Rapporto nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana: quadruplicati i piccoli stranieri negli ultimi 10 anni

La riuscita e la regolarità dei percorsi scolastici degli alunni di origine straniera sono esaminate nel rapporto nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana dell’anno scolastico 2011/2012, realizzato dalla Direzione Generale per lo studente insieme alla fondazione ISMU, Iniziative e studi sulla multietnicità. Scopo dello studio, oltre a fornire una base per la progettazione di politiche educative adeguate alle trasformazioni della scuola italiana, è di approfondire la conoscenza dei diversi aspetti per aiutare nel loro lavoro gli insegnanti, i dirigenti scolastici e gli operatori. Sono state esaminate più di quattrocento scuole con una percentuale di alunni stranieri con la cittadinanza non italiana di oltre 50%. Il secondo approfondimento del rapporto è dedicato agli studenti con la cittadinanza non italiana nati in Italia, che rappresentano in media 44% degli studenti non italiani, ma che superano l’80% nelle scuole dell’infanzia, mentre solo il 7,2% risulta nell’ultimo anno nelle secondarie di secondo grado.

Le etnie degli alunni e le regioni. Secondo le statistiche il numero degli alunni con la cittadinanza non italiana si è quadruplicato nell’ultimo decenio. La maggiore presenza di stranieri si concentra nelle regioni del Nord e del Centro, con un’ampia diffusione nelle province di media e piccola dimensione. Le principali nazionalità di alunni non italiani sul territorio italiano sono:
– rumeni,
– albanesi,
– marocchini
– cinesi.
Molte comunità si sono concentrate in alcune grandi città o provincie storiche d’immigrazione: filippina a Milano e Roma, moldava in Veneto, ucraina in Campania, tunisina nelle aree di Trapani e Ragusa, la comunità dell’Ecuador a Genova e Milano. Due terzi delle province italiane hanno almeno una scuola a maggioranza di alunni stranieri.

Le scuole. Gli alunni stranieri – l’89,8% – scelgono di frequentare una scuola statale, rispetto l’85,9% degli alunni italiani, mentre il 10,2% degli stranieri e il 14,1% degli italiani frequenta le scuole private. Per le scuole d’infanzia, la probabilità che un bambino di origine straniera scelga una struttura statale è del 30% superiore a quella di un bambino italiano. Sempre la statistica dice che gli studenti non italiani hanno una probabilità quasi tripla di studiare negli istituti professionali e una possibilità del 70% inferiore rispetto agli italiani di scegliere percorsi liceali. E’ confermata la tendenza dell’utenza straniera per l’istruzione professionale – 39,4% del totale degli stranieri iscritti alle superiori – e tecnica, il 38, 3%.

La riuscita scolastica degli aluni stranieri. Al livello nazionale, nelle prove d’italiano e di matematica gli alunni di origine immigrata conseguono risultati più bassi degli italiani. Non gli studenti di seconda generazione che hanno una riuscita simile ai coetanei italiani. Gli allievi di prima generazione ottengono punteggi medi inferiori, perché prima devono imparare l’italiano per poter capire bene le altre discipline. In questi casi è frequente la ripetenza, che molti percepiscono come un insuccesso scolastico. La non ammissione potrebbe essere legata ai problemi di adattamento, più che a difficoltà cognitive o di apprendimento.

Alunni rom, sinti e caminanti: ci sono 11.899 iscritti nell’anno scolastico 2011/2012, con una diminuzione del 3,9% rispetto all’anno precedente. Quasi metà di loro hanno la cittadinanza italiana. Negli ultimi cinque anni è calato il numero dei bambini rom, sinti e caminanti nella scuola dell’infanzia, nella primaria e nella secondaria di secondo grado dove ci sono solo 134 alunni, 10 in tutto il Nord Ovest. La magior parte sono concentrati nella regione Lazio: 2227 alunni, per lo più maschi, poche le femmine, secondo le elaborazioni Ismu su dati Miur. Risulta invece in leggera crescita il numero di iscritti nelle scuole secondarie di primo grado su tutto il territorio italiano. In conclusione, solo la metà degli ragazzi rom prosegue gli studi nella fascia dell’obbligo dell’istruzione. Questi dati dimostrano che i livelli di analfabetismo dei rom rimangono molto alti, con ripercussioni sulla loro integrazione nella società italiana. Uno dei motivi che porta a questa situazione è che già a 12 anni un bambino della loro comunità è considerato adulto, pronto a lavorare e sposarsi, e alla stessa età una ragazzina può essere „data” in matrimonio.

Raisa Ambros
(02 maggio 2013)

Leggi anche:
Il 15.5 seminario Piuculture: “Una scuola grande come il mondo”
Ramazza Arcobaleno: spazziamo via le disuguaglianze
Piuculture nelle scuole: garbata e gratis
Piuculture in piazza per l’Italia sono anch’io

Bimbi Piuculture: quando lo zaino è più pesante

Piuculture all’elementare Contardo Ferrini: un intervento tempestivo
Piccoli allievi e giovani volontari di Più Culture
S.O.S. Scuola: arrivano i volontari per i nuovi italiani