledano l’ambiente”. Gli squilibri nel macrocosmo si manifestano anche nel microcosmo, provocando danni alla salute. La dottoressa si dice fiduciosa nel progresso dell’Ayurveda e nell’attenzione che il mondo occidentale le sta riservando. “La medicina ayurvedica non intende opporsi alla medicina moderna ma integrarla“.

 

Medicina transculturale: l’antico al servizio del moderno

Andrea Geraci, direttore del Centro Nazionale di Salute Globale, ha ampliato il discorso affrontando il tema dell’Ayurveda parlando anche del suo vissuto. “Negli ultimi anni, ho cambiato prospettiva su come perseguire il benessere: oltre ai farmaci e ai rimedi naturali, anche gli approcci spirituali hanno un impatto non indifferente. Le ricerche che conduciamo al Centro Nazionale utilizzano strumenti moderni per confermare credenze antiche“. La tradizione indiana ha rappresentato per lui un punto di passaggio che gli ha aperto le porte agli insegnamenti del filosofo Patanjali, vissuto intorno al 500 a.C., il quale ha suddiviso le azioni da compiere sotto l’aspetto morale e l’aspetto virtuoso. “Le azioni morali sono la nonviolenza, la sincerità, l’onestà e la continenza sessuale e il non-attaccamento” spiega, “in particolare, la bugia è un veleno morale che crea squilibrio”. Le azioni virtuose sono la meditazione, l’accettazione della vita, la forza di volontà, la consapevolezza e la fiducia. Seguire questi precetti permette di mantenere quell’equilibrio di cui parla la medicina ayurvedica. Andrea Geraci ritiene che il mondo occidentale dovrebbe approfondire gli studi nel campo della medicina orientale: “la scienza moderna si è finalmente accorta di alcune affinità con la saggezza antica dei paesi asiatici e questo è un primo importante passo per diffondere l’Ayurveda e le sue pratiche”. La relazione tra medicina occidentale e orientale è stata ampiamente discussa da Domenico Vittorio Delfino, professore di Medicina, Chirurgia e Farmacologia presso l’Università di Perugia. “In passato, quando uno cadeva malato, la precedenza era data alla cura delle donne, in possesso delle conoscenze della medicina popolare e solo dopo venivano i dotti – dottori – che mettevano in campo un altro sapere, più scientifico. Il sorpasso della medicina moderna su quella tradizionale è avvenuto con la scoperta della penicillina che provocò una vera e propria rivoluzione”. In Occidente si sono perse gran parte delle conoscenze della medicina tradizionale; il film “Il medico e lo stregone” di Mario Monicelli esemplifica questo cambiamento mostrando lo “scontro” tra due queste due figure, con il medico che vorrebbe somministrare antibiotici e lo stregone che gli si oppone consigliando invece ai malati di assumere erbe e altri rimedi naturali. Negli ultimi anni, tuttavia, la medicina tradizionale ha avuto una rinascita, grazie anche alla premiazione, nel 2015, della ricercatrice Youyou Tu che, attraverso lo studio di antiche pratiche cinesi, ha scoperto le proprietà benefiche dell’artemisia annua contro la malaria. “Anche il mio dipartimento, a Perugia, ha iniziato a studiare le erbe contemplate dalla medicina ayurvedica, come la Rauwolfia serpentina, consigliata anche da Gandhi per le sua efficacia nel ridurre l’ansia”. I rimedi proposti dall’Ayurveda, ancora in parte osteggiati in Occidente, sembrano invece mostrare evidenze scientifiche, oggetto di studio in molti centri di ricerca. “Da anni sostengo l’idea di “medicina transculturale“, un tipo di medicina non dogmatica, che prende a piene mani da tradizioni e sistemi culturali diversi, anche molto distanti dal nostro” dichiara il professor Delfino e conclude: “l’unico scopo della medicina è quello di promuovere il benessere di tutti. Le conoscenze antiche non vanno abbandonate, ma vagliate e messe al servizio di quelle moderne“.

Alessandro Masseroni
(8 novembre 2024)

Leggi anche: