Flussi e Suoni Migratori: per raccontare Roma

Può il suono condurci in un viaggio immaginativo, per assaggiare un po’ della varietà musicale che l’uomo ha prodotto nel tempo e nel mondo, e diventare metafora dell’essenza stessa della migrazione umana, del viaggio inteso come spostamento, come incontro, integrazione e trasformazione? È possibile viaggiare nel tempo e nello spazio rimanendo seduti, circondati da suoni che si avvicinano e si allontanano, a volte familiari altre invece estranei, come avviene nell’incontro col diverso, col migrante, che arriva da lontano?

Roma da sempre è un grande contenitore in continua espansione e trasformazione, un luogo di accoglienza e di confronto che ha assorbito, nel corso della sua lunghissima storia, popoli e culture che l’hanno costantemente trasformata. La storia della città è anche la storia delle migrazioni e dei popoli che nel tempo hanno plasmato il suo tessuto urbano e sociale.
All’interno della splendida cornice di una sala del Museo Civico di Zoologia di Roma, Flussi e Suoni Migratori ha voluto raccontare in modo innovativo il rapporto dialettico tra Roma e le migrazioni che l’hanno attraversata dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri, con un focus particolare sui quartieri del II Municipio; una conferenza spettacolo dove il racconto è accompagnato dall’ascolto immersivo di suoni e musiche del mondo.

“Flussi e Suoni Migratori”: per raccontare le migrazioni a Roma

“Si tratta del quinto di sette incontri del progetto biennale Vibr@zioni, iniziato nel 2023 e vincitore dell’avviso pubblico Culture in movimento del Dipartimento Cultura di Roma Capitale”, racconta Francesca Sereno, Presidente di QAcademy. “Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il CNR Unità relazioni con il pubblico e si avvale della direzione artistica del giovane compositore Roberto Mongardini. Vibr@zioni nasce con il desiderio di proporre una serie di incontri che abbiano come filo conduttore la musica declinata dal punto di vista dell’innovazione e della sperimentazione, in cui antichi linguaggi musicali vengono ripresi e aggiornati con linguaggi contemporanei, come l’elettronica, e dove la mescolanza delle varie culture musicali induca a riflettere sul tema della scoperta intesa come viaggio, spostamento delle popolazioni, migrazione. I luoghi scelti per gli incontri sono tutti all’interno del II Municipio, luoghi insoliti e inusuali dov’è possibile avvicinare un pubblico diverso, come il Museo Civico di Zoologia, la Biblioteca Europea, il Mercato Trieste, l’Istituto Comprensivo Sinopoli Ferrini e il Goethe Institute”

Roma: una storia di continue migrazioni

“Quando pensiamo all’immigrazione, pensiamo istintivamente a qualcuno che viene da lontano, a qualcuno che si avvicina a noi che si porta dietro bagagli e culture che si portano appresso forme di alteritá. E se invece iniziassimo a considerare l’immigrazione come qualcosa che ha a che fare direttamente con tutti? Qualcosa che è presente e costante per tutti nelle famiglie e nelle biografie, non come un’eccezione ma come una normalità? La storia recente della città di Roma ci permette di pensare all’immigrazione proprio in questo modo”. Si apre e si chiude con questa riflessione il testo elaborato Michele Colucci, primo ricercatore dell’Ismet del CNR, letto da Emanuela Schiavetto e Silvia Mattoni che costituisce l’ossatura dell’evento. “A piedi, a cavallo, sui carretti, a dorso di mulo, in gruppo, da soli, con la famiglia, giovani, anziani, donne, uomini carichi di masserizie e pieni di speranze: questa era l’immagine che alle stazioni di posta e delle osterie, lungo le vie consolari ed in prossimità della città, si palesava agli occhi degli osservatori già nel corso degli anni 70 dell’ottocento, quando era stata aperta la breccia di Porta Pia”.

