“Alla polarizzazione del mondo, sempre più evidente dopo il 7 ottobre 2023, noi vogliamo contrapporre il bisogno di pace, vogliamo adoperarci per costruire ponti e favorire la partecipazione delle persone mediante il dialogo tra culture diverse”.
Questo è il principio ispiratore del Sumud ArtFest – Dalla Palestina al Mondo. Cultura Donna Vita Libertà!

Marco Carraro, coordinatore del comitato organizzatore del Sumud ArtFest, così presenta il progetto di questo festival, dedicato a tutte le forme di resistenza culturale dei popoli oppressi — dalla Palestina all’Afghanistan, dal Kurdistan all’Iran — con particolare attenzione al protagonismo delle donne. È a queste diverse esperienze che le 3 giornate del festival daranno voce. “Sumud è una parola araba che vuole significare la capacità collettiva di reagire all’oppressione e di affermare la libertà, attraverso poesie, testimonianze, cortometraggi, mostre d’arte e fotografia.”
Quali esponenti del mondo della cultura parteciperanno al festival?
“Ci saranno artisti e personalità impegnati nelle campagne promosse da diverse associazioni tra cui: Cisda con la rifugiata afghana Belquis Roshan, Emergency che ha lanciato un SOS per l’esaurimento delle scorte di cibo acqua e medicine, Un Ponte Per. Tra gli artisti e intellettuali contattati anche: Daniele Silvestri, Ascanio Celestini, la pittrice palestinese Yasmine Aljarba, il filosofo e scrittore Matteo Saudino….”
A chi si rivolge questo festival culturale e che potere può avere di cambiare politiche orientate alla guerra e ai nazionalismi?
“Ci rivolgiamo a tutti: istituzioni, associazioni e persone comuni, perché siamo convinti che la gente non vuole la guerra e che non si capaciti del fatto che un popolo come quello ebraico, che ha subito gli orrori dell’Olocausto, possa condividere il genocidio in atto a Gaza. Con la convinzione che la conoscenza del ricco patrimonio culturale di questi popoli serva a combattere l’odio e a indicare prospettive di solidarietà internazionale. In questo clima di contrapposizioni e prossimità della guerra noi usiamo l’arma della cultura”.
Il Sumud ArtFest tratterà, oltre al tema del ruolo delle donne nelle resistenze, anche quello del “Modello Israele”. Cosa intendete con questa definizione?
“È un modello inscritto nel paradigma bellicista che, in questa fase storica, parte da Israele ma si sta imponendo in tutto l’Occidente. Il caso dell’acquisto da parte dei Servizi Segreti italiani di un sistema di controllo delle chat, Paragon, di produzione israeliana, sta a dimostrare la capacità che lo Stato israeliano ha di governare le tensioni, ma non nell’ottica della pace. D’altra parte l’Europa che fa? Anziché muoversi nella direzione della ricerca di soluzioni pacifiche dei conflitti, chiede di aumentare le riserve militari, cioè anch’essa nella logica del conflitto globale. Tornando al festival, oltre che raccontare le esperienze di resistenza, intendiamo approfondire le connessioni tra capitalismo, guerra, patriarcato”.
Come state pensando di strutturare le 3 giornate del SumudArtFest?
“Il metodo che stiamo seguendo è inclusivo e orizzontale: abbiamo formato dei gruppi di lavoro divisi per aree tematiche, che lavorano in parallelo durante la settimana e la domenica si riuniscono in plenaria. Il metodo con cui stiamo lavorando è coerente con la scelta dell’autogestione e dell’autonomia. Il luogo in cui si terrà il Festival è in una zona popolare di Roma, abitata da molti immigrati. Il festival è gratuito; i fondi che verranno raccolti grazie a donazioni e offerte andranno a finanziare i progetti portati avanti dalle diverse associazioni promotrici”.
Il 9 maggio è la Giornata che celebra ogni anno la pace e la libertà in Europa. Che ruolo ha oggi la UE rispetto alla Palestina e ai popoli oppressi?
“Il 9 maggio è l’ultima giornata per Gaza: si conclude la tragedia. Noi abbiamo aderito all’appello “L’ultimo giorno di Gaza – L’Europa contro il genocidio” lanciato da molti intellettuali e professionisti per rompere il silenzio che ci rende tutti complici, perché, come si legge nell’appello, senza il mondo Gaza muore, ma senza Gaza siamo noi a morire. E ne promuoviamo la diffusione. Inoltre sarebbe urgente richiedere la presenza dell’ONU con i Caschi Blu a presidiare l’area”.
Luciana Scarcia
8 maggio 2025
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Per contribuire al sostegno del Festival è attiva una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni Dal Basso. Seguire questo link: https://sostieni.link/37761