La seconda edizione del Festival Teatro delle migrazioni si è svolta dal 26 al 28 giugno 2023 al Nuovo Teatro Ateneo della Sapienza, un evento dedicato a spettacoli costruiti e messi in scena da compagnie ed associazioni che includono al proprio interno artiste/i provenienti da Paesi extra-europei. Tale iniziativa è stata promossa e finanziata nella cornice della cosiddetta Terza Missione, che vede l’università Sapienza impegnata nella promozione di attività che favoriscano l’applicazione, la valorizzazione, la divulgazione e il trasferimento delle conoscenze, dei saperi e delle tecnologie al di fuori delle proprie istituzioni, contribuendo così allo sviluppo sociale, economico e culturale della società.
La Terza missione dell’Università La Sapienza
Infatti, come ha spiegato Maria Ester Scarano direttrice dell’Area Terza Missione e Trasferimento tecnologico nel suo intervento, l’obiettivo del festival è quello di sensibilizzare un pubblico esterno, non accademico, ai temi dell’immigrazione e dell’integrazione sociale e culturale della popolazione migrante. È promuovendo iniziative come questa che l’Università realizza il proprio ruolo di perno sociale, partecipando alla crescita e allo sviluppo socio-culturale del territorio nel quale è inserita, tramite l’invito all’azione e all’impegno per contribuire al cambiamento positivo della società.
Gli spettacoli presentati
Fulcro delle tre giornate sono stati gli spettacoli “La voce umana” di Asinitas, “L’ambasciata” di Women Crossing e “Volar” di Manovalanza. Ogni performance ha infatti affrontato il tema della migrazione in modo unico, esplorandone diverse sfaccettature, quali il trauma, lo sradicamento, il viaggio, la speranza, l’incontro e lo scontro, l’emarginazione e l’integrazione, che ne hanno restituito un’immagine complessa, dolente e perciò assolutamente realistica. Quel che ne è risultato è stato uno sguardo intimo sulle esperienze e le sfide affrontate dai migranti, che ne ha messo in luce resilienza ed umanità.
“L’ambasciata”
A titolo di esempio, “L’ambasciata”, tratto dall’omonimo racconto di Chimamanda Ngozi Adichie, messo in scena dalla compagnia Women Crossing, è stato introdotto da Elena Alvino, studentessa del corso di laurea in Lettere Classiche, che ha presentato al pubblico la compagnia teatrale, nata a Roma nel 2017 e composta da attrici italiane e donne migranti, soprattutto nigeriane. Lo spettacolo narra la storia di una donna nigeriana che fatica a trovare le parole adatte per raccontare, alla funzionaria dell’ambasciata dove ha fatto richiesta di un visto, la terribile storia della violenza subita. Attraverso la finzione letteraria, la danza e il canto, Women Crossing ha offerto un’esperienza teatrale coinvolgente.
La tre giorni è stata anche l’occasione per presentare le associazioni coinvolte e parlare delle loro iniziative, rafforzando quelle connessioni che si creano sui territori attraversati dalle diverse esperienze. Giada Carbone ha raccontato ad esempio l’esperienza di Scomodo, una comunità nata nel 2016 su impulso di un gruppo di studentesse/i di Roma, che produce un mensile cartaceo di approfondimento, che rappresenta uno spazio di espressione per centinaia di redattori, artisti, creativi e scrittori Under 30, con l’intento di fornire informazione attraverso un approccio intermediale ai contenuti. Come ha concluso l’artista nigeriano Steve Emejuru a margine della sua performance, il merito di eventi come il Festival Teatro delle Migrazioni è quello di mettere in luce l’importanza e la bellezza della diversità, oltre che di offrire un luogo di confronto e di discussione per tutti quegli attori che, attraverso l’impegno artistico, culturale e sociale, operano a favore dell’inclusione e del progresso della società.
Elena Laurenti
Foto di Alessandro Guarino
(07 luglio 2023)
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