CircAfrica a Roma: va in scena la diversità culturale dell’Africa

 

“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo – scriveva  Nelson Mandela, icona del novecento nella lotta contro l’apartheid, “Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di unire le persone come poche altre cose al mondo. Parla ai giovani in un linguaggio che capiscono. Lo sport può creare speranza, dove prima c’era solo disperazione. È più potente di qualunque governo nel rompere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione”.
La frase appare in sovrimpressione, a fine spettacolo, sul fondale del palco di CircAfrica, a sigillo delle performance di 44 bravissimi artisti che si esibiscono sul palco e spaziano dai numeri acrobatici ai giochi aerei, alle danze tradizionali e moderne, accompagnati da una band di musicisti e cantanti altrettanto bravi. I loro numeri sono il risultato di un lavoro di squadra eccezionale e di anni di formazione presso le scuole di circo dei loro paesi e la dimostrazione di come si può lavorare insieme, uniti dalla passione e dalla professionalità anche senza parlare la stessa lingua.

 

Le scuole circensi africane, come quelle di Addis Abeba in Etiopia e altre presenti in Tanzania, Burkina Faso, e Guinea, offrono opportunità uniche ai giovani, allontanandoli spesso da realtà difficili e dimostrano come l’arte riesca ad unire e a trasmettere un messaggio multiculturale di pace e di gioia, compreso da tutti.
CircAfrica nasce da un’idea di Sabine Zoppis, della Zoppis Show Produtions, figlia d’arte da sei generazioni, con il sostegno delle ambasciate africane in Italia e il patrocinio del MIC il Ministero della Cultura.  L’unica tappa italiana è a Roma, presso l’ex Velodromo dell’Eur fino al 2 febbraio. Dopo questa data il circo traslocherà alle isole Canarie, in Spagna.
“La scelta di non usare nessun tipo di animali e di puntare solo sull’abilità degli artisti”  spiega Sabine, “ nasce dalla volontà di fare qualcosa di nuovo rispetto agli altri circhi, sono circa 25 anni che non usiamo animali nei nostri spettacoli e nonostante ciò il nostro pubblico li apprezza molto. Per la nascita di questo spettacolo, noi abbiamo passato il tempo a visitare le scuole di vari paesi africani, facendo dei casting. Sono scuole d’eccellenza, che esprimono una tecnica, supportata dalla danza e dalla musica tradizionale che ci ha sbalorditi” continua Sabine “Il loro lavoro è continuo: finiscono il  contratto con un circo e ritornano ad allenarsi nelle loro scuole, perfezionandosi sempre con nuovi esercizi, in attesa di un altro contratto.” Sabine spiega che “Gli acrobati vengono dall’Etiopia, dal Kenia, dalla Tanzania, dal Senegal e dal Marocco e, rispetto al panorama circense, eseguono numeri molto innovativi, mentre i ballerini e i musicisti vengono tutti dal Sud Africa. Sono ragazzi giovani inclusi in una fascia di età dai 18 ai 37 anni, il più anziano. Questi artisti non sono figli d’arte, come capita nelle scuole di circo europee, entrano da bambini nelle scuole dei loro paesi, molti definiscono, nella loro lingua, i  maestri come “colui che mi dà la via” perché frequentarle gli permette di trovare la loro strada nel mondo, crescono insieme, vivono insieme, sono tutti come fratelli. Le loro scuole spesso offrono anche la possibilità di usufruire di vitto e alloggio, diventano le loro case .” Poi confessa “Nonostante la bravura e la passione di questi artisti, lo spettacolo finora non è andato troppo bene; non riesco a spiegarmi il perché, visto che quello precedente, CircCuba, sempre a Roma nel 2020, era stato un successo. Forse in Italia c’è un certo pregiudizio nei confronti di questi spettacoli innovativi”, azzarda Sabine.  “Abbiamo cercato di unire tutte le eccellenze uscite dalle scuole africane, per raccontare l’Africa in modo diverso, in un mix di tecnica, musica e colori. A dicembre prossimo partiremo con un nuovo spettacolo, sempre da Roma, ho già un’idea” dice sorridendo Sabine “ma per scaramanzia non la svelo”.

