Chiudono le edicole, nelle piccole come nelle grandi città. Molto più di semplici esercizi commerciali dove comprare una rivista o un giornale, le edicole sono sempre state dei piccoli universi. Le prime ad aprire all’alba, spesso nel buio della notte, le edicole erano il giorno che iniziava: per tanti, l’acquisto del giornale era il primo rito quotidiano, quello con l’edicolante il primo buongiorno. Punti fermi nello spazio e nel tempo di quartieri che hanno continuato a cambiare, le edicole hanno osservato quotidianamente il cambiamento di ogni città.
Oggi, mentre assistiamo alla chiusura di questi chioschi a cui eravamo abituati come costanti rassicuranti del territorio urbano, non stiamo solo constatando la fine di un’attività commerciale e di un mestiere che inesorabilmente soccombe al digitale, ma osserviamo anche la progressiva scomparsa di una memoria collettiva e di un pezzo della nostra storia.
E se è uno sforzo inutile opporsi al corso del tempo, può essere invece saggio iniziare a pensare diversamente, ad essere creativi nel trasformare, riciclare, riconvertire ciò che apparentemente non ha più una funzione in qualcosa di nuovo. È successo a Torino, dove un’edicola chiusa da tempo è diventata un centro di aggregazione, di cultura e di servizio al cittadino.
Sanduq, Edicola Collettiva
“Sanduq, Edicola Collettiva è un progetto sorto per ridare vita alla storica edicola di Corso Dante 90 a Torino e trasformarla in uno spazio multifunzionale che possa rispondere ai bisogni delle persone del quartiere e promuovere l’inclusività, la diversità e la cultura in modo accessibile ed inclusivo”, racconta Hanane Makhloufi, una delle fondatrici dell’associazione culturale che ha dato vita al progetto.
Poetessa torinese di origine marocchina, seconda generazione di una diaspora ben radicata sul territorio, Hanane è free lance nel mondo della cultura e le piace definirsi operatrice culturale. Insieme ad altre due giovani donne di origine marocchina e ad altri quattro membri, ha dato vita a questo progetto innovativo ed inaugurato, lo scorso 26 settembre, la prima edicola riconvertita di Torino. Con la sua voce dolce dalla sottile inflessione torinese, spiega le motivazioni che hanno portato all’ideazione della prima edicola riconvertita a Torino: “In arabo sanduq è il baule di legno, il contenitore. L’edicola storicamente è sempre stata un contenitore di riviste e giornali, noi vogliamo che diventi anche un contenitore di idee, che convogli messaggi e che diventi uno spazio capace di aggregare le persone in maniera trasversale e democratica. È un progetto che nasce più di un anno fa e ha trovato una realizzazione pratica nella soluzione associativa, perché si tratta di un progetto culturale e non commerciale.
Le tante potenzialità di un piccolo spazio
Angolo ristoro, spazio espositivo, sportello sociale, biblioteca, spazio comunitario: il progetto vuole coprire queste cinque aree ed offrire un punto di riferimento non solo per il quartiere di San Salvario. Con una simbolica quota associativa annuale di 5 euro, che permetta a tutti di aderire, ogni tesserato potrà accedere ai seguenti servizi:
- Una caffetteria che verrà attivata nel tempo, dove oltre a bevande fredde e calde, ogni mese sarà dedicato ad un diverso Paese del mondo. “Vogliamo che sia l’occasione per conoscere non solo il cibo e le bevande di Paesi diversi, ma anche l’informazione e l’attualità. È un modo per provare cambiare una narrazione troppo spesso eurocentrica, suprematista e capitalistica, per avvicinare la gente alle altre culture che abitano Torino”.
- Uno spazio espositivo di arte contemporanea, per ospitare workshop e mostre di artisti del territorio, con il desiderio di avere nel tempo un respiro più internazionale.
- Uno sportello di ascolto e di assistenza alla persona e agli anziani e un punto viola contro la violenza di genere. “Vogliamo inoltre istituire laboratori specifici per bambini, corsi lingua per stranieri, attività culturali di varia natura, tutte attività rivolte al cittadino”.
- Una libreria, dove sia possibile trovare libri e riviste anche di altri Paesi, che difficilmente sarebbero reperibili in Italia. “Abbiamo avviato una collaborazione insieme a Trebisonda, una libreria indipendente di San Salvario, per attivare una biblioteca popolare e uno spazio di consultazione dove si possano leggere scrittori e magazine del mondo, ma anche ascoltarne la musica, avvicinarsi all’arte e alla cultura di altri Paesi”.
- Il caffè sospeso, la tessera associativa sospesa: per aiutare chi è in difficoltà a non essere escluso. Tutte le iniziative sono rivolte all’inclusione e alla solidarietà.
Il sogno è di poter aprire, nel tempo, anche un dehor chiuso, che possa accogliere le persone anche nei mesi invernali, come è stato fatto per il lancio, alla quale erano presenti tantissime persone, non solo di San Salvario. “Sono venuti anche tanti anziani, che nei giorni precedenti ci vedevano allestire e si avvicinavano curiosi, abbiamo avuto una quarantina di nuovi associati solo nel giorno dell’inaugurazione. Siamo stati felicissimi del calore con il quale siamo stati accolti e dell’entusiasmo del quartiere per quest’edicola collettiva.
Il denominatore di tutto ciò che faremo e del progetto stesso è l’accessibilità, che deve essere rivolta a tutti”.
Natascia Kelly Accatino
(4 ottobre 2025)
Leggi anche: