“Offriamo 24 posti letto dove vengono accolti minori, generalmente adolescenti. In sinergia forniamo assistenza e mediazione per un periodo al massimo di 15 giorni per ognuno”Alessandro Uberti è il responsabile, per conto di Intersos, di A28, neonato centro di accoglienza notturna per minori afghani in transito a Roma attivo dall’8 dicembre con l’autorizzazione di Roma Capitale nell’ambito di quella che viene definita l’emergenza freddo.
Italia? Solo una tappa. “Quando parliamo di minore in transito ci riferiamo a un under18 che potenzialmente ha diritto d’asilo, ma che non intende chiedere la protezione internazionale in Italia: nel caso capitolino sceglie cioè di non fermarsi a Roma e di proseguire il suo viaggio.Roma da molti migranti è individuata come un step intermedio classico per riposarsi, inserito nella tratta Atene-Parigi. E’ dalla capitale francese che poi spesso si procede verso l’Europa, nella maggior parte dei casi il Nord Europa, Svezia in primis.”Non è ovviamente un caso: nei Paesi dell’area baltica le opportunità di integrazione, lavoro ed abitazione del rifugiato sono notevolmente maggiori che in quelli mediterranei come Grecia ed Italia, che così finiscono con l’essere solo una tappa obbligata, ma di scarso appeal.“Questo fenomeno di immigrazione/transito a Roma va avanti da parecchi anni. Sin dal 2006 gli afghani sostano alla stazione Ostiense, a Piramide per periodi più o meno lunghi, spesso mesi: i giornali hanno dato ampio risalto al fenomeno, ma le istituzioni non sono riuscite a mettere in campo una risposta a un problema che è complicato dai risvolti di alcune normative.Mi spiego: un migrante in strada, tanto più minore, avrebbe ovviamente necessità della tutela di un centro d’accoglienza. Solo che, come da legge italiana, per accedervi deve fornire i documenti ed essere registrato. Ma se questa prima schedatura avviene in Italia e poi il migrante continua il viaggio, quando poi in Austria, Germania o Svezia riceverà un controllo verrà rinviato nel nostro paese.E’ il Regolamento di Dublino II: di fatto prescrive che il rifugiato venga rimandato nel primo paese d’ingresso della Comunità Europea in cui viene rilevata la sua presenza. E’ per questo che questi gruppi afgani, minori inclusi, preferiscono restare ed organizzarsi in clandestinità e continuare il viaggio.”
Attivarsi per chi vive più rischi. “Vivere per strada nascondendosi, tanto più per un minore, vuol dire essere esposto a rischi esponenziali.Noi, come Intersos, vivevamo tutto questo come un paradosso e una contraddizione della nostra Ong. Ci dicevamo: facciamo tanto per i ragazzi afghani al confine tra Afghanistan ed Iran e invece nulla per chi è a due passi da noi. Questa la spinta di fondo e la premessa per la nascita del centro.A28 è il risultato della sinergia tra Intersos e Cooperativa Civico Zero, legata a Save the children-Italia; con l’aiuto economico delle Fondazioni Enel Cuore, Nando Peretti, InfoCamere ed Ikea Italia, abbiamo sostenuto la ristrutturazione dei locali, l’arredo complessivo e l’avvio delle attività.”
Ottenere fiducia. “In questo primo mezzo mese di start nel Centro c’è stata un’affluenza diversificata: è necessario acquisire la fiducia di questi gruppi in modo che loro metabolizzino nel loro schema di viaggio più o meno precario che almeno a Roma è comparso un appoggio, un lenitivo delle loro traversie.Comunque anche in questi pochi giorni abbiamo iniziato a maturare un’esperienza, siamo giunti ad ospitare sino a 18 persone in una notte. Nonostante la condizione precaria che vivono su strada, generalmente sono estremamente allegri: entrano insieme la sera col sorriso sulle labbra.Si creano anche delle situazioni molto calde: alcune sono delle piccole pietre miliari del nostro sforzo nella direzione del sussidio e dell’intercultura. Che ci colgono piacevolmente di sorpresa.Faccio un esempio: i ragazzi di norma vengono contattati dall’unità di strada di Civico Zero. Tra le segnalazioni che questa ci fa giungere c’è quella di una famiglia: due bambini, uno di 2 l’altro di 10 anni, madre e padre … solo che noi non possiamo accogliere adulti… stabiliamo di fare un’eccezione per la madre … ma i mediatori di Civico Zero, che stanno su strada da più tempo, ci dicono che è tempo perso: guardate che non verrà mai una donna perché nella tradizione afghana un uomo non si separa mai dalla donna sarebbe un disonore per l’uomo dirle tu vai al centro con i bambini e io rimango qua. Allora lì tutti a cercare ed ideare una soluzione più morbida: diciamo al padre di accompagnare la propria famiglia al centro, di venire a vedere la sistemazione che i figli e la moglie avrebbero ricevuto, di trattenersi con loro un breve lasso di tempo e poi allontanarsi.Beh, è andata benissimo, la mamma nei giorni seguenti è venuta da sola con i bambini: il marito si fidava. Insomma una sperimentazione che si è rivelata molto positiva, oltre ad essere uno sprone a confrontarsi con situazioni analoghe senza avere il timore che un dogma culturale non possa essere scavalcato dall’umanità .”
Mercoledì 11 gennaio Intersos in collaborazione con Piuculture presenterà nello specifico le attività del Centro A28 al pubblico e al territorio (Locandina dell’evento per l’A28)
Marco Corazziari (22 dicembre 2011)
Minore afgano ed emergenza freddo? Un approccio di breve respiro, nell’opinione di Uberti…