Lo spettacolo è appena terminato, gli artisti si ritirano nel backstage e benché abbiano trascorso due ore sul palco, esibendosi in esercizi acrobatici che richiedono tecnica ma anche concentrazione e fatica, incredibilmente, sono già intenti a riprovare i loro numeri. Elvis è l’artista che si è esibito come mangiatore del fuoco, è keniota ma vive in Italia e parla bene la nostra lingua. Ha 37 anni lavora dall’età di 16 anni dopo aver frequentato una scuola in Kenia, per quasi 3 anni. “Appena ho avuto i documenti che mi permettevano di viaggiare, sono partito dal mio paese ed ho girato quasi mezzo mondo” racconta “Metà della mia vita l’ho passata lavorando come acrobata, in Russia, in Cina, nelle Filippine, e ancora in tanti altri paesi europei. Sono l’unico della mia famiglia che si è dedicato al circo, mio fratello gioca al calcio e mia sorella è casalinga, inizialmente mia mamma non è stata contenta della mia scelta perché la considerava troppo pericolosa, ma per me è stata un’opportunità per essere indipendente e viaggiare” Ha un bel sorriso, Elvis, un fisico d’atleta e gli occhi scuri sorridenti “In questo spettacolo, ognuno di noi ha un suo ruolo, in CircAfrica siamo come una famiglia, composta da tante culture diverse. Ognuno cerca di conservare la propria anche di condividerla con gli altri. Non è inusuale ascoltare canzoni africane, le più diverse, così come il cibo che condividiamo, ognuno cucina i suoi piatti tipici e li mangiamo tutti insieme.”

Sifiso Lion Morube, invece  ha 33 anni, sudafricano di Johannesburg, è il coreografo e assistente alla regia dello spettacolo e anche uno dei ballerini del corpo di ballo, che sogna un giorno di diventare un produttore artistico, per continuare a promuovere ed esportare spettacoli in giro per il mondo. “Ballo da quando sono un bambino, non sono un figlio d’arte, anzi la mia famiglia si è opposta a questa mia scelta, avrebbero voluto vedermi dottore o avvocato. Ma io sono nato per fare questo lavoro, ho iniziato a studiare le varie danze tradizionali africane come zulu, xhosa ma anche quelle occidentali, la danza moderna, il jazz, il tip tap. Sono anche attore, cantante e performer”. Sifiso, negli ultimi dieci anni, ha potuto girare l’Europa con diversi spettacoli circensi, questa è la prima volta che viene in Italia. L’apertura verso le diverse culture ed espressioni artistiche hanno mosso il suo lavoro anche in quest’ultimo spettacolo, dove si mescolano ritmi e danze diverse, in qualche modo riunite nell’ultimo numero che eseguono gli artisti danzando con le bandiere degli stati africani che rappresentano. “Abbiamo deciso di portare in scena qualcosa di diverso,” dice ancora “ il pubblico non è abituato alla bellezza della diversità del continente africano, in genere si leggono storie sull’Africa ma raramente la gente riesce a visitarla tutta. In questo spettacolo si mescolano le diverse culture degli artisti presenti, danze sudafricane, etiopi, della Tanzania: zulu, tip tap, o la gumboot dance originaria delle miniere del Sudafrica, quando i minatori dovevano trovare un linguaggio speciale per comunicare durante l’apartheid. Il corpo di ballo e l’orchestra provengono da zone diverse del Sudafrica: da Johannesbourg, da Kwa-Zulo Natal altri dal Limpopo, reclutati e riuniti tutti da Thuto Hodaya, la manager degli artisti che in Sudafrica è titolare di un’agenzia, alla sua prima esperienza in Italia. “Da anni portiamo molti spettacoli in Germania, in Svizzera, in Austria, dove c’è una grande richiesta” racconta, “in Italia mi sembra diverso, nonostante ci sia una grande tradizione circense, siete ancora poco abituati a questo tipo di spettacolo e di musica. Il nostro è uno spettacolo particolare, l’intento è rendere felice la gente, attraverso la danza, la musica e le acrobazie”.

Testo di Nadia Luminati e Natascia Accatino
Foto di Alessandro Guarino
(14 gennaio 2025)

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