Tra il 2020 ed il 2023 in Etiopia si è consumata una delle più cruente guerre civili degli ulimi anni.
Un po’ per la pandemia di Covid, un po’ per questioni etniche, di questo sanguinoso conflitto che ha ucciso 600.000 persone non se ne è parlato molto.
Ad oggi, dopo più di due anni dalla sua fine, nonostante delle piccole tensioni nella zona, quello che resta da fare, oltre al cercare di far conoscere il più possibile la vicenda, è assistere i sopravvissuti, come sta facendo Tomas, un cuoco che da diversi anni vive in Italia, e con madre tigrina, che organizzando pranzi solidali cucinati da lui si occupa di portare alle vittime il ricavato sotto forma di aiuti umanitari e materiali scolastici.
La Missione di Tomas in Tigray
Tomas è tornato da poche settimane dal suo quarto viaggio umanitario dopo l’assedio, viaggi in cui ha sempre aiutato la popolazione locale.
“Nel mio terzo viaggio sono stato accompagnato da un chirurgo d’urgenza che è appassionato di fotografia, siamo andati in giro per Axum e i villaggi limitrofi.”
Tramite l’associazione “ HAWELTI AXUM ASSOCIATION FOR SUPPORT AND CARE OF VULNERABLE PEOPLE” Tomas riesce ad aiutare a distanza 570 bambini sfollati.
“Per il mio ultimo viaggio ho raccolto un bel po’ di denaro e questa volta e sono riuscito a coprire più di 120 visite sostegno a domicilio.
Inoltre abbiamo fatto festeggiare la Pasqua ai bambini di Axum comprando il bue, affittando una tenda per fargli scordare un po’ dei dolori quotidiani.
I bambini hanno bisogno di cibo, di proteine ed è tipico delle nostre zone festeggiare la Pasqua in questo modo.
Ho lasciato un po’ di scorte di riso e olio che avrebbero coperto le necessità per 2-3 settimane. Speravo di poter lasciare qualcosa in più ma non ci sono riuscito perché sono andato pure nel villaggio di mio nonno dove 70 persone vennero fucilate e buttate in un burrone nell’eccidio di Mahbere Dego, li sono riuscito ad aiutare 50 famiglie.
In più sono anche riuscito a portare una valigia di medicine che ho consegnato all’ospedale di Santa Maria di Axum.”
Tomas agisce in maniera laica, apolitica e solo con l’appoggio delle associazioni:
- EMAHOY TSEGA GIRMAY FOUNDATION
- Adey Foundation
Le regioni dell’Etiopia
Per capire qualcosa delle ragioni remote che hanno scatenato questo conflitto è necessario tener presente che l’Etiopia funziona come uno stato federale, è suddivisa in diverse sottoregioni caratterizzate da una forte differenza etnica.
Le principali sono:
- Tigray
- Amhara
- Oromia
- Somali
- Afar
- BenishangulGumuz
- Gambela
- Sidama
Le etine che abitano questo paese sono più di 50, tra le principali:
- Tigrina
- Amara
- Oromo
- Afara
- somali
Non a caso le etnie più numerose sono quelle che hanno partecipato al conflitto, in quanto spinte da un maggiore sentimento identitario.
L’Etiopia fino agli anni venti del 2000
Dal 1994 al 2018 in Etiopia c’è stata l’egemonia del governo Tigrino, il quale tra opere giuste e sbagliate ha visto maturare all’interno del paese da un lato sostegno, dall’altro malcontento.
In particolare gli anni 10 del 2000 sono stati caratterizzati da numerose crisi politiche e sociali, che a seguito di numerose tensioni hanno portato nel 2018 alla nomina a primo ministro dell’etiopia Abyi Ahmed.
Il premio Nobel per la pace
Abyi Amhed salì al potere come il nuovo giovane volto dell’Etiopia, acclamato da folle festanti e ammirato dai giovani, i quali vedevano in lui la svolta che il loro paese meritava.
