Il 24 novembre il candidato indipendente Călin Georgescu ha ottenuto il 23% dei consensi superando di 4 punti percentuali Elena Lasconi candidata del USR, Unione Salvate la Romania, partito liberale e moderato di centro destra. Il riconteggio dei voti, richiesto dalla Corte costituzionale romena che, secondo alcuni, ha volontariamente messo in ombra le elezioni legislative che si sono tenute il primo dicembre, in concomitanza con la Festa dell’Unità Nazionale della Romania, ha avuto luogo e, a due giorni dal secondo turno, ha annullato il risultato delle presidenziali. L’intero processo elettorale dovrà quindi essere ripetuto in data da destinarsi
Chi è il candidato indipendente Calin Georgescu?
La prima domanda che degli osservatori esterni è stata “Chi è Georgescu?”. In realtà, l’ingegner Georgescu non è estraneo alla politica romena, avendo già ricoperto ruoli pubblici sia in Romania che come rappresentante del suo paese alle Nazioni Unite. La peculiarità del candidato è che tutta la sua campagna elettorale si è svolta, per lo più, tramite i social media e in particolare sulla piattaforma cinese Tik tok, 200.000 followers e 4 milioni di “mi piace” ai suoi post. Prima del 24 novembre Georgescu era dato al 3/4 %. Il programma di Georgescu, filorusso e anti Nato, è stato tutto incentrato sull’importanza dei valori cristiani, in funzione filorussa e sulla promessa agli elettori di riportare la Romania al centro della politica nazionale.
A seguito dell’inaspettato exploit di Georgescu, che non ha tardato a focalizzare l’attenzione degli osservatori nazionali e internazionali, il presidente uscente Klaus Iohannis ha deciso a rendere noto un documento declassificato dei servizi segreti, pubblicato dal giornale romeno Nuova Europa . Il documento riservato dei servizi segreti relativo alla campagna elettorale di Georgescu , denuncia l’utilizzo di ben 25000 account falsi, bot farm, nella campagna elettorale di Calin Georgescu
Il ruolo dei partiti dell’estrema destra
Pur dichiarandosi indipendente, è stato inevitabile accostare Georgescu ai partiti di estrema destra AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni, partito di estrema destra) di George Simion e SOS Romania di Diana Iovanovici Șoșoacă, nota per le sue posizioni no vax e antieuropee.
Il successo di Georgescu con molta probabilità non sarebbe stato confermato al ballottaggio dell’8 dicembre; Elena Lasconi contava infatti sulla coalizione fra il partito di cui è leader, l’USR, Unione Salvate la Romania che ha ottenuto il 12,26%%, il PSD, Partito Social Democratico 22,3%, il PNL, Partito Nazional Liberale, il 14.25% e l’UDMR (Unione Democratica Magiara), ovvero la maggioranza necessaria a formare il Governo del Paese. Considerando che il Capo del Governo deve essere nominato dal Presidente e che per il momento è stato tutto congelato, quando sarà possibile l’insediamento del nuovo esecutivo? A meno che il presidente uscente, Klaus Iohannis non continuerà a svolgere le funzioni presidenziali ad interim.
L’avanzata del partito AUR e SOS Romania, dal 2012 alle elezioni europee
Secondo Silvia Dumitrache, mediatrice culturale, redattrice e esperta di comunicazione, Presidente dell’Associazione donne romene in Italia, è dal 2012 che i partiti anti-Nato e antieuropei stanno lavorando per spianare il terreno alla vittoria dei partiti di estrema destra. Il 2012, infatti, è l’anno in cui George Simion fonda Actiunea, un’organizzazione che militava per l’unificazione di Moldavia e Romania. Actiunea confluirà poi nel 2019 nell’AUR (Alleanza per l’Unione de Romeni), un partito che si autodefinisce nazionalista, patriottico, unionista e che alle elezioni romene del 2020 ha ottenuto il 9% dei voti. Alle elezioni europee di aprile 2024, AUR è avanzato ancora e ottenuto 6 seggi; SOS Romania di Diana Șoșoacă, la pasionaria di estrema destra, ottiene due seggi. È un campanello d’allarme che suona con mesi di anticipo sulle elezioni politiche romene.
Il risultato delle elezioni effetto di interferenze straniere?
Già ad aprile, si comincia a paventare l’interferenza straniera nelle elezioni europee. A maggio 2024, l’ Ambasciata della Romania in Italia pubblica un comunicato rivolto alla stampa, in cui si precisa che “la Romania rimane fermamente impegnata a proteggere le sue istituzioni e i suoi processi democratici da interferenze e manipolazioni straniere”. Ad oggi, spiega il motivo per cui le autorità romena hanno deciso “di declassificare rapporti contenenti informazioni relative alle attività estere… rapporti che mostrano un’interferenza esterna..contro le istituzioni e i processi democratici…tra cui il finanziamento illecito e..gli attacchi informatici su larga scala”.
Se il primo turno delle presidenziali è stato invalidato, resta il dato di fatto che il primo dicembre, alle legislative, l’AUR insieme agli altri partiti di estrema destra ha triplicato i voti ed è arrivato al 31% del totale.
La partecipazione attiva delle donne romene in Italia
Silvia Dumitrache aveva deciso di votare per Elena Lasconi, nel tentativo di fermare l’avanzata dei partiti di destra, nazionalisti e anti Nato. È lo stesso motivo per cui i genitori di Roxana Ene, direttrice del coro multietnico “Romolo Balzani”, arrivata in Italia quando aveva 10 anni, hanno deciso di andare a votare, per fermare l’avanzata delle destre estreme e fare in modo che la Romania resti ancorata all’Europa. Roxana non voterà, “non lo trovo giusto”, dice, “non so nulla della situazione politica romena, dei partiti, dei personaggi politici, votare non avrebbe senso”. È invece utile votare per chi, aggiunge “ha intenzione di tornare” mentre lei ha deciso di chiedere la cittadinanza italiana, “Le origini sono importanti, prima o poi tutti dobbiamo farci i conti ma i miei parenti sono tutti in giro per l’Europa, a Valencia, in Inghilterra, non ho un motivo per tornare a vivere in Romania”.
Di altro avviso è Luciana Ludusan, fondatrice di Villaggio Romeno, un’associazione nata per ricordare le origini, la lingua e le tradizioni romene ai ragazzi nati in Italia o che qui sono arrivati quando erano piccoli. Per lei, che non si interessa di politica, il voto a favore di Georgescu e l’avanzata dei partiti nazionalisti di estrema destra, è stato un voto di protesta, il sintomo di un profondo malessere, “Ascolto i romeni che vivono in Italia e ho contatti in Romania”. Il Covid è stato, secondo Luciana Ludusan, il punto di rottura che ha fatto emergere le storture della politica interna, in particolare la pessima gestione del Sistema Sanitario Nazionale e un profondo disagio sociale. La guerra scatenata dalla Russia in Ukraina ha fatto il resto.
Povertà e corruzione due fattori da non ignorare
I dati le danno ragione: Più di un quinto della popolazione dell’Ue è attualmente a rischio di povertà. La Romania si attesta fra le prime 10 regioni con un tasso di persone a rischio di povertà con un tasso che si aggira intorno al 45,3 % per la Romania del Sud Est – ma l’italianissima regione della Calabria è al 48,6%. In cifre in Romania 8,5 milioni di persone sono a rischio di povertà ed esclusione sociale.
La povertà e il rischio di povertà vanno di pari passo con la corruzione. Nel 2023 sempre la Romania ha ottenuto 46 punti su 100 nell’indice di percezione della corruzione come riportato dal Transparency International, un po’ meno del 2016 quando si assestava a 48 punti.
Secondo Eurostat, il sistema sanitario romeno resta il più corrotto dell’Unione Europea, “nel paese l’aspettativa di vita è di solo 72.8 anni contro una media europea di 80,1”. Inoltre, per quanto concerne l’aspettativa di vita alla nascita la Romania occupa il penultimo posto, prima della Bulgaria.
La Romania baluardo di UE e NATO nell’Europa Orientale
Dunque, le forze pro-Europa e soprattutto pro Nato restano la maggioranza ma i partiti di estrema destra sono entrati in Parlamento e occupano un terzo dei seggi, un campanello d’allarme per l’Europa. Se le nuove presidenziali dovessero confermare il successo di Georgescu, la situazione politica diverrebbe ingestibile. Il Presidente romeno, pur non avendo poteri legislativi, ha poteri di influenza e di rappresentanza nei consessi internazionali e, soprattutto, è eletto dal popolo.
La Romania è un punto fermo per gli equilibri del blocco filoeuropeo, e anche se Georgescu uscisse sconfitto e Lasconi diventasse il nuovo Presidente della Romania, non si potrà non tenere conto del fatto che il 30% dei romeni ha scelto di votare per forze contrarie alla politica interna ed estera messa in atto fino ad ora, tanto che anche il Presidente del PSD Marcel Ciolacu, più che mettere in risalto le ingerenze straniere sul voto, si dichiara preoccupato per il fatto che i romeni “Hanno dato un segnale di avvertimento all’intera classe politica” e a tutta l’Europa.
Livia Gorini
(6 dicembre 2024)
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