Da Piazza Bologna a Villa Torlonia: i migranti tra pulizie e visite guidate

Migranti piazza bologna Baobab
Da Piazza Bologna a Villa Torlonia: il sabato mattina dei migranti appena arrivati in Italia

Piazza Bologna nel primo, e rovente, sabato mattina di luglio alle 9,30 si sta appena svegliando. Ma nei giardini alcuni ragazzi armati di scope, pale e buste dell’immondizia sono già all’opera per ripulire le aiuole. Guidati da Alessandro Moscetta, coordinatore delle attività giovanili della comunità di Sant’Egidio, migranti e studenti della zona eliminano ogni traccia della serata precedente: bottiglie di birra, di vino, lattine di coca cola e cartacce. Ma anche erbacce e foglie secche.

Piazza Bologna è sempre affollata. La mattina accoglie gli anziani del quartiere, la sera gli studenti che prolungano le serate fino a notte fonda. “Abbiamo pensato di organizzare questo incontro per fare uscire i ragazzi dal centro Baobab o dalla Tendopoli. Sono ancora tanti e passano giornate intere lì dentro. Ma questa mattinata è anche un messaggio per il quartiere: vogliamo dimostrare che i migranti non portano degrado, come si pensa. Anzi, spesso possono aiutare a migliorare le cose”, spiega Alessandro.

In mezz’ora non esiste più nessuna traccia della movida distratta. I ragazzi coinvolti nell’iniziativa sono arrivati in Italia da pochissimo e sono quasi tutti migranti in transito. Per ora sono ospiti al centro Baobab e in alcune strutture del Municipio II, ma hanno un solo piano: lasciare l’Italia. “Gli italiani sono eccezionali, ci date da mangiare, da dormire, da vestire, si sta molto bene qui. Ma non c’è lavoro, non possiamo restare”. Questa è una delle pochissime certezze che hanno.

Leake ha 44 anni, parla inglese e diventa subito il leader del gruppo. Nel suo paese d’origine lavorava nell’esercito: ”Non potevo continuare a vivere lì. Non ci sono soldi, non c’è libertà, non ci sono diritti. Abbiamo una dittatura in Eritrea. Sarebbe bello poter restare, ma credo che andrò in Germania o in un altro paese del Nord Europa .Voglio che mi raggiunga anche mia moglie con i nostri figli e qui non potrei farla venire, non c’è possibilità di lavorare”. Leaka ha fatto il percorso di tanti altri: Eritrea, Etiopia, Sud Sudan, Libia e poi Sicilia, primo pezzo d’Europa. “In mare siamo rimasti tre giorni, si era rotto il motore, poi una nave è venuta a prenderci”.

Come si immaginano quest’altra parte di mondo prima di partire? “Dell’Italia conosciamo tante cose: con la colonizzazione sono state costruite scuole, strade, mezzi pubblici. Mentre dell’Europa sappiamo che può darci una vita migliore e che i diritti umani vengono rispettati”.

Nel frattempo anche gli altri ragazzi hanno finito di rimettere a posto le aiuole, si avvicinano, alcuni di loro hanno viaggiato insieme. Come è stato il viaggio? Parlano poco inglese, e rispondono con una sola parola “Bad. Cattivo”. Sono tutti della stessa idea di Leake: Blu vuole raggiungere la Germania ad aspettarlo c’è il fratello, Tewelde andrà in Svizzera, c’è tutta la sua famiglia.

Dopo aver pulito gli spazi, si fa colazione tutti insieme. Anche gli anziani seduti sulle panchine partecipano volentieri. “È così che immaginiamo l’integrazione”, dice Alessandro. Ma la mattinata continua, si prosegue con una passeggiata per il quartiere fino a Villa Torlonia. Durante il tragitto qualche passante guarda curioso la comitiva, Leake si ferma a giocare con i bambini e chiede come mai ci sia la strana usanza in Europa di portare i cani a spasso a guinzaglio. Chiede informazioni sul clima e su altre città d’Italia. Arrivati a Villa Torlonia è il momento di distribuire indumenti nuovi. Qualcuno soddisfatto prende una camicia, gli altri si accontentano che la taglia sia più o meno giusta.

Si continua la passeggiata passando per la Casina delle Civette e poi davanti alla residenza che fu di Mussolini. Fanno domande, apprezzano, sono curiosi. Ma non dimenticano mai di essere ancora in viaggio, uno di loro si stacca dal gruppo perché ha un treno da prendere, un altro chiede: “Quanti chilometri dista Roma dalla Germania? Che mezzo devo prendere per raggiungerla?”Qualcuno partirà domani, dopo domani, tra una settimana. Qualche altro nell’attesa deciderà di cercare fortuna nell’Europa del Sud, e qualcun altro sarà costretto a restare.

Prima dei saluti Leake chiede di vedere la mappa dell’Eritrea dal cellulare e stringe su Asmara, sorride: “Eccola, la mia città”.

Rosy D’Elia(5 luglio 2015)

 

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