Tra le varie cose fatte nel primo periodo dopo l’insediamento di Abyi Amhed, ci fu la ripresa dei rapporti con l’Eritrea, stato a nord dell’Etiopia, interrotti dai tempi della guerra del 1998-2000. Per lo sforzo di risolvere pacificamente questa tensione nel Corno d’Africa ad Abyi Amhed fu assegnato il premio Nobel per la pace.
Dal Nobel allo scoppio della guerra
La parte dell’Etiopia meno felice dell’ascesa al potere del primo ministro fu quella tigrina.
Le tensioni si inasprirono nel 2020, quando la pandemia di covid colpì l’Etiopia, costringendo il governo ad instaurare una serie di misure contenitive, una delle quali fu quella di riinviare a data da definisi le elezioni locali previste per quell’anno in ogni stato regionale del paese.
Le autorità tigrine considerarono questa mossa come un pretesto con il quale Abyi Amhed intendeva affermare la propria supremazia e non consentire autonomia alle regioni.
Le elezioni in Tigray si svolsero secondo programma il 9 settembre 2020, e vennero vinte con il 98,2% dei voti dal partito che aveva governato per i 30 anni precedenti l’Etiopia, il TPLF.
La reazione del governo centrale fu quella di considerare le elezioni in Tigray un atto incostituzionale.
Poche settimane dopo, nell’ottobre 2020, il parlamento federale di Addis Abeba bloccò i fondi di bilancio destinati al governo tigrino annunciando la rottura dei rapporti con lo stesso.
Le autorità tigrine interpretarono l’atto come una dichiarazione di guerra.
L’inizio vero e proprio della contesa avvenne quando la notte del 3 novembre 2020, dei soldati del Tigray Defence Forces attaccarono delle basi militari del governo centrale in territorio tigrino.
Secondo le autorità di Macallè, capitale del Tigray, si trattava di un attacco preventivo per disarmare l’esercito federale alla vigilia di una imminente invasione.
A sostegno di questa ipotesi c’è il fatto che la risposta dell’esercito federale fu immediata, il 4 novembre, con numerose forze, le quali, se si fossero trovate nella capitale Addis Abeba, a circa 1000Km di distanza,avrebbero impiegato sicuramente più tempo per intervenire.
La guerra del Tigray
Nei giorni successivi ci furono le prime dispute al confine che portarono il governo federale alla conquista di Macallè.
Seguì una controffensiva dei tigrini, i quali riuscirono a sconfiggere il governo federale costringendolo a ripiegare fino a 140 Km da Addis Abeba, Il quale però riuscì a riprendere in mano la situazione nell’ultima settimana di novembre 2021.
Al 20 di dicembre era già riuscito a far rientrare le forze tigrine nei propri confini.
Nell’agosto 2022 ripresero i combattimenti ed a inizio ottobre 2022 l’Eritrea (anch’essa coinvolta nel conflitto a sostegno del governo centrale) intensificò i propri attacchi.
Il governo tigrino mobilitò i propri civili invitando ogni persona abile ad unirsi agli scontri.
Le stime parlano di 90.000 morti solo in questo mese di battaglia.
Fine della guerra nel Tigray: il trattato di Pretoria
Il 25 Ottobre 2022 iniziarono i colloqui di pace nella città SudAfricana di Pretoria, che si conclusero con la firma delle parti belligeranti il 2 novembre 2022.
In realtà questi accordi rappresentavano più un cessate il fuoco piuttosto che un vero e proprio trattato di pace.
Dopo due anni esatti e circa 600.000 morti la guerra civile era finalmente giunta alla fine.
Purtroppo anche in questa guerra le principali vittime furono i civili, Amnesty international ed altre associazioni umanitarie si sono occupate per tutta la durata del conflitto di denunciare ogni sorta di violazione dei diritti umani ma questo non bastò a far sì che cessassero.
I giorni che viviamo insegnano che è quasi impossibile pretendere che la storia non si ripeta, ma ognuno può tentare di contribuire,nel suo piccolo, ad alleviare le sofferenze dei civili coinvolti.
Testo di Lorenzo Pugliese
(20 Giugno 2025)
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