Rapporto Leone Moressa: 9% del PIL dovuto agli stranieri

Ad oggi il 15,2% dei lavoratori in Italia è nato in un altro paese.
Questo significa che ben 3,65 milioni di persone, dopo aver affrontato un percorso migratorio, si sono inserite nella nostra società e stanno contribuendo al bilancio dello stato.
Nell’ultimo rapporto sull’economia dell’immigrazione, a cura della Fondazione Leone Moressa, presentato a Roma il 20 ottobre 2025 risulta chiaramente come il 9% del PIL totale sia merito di manodopera straniera, un valore aggiunto pari a 117miliardi di euro.
Nello specifico poi, se si ristringe lo studio per settori lavorativi, si scopre che il contributo della manodopera straniera al PIL annuo, tocca una soglia del 18% per il settore agricolo ed il 16,4% nelle costruzioni.

Immigrazione: risorsa o spesa pubblica?

Grazie al fatto che la maggioranza degli stranieri presenti in Italia sia in età lavorativa(in media 36 anni) e quindi in grado di contribuire alla produzione, il bilancio risulta positivo per le casse dello stato.
Secondo lo stesso rapporto infatti la presenza straniera in Italia incide molto poco sulla spesa pubblica, (in media il 3%) scendendo sotto l’1% nella voce “Pensioni”.
Inoltre secondo i bilanci dell’anno 2023 il rapporto tra spese e guadagni relativi all’immigrazione avrebbe fruttato al paese ben 1,2 miliardi di euro.
Una voce importante è costituita dagli imprenditori nati all’estero, che nel 2024 erano ben 787 mila, ovvero più del 10% del totale.
Negli ultimi 10 anni infatti, questi sono aumentati del 24,4% mentre gli impreditori nati in Italia sono scesi del 5,7%.

Il contributo del lavoro straniero a Roma

Entrando nello specifico, prendendo in analisi la città di Roma, dai dati si vede che gli stranieri residenti al primo gennaio 2024 erano 517.466, il 12,2% del totale della popolazione.
I contribuenti nati all’estero dichiarati nel 2024 erano 379.081.
Il reddito medio dei nati all’estero è di 16.170€ con un Irpef versata di 896 milioni di euro.
Gli imprenditori nati all’estero sono 68.289 ovvero il 14,4% del totale

Quale Futuro?

Secondo l’analisi esposta in occasione della presentazione del Rapporto da Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa, l’Italia starebbe attraversando un degiovinamento in quanto sono venute meno le generazioni  in grado di lavorare e fare figli.
Secondo previsioni Eurostat se in Italia si interrompessero i flussi migratori, tenendo conto solo delle morti e delle nascite interne,  nel 2050 la popolazione italiana perderebbe 9 milioni di abitanti, portandosi dietro il -25% del PIL. E nel 2100 la popolazione si dimezzerebbe, facendo perdere al paese il -60% del PIL.
L’immigrazione dunque è una risorsa fondamentale per il futuro del paese, anche se sarebbe entrata in una fase di stabilizzazione.
Infatti negli ultimi anni gli immigrati sono sempre intorno ai 5 miloni.
E questo grazie anche al fatto che molte persone hanno ottenuto la cittadinanza italiana e sono quindi non risultano più come stranieri nelle statistiche.
Infatti se si calcolano le persone residenti in italia che sono però nate in un paese straniero si parla circa dell’11,3% della popolazione, ovvero 6,7 milioni di persone, contro i 5,2 milioni di stranieri dichiarati pari all’8,9% della popolazione.
Per quantro riguarda le necessità lavorative incece, Secondo Unioncamere-Excelsior, “ente con l’obiettivo di analizzare i programmi di assunzione” è previsto che  tra il 2024 e il 2028 le aziende italiane avranno bisogno di 3 milioni di lavoratori e di questi sono previsti 640mila stranieri, pari al 21,3%.
È infatti ci sono già molte imprese italiane, che si occupano di formare lavoratori all’estero prima di richiamarli in Italia.

Formazione all’estero

Secondo Federico Fubini, giornalista del Corriere della Sera che ha moderato l’incontro “questo movimento di enti privati che investe nella formazione delle persone nei paesi d’origine potrebbe essere il sintomo che il decisore pubblico sia rimasto indietro”
Ed infatti Stefania Congia DG Immigrazione e politiche di integrazione – Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali conferma il fatto che “il quadro normativo è sempre in ritardo rispetto ai fenomeni: abbiamo un Testo Unico Immigrazione vecchio che rende le procedure d’ingresso complicate.” Ma chiarisce anche che in questo caso il legislatore non è rimasto indietro in quanto “Ha modificato il T.U. sull’immigrtazione inserendo l’articolo 23 riguardo gli ingressi fuori quota” una serie di linee guida dedicate agli ingressi delle persone formate all’estero. “Disposizioni diventate immediatamente operative” ribadisce la Congia che conclude dicendo che “da dopo il decreto Cutro stiamo approvando diversi progetti di formazione. Oggi all’attivo sono più di 60 che coinvolgono circa 6000 persone.”

Lorenzo Pugliese
(21 ottobre 2025)

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