È da questo periodo che ha inizio il viaggio descritto da Colucci, quando nel 1871 Roma viene proclamata Capitale ed inizia un processo che la vedrà cambiare faccia e crescere rapidamente. É il periodo dei grandi cantieri edilizi che attirano manovalanza, stimolano l’agricoltura e aprono nuovi mercati, quando “nel giro di pochi anni la città conosce un incremento demografico velocissimo: dal 1871 al 1901 gli abitanti raddoppiano, passando da 200.000 a 400.000. Nei trent’anni successivi l’espansione prosegue senza sosta e gli abitanti della città nel corso degli anni trenta del 900 iniziano a superare abbondantemente il 1.000.000, e all’aumento della popolazione corrisponde quello del bacino migratorio della capitale”. Se in questa prima fase la migrazione proviene soprattutto dal Piemonte, dalla Ciociaria, da Abruzzo, Marche, Umbria e Campania, verso la fine del secolo sono coinvolte anche regioni più lontane come Puglia, Calabria e Veneto. È ancora un’immigrazione impiegata soprattutto nell’edilizia, che vive di paghe bassissime e determina l’espansione della città oltre le mura storiche, un momento storico determinante perché vede sorgere l’attività sindacale con la creazione della Camera del Lavoro nel 1892, fondamentale nel prevenire le tensioni emergenti tra lavoratori immigrati e locali e nella risoluzione delle vertenze che riguardano i cantieri.
Ma la storia dell’immigrazione non si arresta e prosegue anche dopo la prima guerra mondiale. Gli anni del fascismo portano nuovi flussi e alla crescita demografica fa seguito un’ulteriore espansione degli insediamenti urbani nelle borgate che, nel secondo dopoguerra, iniziano ad accogliere nuclei di immigrati sempre più numerosi, e poi prosegue durante la ricostruzione ed il miracolo economico fino all’inizio degli anni ’70 quando Roma arriva a contare quasi 3.000.000 di abitanti ed inizia ad accogliere anche popolazioni provenienti dall’estero. Stranieri che, nel 2020, arriveranno ad essere circa il 13% del totale dei residenti nella sola area metropolitana di Roma.

Perché è dunque importante riscoprire la storia dell’immigrazione a Roma, si chiede Michele Colucci? La città ha offerto uno spazio a milioni di persone che si sono fatte largo “grazie a fatica e determinazione, tra sospetti, ostilità e conflitti, ma trovando anche fiducia, sostegno e complicità in tanti contesti e alla fine sono diventate parte integrante del tessuto sociale della metropoli. Gli immigrati a Roma sono diventati indistinguibili dal resto della popolazione con una velocità che probabilmente non ha eguali nel resto d’Italia”. Roma ci insegna che “i romani da sette generazioni, sono sempre stati pochissimi e che ognuno ha un pezzo di storia migratoria da scoprire”.

Ascolto immersivo per viaggiare nello spazio e nel tempo

Alla lettura dell’analisi di Colucci, ha fatto seguito l’ascolto immesivo di due brani composti da Roberto Mongardini e da Giuliano D’Agostini. Come spiega Mongardini, il giovene compositore di musica contemporanea specializzato soprattutto in live elettronics, “il collage è stato concepito come un’unica composizione che prevede il coinvolgimento del pubblico che è il primo protagonista perché ha il compito di interpretare ciò che sta accadendo. Si costruisce intorno uno spazio sonoro, posizionando diverse casse intorno al pubblico, ed ognuna di queste casse costituisce un diverso elemento di un’orchestra elettronica, con il suo proprio timbro, traccia e spazio”. Avvolto dal suono, seguendone il percorso che proviene da luoghi diversi e si sposta nello spazio, l’ascoltatore vive una situazione in continuo cambiamento, dove i suoni arrivano e ripartono, si spostano, sorgono e scompaiono. L’ascoltatore può immaginare di essere altrove, seguendo il filo del suono per essere trasportato, per incontrare sonorità e basi armoniche sia familiari che sconosciute. “In questa composizione sono presenti una ventina di influenze musicali provenienti da diverse aree del mondo, ricomposte in un collage di suggestioni e trattate come un contrappunto”, spiega Giuliano D’Agostini, musicologo, compositore ed archeologo. Ci sono influenze orientali, americane, africane ed europee, musica giavanese, zen giapponese, melodie popolari rumene, flamenco e danza del fuego andalusa, sonorità jazz e canti centroafricani, sonorità diverse riunite tutte in un’unica opera per ripercorrere quanto è avvenuto alla musica nel 900, quando si è mescolata e contaminata grazie all’incontro con diverse influenze provenienti da luoghi e culture lontane, arricchendosi. Ancora una volta: contatti, scambi, elaborazioni, trasformazioni. Migrazione. Viaggio.

Natascia Accatino
(2 dicembre 2024)

 

I prossimi appuntamenti di Vibr@zioni:

-Giovedì 5 dicembre ore 17.30
Biblioteca Europea, Via Savoia 13
METAMORFOSI DI VOCI ERRANTI.

-Martedì 10 dicembre ore 18.00
Goethe Institut, Via Savoia 15
PODÉR

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