Il Centro Astalli presenta il Rapporto annuale 2025

La 24ma edizione del Rapporto annuale 2025 è stata presentata l’8 aprile presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro, ha introdotto il Rapporto, sono intervenuti la giornalista Annalisa Cuzzocrea e il cardinale Baldassare Reina.

Scuola e speranza di una vita migliore

Alla base dell’attività del centro c’è innanzitutto l’educazione, base da cui partire per il processo di integrazione. Si richiama a quanto affermato dallo stesso Papa Francesco nella Bolla d’indizione del Giubileo, a nessuno venga mai a mancare la speranza di una vita migliore. Al contrario, il regolamento UE 2025/517 approvato l’11 marzo 2025 a modifica del precedente del 2010, per un sistema equo di rimpatrio porterà a significative violazioni dei diritti umani.

I CPR, I CAS e la burocrazia che imprigiona

Ripamonti denuncia inoltre “Il braccio di ferro sui Centri italiani per richiedenti asilo in Albania e la loro conversione in CPR, Centri che hanno già evidenziato i loro limiti in Italia” e i 14 suicidi avvenuti all’interno dei CPR. “Parimenti, anche i CAS” dice Ripamonti “non sono che luoghi di contenimento in quanto non prevedono alcun percorso attivo per i migranti, dallo studio all’avvio di un qualche attività lavorativa. Le persone sono parcheggiate, imprigionate, a volte per anni, dalla lentezza burocratica, in attesa di un documento che ci metterà mesi per arrivare, sono anni di vita persi”. Né manca di commuoversi ricordando la vicenda di due bambini affetti da gravi malattie che solo dopo varie peripezie sono riusciti ad approdare al Centro Astalli. Padre Camillo Ripamonti ricorda, infine, gli 800 volontari operativi nelle sedi del Centro sul territorio italiano e che, durante il 2024, si sono fatti carico di circa 24000 migranti forzati, il 40% di questi sono stati assistiti dalla sede di Roma.

La testimonianza di Khanum

Come introduzione gli organizzatori hanno deciso di dare la parola alla toccante narrazione di una multi-migrante: Khanum, una giovane donna nata in Armenia. Legge in un buon italiano la sua storia, tiene sotto controllo l’emozione che pure trapela dal suo racconto. Ricorda la sua civiltà, il suo popolo ferito, il genocidio del 1915. Nel 2020 a causa della guerra scatenata dall’Arzerbaigian, 150mila persona sono state costrette a migrare. Nel 2000 Khanum insieme alla sua famiglia emigra in Ucraina. Inizia la sua seconda vita. A febbraio del 2022, dopo l’attacco della Russia, Khanum decide di lasciare la sua seconda patria ed arriva in Italia, dove vive da tre anni.

Le quattro attività del Centro Astalli

Il Rapporto del Centro si articola in quattro attività:

  • Accompagnare
  • Servire
  • Difendere
  • Fare Rete

Accompagnare si riferisce ai servizi di primo livello, il Centro ha distribuito 65000 pasti. 42000 in convenzione con Roma Capitale, ha fornito 10000 farmaci da banco ed effettuato, grazie a SaMiFo., circa 10000 visite.

Servire, ossia l’impegno del Centro a favore delle fasce più deboli, donne, bambini e gli studenti per i quali diventa sempre più urgente puntare sull’educazione per dare loro una reale possibilità di integrazione.

Difendere, un termine che di solito viene inteso come difesa del confine, per il Centro Astalli significa difendere i diritti di chi chiede asilo. Per questo motivo il Centro offre ai migranti e richiedenti asilo un servizio di advocacy, di consulenza legale.

Fare rete, ovvero mettere in contatto le diverse organizzazioni territoriali che si trovano a far fronte agli arrivi dei migranti, da Nord che accoglie chi arriva attraversando la rotta balcanica. al Sud, per accogliere chi sbarca sulle coste siciliane.

Il Dialogo interreligioso in tempi complicati

L’intervento della giornalista Annalisa Cuzzocrea è puntuale, da sempre vicina al mondo dei migranti e del Centro, Cuzzocrea richiama alla mente delle presenti immagini che ben poco hanno a che spartire con lo spirito di accoglienza: persone esposte nelle gabbie, altre deportate in catene come trofei. il risultato è che le persone allontanano lo sguardo dal profugo. Eppure, le migrazioni ci sono sempre state e sempre di più saranno i migranti basti pensare che nel Mondo sono 56 i conflitti in corso. Chiede al cardinale Reina come si possa trovare una via di Pace. “Ci sono due prospettive” risponde Reina, originario di Agrigento, “la prima è quella di studiare il fenomeno, la seconda guardare negli occhi le persone che approdano dopo viaggi drammatici sulle coste siciliane”, e ricorda il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 quando 300 persone persero la vita in mare.

I Conflitti nel mondo ma anche nelle periferie

Cuzzocrea ricorda i conflitti che nascono nelle periferie, fra i più poveri e i migranti, entrambi emarginati, “Conflitti su cui soffia la cattiva politica” e aggiunge “abbiamo parlato di integrazione e cittadinanza, ius Schola o ius culturae, al momento però sembra che questi discorsi siano rimasti in sospeso. Senza documenti e irregolari, si tratta di situazioni che a ben pensare non convengono a nessuno. Abbiano bisogno di giovani e forza lavoro, perché creare ostacoli?  Sono state fatte politiche di chiusura sia a destra che a sinistra. A un certo punto è sembrato che fossero tutti d’accordo. Sembra che tutto questo caos sia voluto”.

Accettare i migranti significa guardare in faccia la realtà

Ripamonti sostiene che il problema dei migranti e dell’integrazione non è mai stato affrontato in modo sistematico per ragioni politiche, “I migranti sono diventati il terreno di scontro politico per eccellenza: c’è chi è a favore e chi è contro, proseguendo su questa strada il mondo politico è rimasto imprigionato all’interno di queste polarizzazioni. Il tema migratorio non è mai stato un tema affrontato con il buonsenso. Se non usciamo da questo ingabbiamento, il problema non si risolverà mai, più si allungano i tempi più il caos diventa il corollario di questa situazione. Però” termina “non mi piace fare un discorso utilitaristico, preferisco fare un discorso culturale, dobbiamo guardare in faccia queste persone e confrontarci con questa realtà senza doverla strumentalizzare per renderla più appetibile”.

Livia Gorini
(11 aprile 2025)

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