Donna Vita e Libertà, la lotta non violenta delle donne iraniane

Parisa Nazari è attivista del Women Life Freedom for Peace and Justice, un’organizzazione umanitaria dal respiro ampio che si occupa delle condizioni discriminatorie e di sfruttamento delle persone più fragili in tutto il mondo, ma anche del movimento Donne Vita e Libertà. Nata in Iran, vive in Italia da trent’anni, non ha mai smesso di occuparsi del suo Paese e delle donne, suo malgrado è un punto di riferimento per le donne iraniane che sono arrivate in Italia in questi ultimi anni.

13 giugno: operazione Leone nascente

Il 13 giugno 2025 Israele ha lanciato l’operazione “Leone nascente” contro l’Iran, una guerra durata 12 giorni. Purtroppo, mancano dei dati ufficiali e attendibili sui risultati e le vittime della guerra. Sembrerebbe che siano stati colpiti più di 100 obiettivi militari, tre dei sette siti nucleari iraniani. Circa mille i morti nella repubblica islamica, molti civili, 60 le vittime eccellenti tra cui scienziati e capi militari.

Parisa Nazari e Shiva Boroumand – anche lei attivista di Donne Vita e Libertà – che abita a Roma da cinque anni, faticano a mettersi in contatto con gli amici e i parenti che vivono in Iran. Quando riescono con molte difficoltà a collegarsi con qualcuno ciò che avvertono è il terrore e desiderio che tutto finisca il prima possibile.

Cambiare il paradigma culturale per combattere il regime

Che speranze ci sono che l’operazione israeliana possa contribuire alla caduta del regime iraniano? “Per sconfiggere l’oscurità del governo attuale, bisogna cambiare il paradigma culturale che è alla base della società iraniana, in questo l’istruzione ha giocato e gioca un ruolo fondamentale”, dice Parisa, le fa eco Shiva, “Senza un cambiamento profondo del pensiero si rischia che l’attuale regime teocratico venga sostituito da un’altra dittatura”.

Donne Vita e Libertà, un movimento apartitico e non violento

Per quanto concerne l’altro obiettivo di Israele, piegare l’Iran, lo storico nemico che ha nel suo statuto la distruzione di Israele, le attiviste non hanno dubbi, la lotta pacifica e non violenta del movimento Donne, Vita e Libertà – un movimento apartitico –  è il solo modo per sconfiggere il regime teocratico e liberare l’Iran. Del resto, la politica estera portata avanti dall’attuale regime iraniano, improntata all’odio verso Israele e l’occidente,  non poteva avere come conseguenza che l’escalation che ha portato all’attacco israeliano, come asserisce il Nobel per la pace 2003  Shirin Ebadi, avvocatessa iraniana,  esule a Londra dal 2009.

La diaspora e il dissenso ma dalla parte del popolo iraniano

L’attacco di Israele non ha sortito l’effetto auspicato, il popolo iraniano si è compattato,  il dissenso sia interno che esterno è stato tacitato.  “La diaspora non può gioire delle bombe lanciate da Israele sul popolo iraniano che è disperato e vive nella paura” dice Parisa, “io ho vissuto in Iran ai tempi della rivoluzione e poi della guerra contro l’Iraq, ricordo ancora le bombe e la paura che avevo”.

La rivoluzione pacifica delle Donne

Senza dimenticare che il popolo persiano è un popolo fiero e non accetterebbe mai di far fare ad altri il lavoro che gli spetta. Se però sono loro, le donne iraniane ad avere il compito di rovesciare il regime allora quando e come, quale futuro immaginano Parisa e Shiva per il loro Paese? Entrambe sono sicure che i tempi stiano maturando, il regime teocratico ha dovuto ammorbidire alcune regole, le donne che prima dovevano celare il corpo intero con un mantello o cappotto scuro ora possono uscire con un velo che lascia intravedere i capelli.

Donne e istruzione sinonimo di emancipazione

“L’Iran, e non solo, è un Paese misogino, non possiamo aspettarci che gli uomini rinuncino ai loro privilegi” dice Shiva. Allora, come è stato possibile che tante donne potessero laurearsi? Il regime, contrariamente a quanto avviene in altri paesi islamici, ha investito molto nell’istruzione, il tasso di alfabetizzazione supera il 90%.  Non ha valutato il rischio di emancipare le donne? Istruirle significa dotarle di una arma potentissima che si chiama cultura. “Credo che ci sia stato un errore di valutazione” dice Parisa “dopo la rivoluzione del ’79, erano state vietate le classi miste, così hanno dovuto allestire delle scuole in tutta fretta e c’era bisogno di un corpo insegnante femminile.
Molti iraniani ortodossi che al tempo dello Scià non mandavano le loro figlie a scuola non hanno avuto problemi a mandarle in scuole dove c’erano solo donne. Poi, la guerra contro l’Iraq, ha fatto il resto, gli uomini erano al fronte, le famiglie e la società sono state portate avanti dalle donne”.

Quali le alternative al regime teocratico?

Così, il regime iraniano si trova a dover tacitare un dissenso che è prevalentemente femminile.  Molte fra di loro sono ingegnere, statistiche, matematiche, avvocatesse. L’offerta politica di opposizione al regime teocratico è variegata. Tutti si richiamano ai valori della libertà, dell’uguaglianza di genere e della democrazia come il partito fondato dal figlio del deposto Scià di Persia, Reza Pahlavi. Shiva ne esclude il ritorno, “Anche ai tempi dello Scià vivevamo in un regime repressivo ed autoritario, molti oppositori sono morti in carcere”.

Così come non ci sono punti di contatto con il partito  che nel 2023 sembrava aver guadagnato l’attenzione dell’Occidente, è il MEK, Mujahedin del Popolo iraniano (Moujahedn e-Khala), un’organizzazione marxista islamica. Maryam Rajavi, leader del partito è anche presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. Anche Maryam Rajavi è un’ingenera ed ha un passato rivoluzionario. Due sorelle morte uccise dagli agenti dello Scià, nel 1985 sposa Massoud Rajavi, leader del MEK. Nel 2006 Massoud scompare, è condannato per crimini contro l’umanità. Si dice che sia in un posto sicuro ma nessuno sa dove.

Donne Vita e Libertà, non si torna indietro

La fiducia delle attiviste della diaspora nel cambiamento non viene meno, non si può tornare indietro, molte donne, ragazze sono state incarcerate e molte sono morte per le percosse ma ci sono donne che non si arrendono come Narges Mohammadi, anche lei Nobel per la pace 2023.  Narges Mohammadi è uscita dal carcere per problemi di salute ma ha dovuto aspettare mesi prima di essere ricoverata perché rifiutava di lasciare il carcere indossando il velo.
C’è ancora molto da fare: “La guerra non ha fatto che ritardare il processo di democratizzazione, per noi una via pacifica per il mutamento radicale della politica iraniana è l’unica strada possibile”. Ma c’è chi, vivendo in Iran, si sente come un nodo alla gola che  stringe e soffoca, in queste condizioni non è facile scegliere o capire cosa sia meglio in quel momento.

Un milione di afghani espulsi, un altra storia

Per il momento, oltre a compattare il popolo iraniano, la guerra dei 12 giorni ha causato l’espulsione di più di un milione di afghani,per “ragioni di sicurezza” . Temono che fra di lori ci siano molti collaboratori di Israele ed Usa. Altre donne e uomini destinati anche loro ad un futuro crudele, ma questa è un’altra storia.

Livia Gorini
(18 luglio 2025)

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